Tamberi-Jacobs, un anno fa il trionfo che ha stravolto la storia dell'atletica

A TOKYO 2020
Nicola Roggero

Nicola Roggero

Nessuno dimenticherà mai il quarto d’ora abbondante tra le 14.30 e le 14.50 del primo agosto 2021: gli ori di Tamberi e Jacobs (rispettivamente nella finale del salto in alto e nei 100 metri) alle Olimpiadi di Tokyo hanno cambiato  la storia dello sport italiano

ascolta articolo

Un anno fa, al momento del riposo postprandiale, il momento che sconvolse lo sport italiano. Nessuno dimenticherà mai il quarto d’ora abbondante tra le 14.30 e le 14.50 del primo agosto 2021. Passi per l’oro del salto in alto, in cui la Greta Garbo dell’atletica italiana, Sara Simeoni da Rivoli Veronese, era salita sul primo gradino del podio a Mosca del 1980. Ma che nella finale dei 100 metri, dove nelle 31 edizioni precedenti dei Giochi Olimpici non c’era mai stato lo straccio di un italiano, un nostro connazionale potesse addirittura vincere era materia non quotata neppure dal più ubriaco dei bookmaker. 

Il trionfo di Gimbo e Jacobs

Invece Gianmarco “Gimbo” Tamberi riuscì a saltare senza farla cadere sopra un’asticella posta a 2.37, eguagliando il grande amico Mutaz Barshim, il ragazzo del Qatar dominatore dell’ultimo decennio della specialità, con cui scelse  di condividere l’oro dell’alto. E mentre il ragazzo di Ancona esultava, alzando per aria il gesso in cui era stato imprigionato il piede infortunato proprio alla vigilia dei Giochi di Rio, Marcell Jacobs si sistemava in corsia 2. Logica destinazione per il texano di Desenzano sul Garda, che in semifinale aveva stabilito il record europeo ma era pur sempre stato ripescato come miglior tempo degli esclusi. Doveva fare da tappezzeria ai migliori sistemati in mezzo alla pista, ma dopo lo sparo dell’azzurro hanno potuto vedere solo la targa.

Due ori in poco più di 15 minuti

Due ori in poco più di 15 minuti per l’Italia dell’atletica, che non ne vinceva uno dal 2008 (un certo Alex Schwazer a Pechino, e forse sarebbe meglio dimenticarlo) e solo nel 1984 a Los Angeles, edizione boicottata da russi e paesi del Patto di Varsavia, con Alessandro Andrei, Alberto Cova e Gabriella Dorio era arrivata a tre in una sola edizione. A Tokyo sarebbero state cinque, con la fatica vincente dei marciatori Massimo Stano e Antonella Palmisano e lo sprint della 4x100 grazie allo stesso Jacobs insieme a Lorenzo Patta, Fausto Desalu e Filippo Tortu. Numeri che danno idea dell’eccezionalità dell’impresa azzurra nella regina delle discipline olimpiche, con l’Italia addirittura seconda nel medagliere dietro agli Stati Uniti. Se uno avesse pronunciato simili affermazioni prima dei Giochi si sarebbe sentito chiedere quanti bianchi si era concesso al bancone del bar, o in alternativa consigliato uno psichiatra decisamente bravo. Poi le lancette percorsero la distanza tra le 2.30 e le 2.50 del pomeriggio del primo agosto 2021. Tamberi saltò sull’asticella e sollevò il gesso, Jacobs si sistemò in corsia 2 e per 9 secondi e 80 centesimi non vide più nessuno davanti. Lo sport italiano guardò l’orologio e il tempo sembrò essersi fermato.