Mondiali Doha, Tortu e la finale dei 100: "Volevo correrla piano per godermela tutta"

Atletica

Valerio Spinella

Testa e cuore: così Pippo ha centrato l'obiettivo che inseguiva dallo scorso settembre, vale a dire la finale dei campionati mondiali di atletica nei 100 metri. Un'impresa mentale, fisica ma anche storica (un italiano in finale ai Mondiali non si vedeva dal 1987) che l'azzurro si è goduto a pieno

STORICO TORTU NELLA FINALE MONDIALE DEI 100 METRI - LA SCHEDA DI FILIPPO TORTU

Una serata pazzesca: la ricorderà così Filippo Tortu, facendo un cerchiolino sulla mappa attorno a Doha, luogo che inevitabilmente da oggi si porterà nel cuore. Quel cuore che, assieme alla testa, lo ha portato a reagire al meglio a una prova nelle batterie che avrebbe diffidato qualsiasi bookmaker dal quotare la presenza di Pippo tra i finalisti. E invece il 21enne azzurro ha stupito tutti in semifinale e perfezionato ulteriormente il suo tempo nella sfida tra gli 8 uomini più veloci al mondo. Le sue parole a caldo, al termine della gara che lo ha visto tagliare il traguardo al settimo posto davanti al canadese Aaron Brown, sono un inno alla gioia: "Essere il settimo al mondo nei 100 metri fa un effetto stupendo. Soprattutto perché ho lavorato duramente quest'anno, arrivare in questa finale era il mio obiettivo sin da settembre dell'anno scorso. Ieri, non dico una cosa che non sapete, non ho fatto una bella gara. Ma sapevo di poter fare molto meglio, volevo fare molto meglio e dovevo fare molto meglio. E questo è quanto ho fatto".

Orgoglio italiano

Pippo è soddisfatto e si gode il risultato raggiunto senza falsa modestia: "Sono molto orgoglioso di aver rappresentato l'Italia qua, nei migliori al mondo. Mi fa effetto dirlo però non voglio passare per presuntuoso: posso dirlo, è un dato oggettivo, quest'anno sono uno dei migliori al mondo e soprattutto la cosa che mi ha fatto più piacere è aver fatto lo stagionale qua".

Un piccolo cruccio e una grande soddisfazione

Dopo il discusso 10"20 segnato in batteria, Pippo ha guadagnato la finale con il tempo di 10"11 battendo il giamaicano Tracey per un millesimo e infine ha registrato un 10"07 che ha commentato così: "Non nascondo che avrei voluto correre sotto i 10" e mi scoccia aver chiuso la stagione senza averlo fatto. Ma aver fatto qui lo stagionale secondo me sottolinea come tutto il mio staff a partire dal mio allenatore, fisioterapisti e le persone che mi seguono fuori dalla pista abbiano fatto un ottimo lavoro e questo aumenta ancora di più la fiducia che ho nei loro confronti. E poi sono molto contento di una cosa che mi sono reso conto prima della semifinale: tutti gli atleti che c'erano in gara contro di me in semifinale, durante tutto l'anno mi avevano battuto e mi ripetevo che nel momento più importante della stagione sarei stato io a battere loro. Magari me lo dicevo per sentirmi meglio, però lo volevo proprio fare e li ho battuti. Questo secondo me è il riassunto dei miei mondiali per adesso, perché ora c'è la staffetta e sono molto voglioso di correre ancora e di raggiungere la finale insieme agli altri".

Il rito dello scopone scientifico

C'è un gioco ricorrente che precede le gare mondiali di Filippo Tortu: "Come ho trascorso il tempo tra semifinale e finale? Scherzando prima dicevo che la finale volevo correrla piano per godermela il più possibile... Oggi ho fatto quello che faccio sempre prima delle gare. A partire dai mondiali junior del 2016 prima delle batterie, semifinali e finali dei mondiali avevo giocato a scopone scientifico; a Londra, prima della batteria, semifinali e finale avevo giocato a scopone scientifico; quest'anno non mi ero portato le carte ma quando le ho viste in aeroporto mi son detto: "Che faccio, non le prendo?" e allora ieri e oggi (oggi due volte) ho giocato a scopone scientifico. Ieri ho vinto, oggi ho perso tutte e due le volte."

La forza della famiglia

Al termine della finale dei 100 metri, Filippo ha raggiunto la tribuna dove familiari e amici lo attendevano dopo averlo sostenuto in trepidazione, in numero accresciuto rispetto agli Europei di Berlino, nonostante in questo caso si trattasse di una trasferta in Qatar. Un affettuoso abbraccio collettivo che ha fatto molto piacere al velocista di origini sarde: "C'erano tutti, cugini, nonni, tutto il mio staff... io sono uno che ha difficoltà a esprimere i miei sentimenti e magari non li ringrazio spesso quanto vorrei, però ci tenevo anche prima della finale a dire che ho corso per loro e ci tengo a ringraziarli particolarmente".

Road to Tokyo

E adesso? Vietato adagiarsi, Tortu lo sa bene ed è il primo a darsi delle regole per raggiungere i futuri obiettivi: "Adesso devo semplicemente fare quello che ho sempre fatto, mantenere la calma, un passo alla volta. Questi campionati del mondo non sono ancora finiti quindi non abbasso minimamente il livello di tensione; dopo Doha mi prenderò un periodo di pausa e poi da fine ottobre si lavorerà per Tokyo". A frappé Pippo, anzi: Sayonara!