Com'è cambiata l'atletica italiana da Tokyo a Tokyo: guida al Mondiale 2025

Quattro anni dopo si torna su piste e pedana che hanno fatto svoltare la storia dell’atletica italiana. Cinque medaglie d’oro ai Giochi di Tokyo, in un crescendo rossiniano cominciato il primo agosto, i trenta minuti scarsi più belli della storia dello sport italiano: prima Gimbo Tamberi che si mette al collo l’oro dell’alto a pari merito con il grande amico Mutaz Barshim, poi Marcell Jacobs che domina i 100 metri, la gara che ferma il mondo, dove nessun azzurro maschio alle Olimpiadi era mai arrivato neppure in finale. Pochi giorni dopo ed ecco la doppietta della marcia, Antonella Palmisano e Massimo Stano a dominare la 20km, quindi l’ombrellino nel long drink della 4x100, Filippo Tortu che chiude in rimonta sugli inglesi una staffetta lanciata da Lorenzo Patta, Marcell Jacobs e Fausto Desalu. Quattro anni sono tanti nell’atletica, e il fisico non può più essere lo stesso: Tamberi arriva a Tokyo dopo un anno quasi sabbatico a prendersi cura del suo corpo nel pazzesco tentativo di arrivare sino a Los Angeles 2028. Jacobs, direbbe Churchill, è un enigma avvolto in un mistero. Stano è stato costretto a rinunciare a difendere il titolo mondiale della 35 chilometri. La 4x100 non dà alcuna certezza. Palmisano cerca la rivincita dopo che il Covid ha rovinato la sua Olimpiade a Parigi. Eppure proprio questo ci racconta di quanto sia viva l’atletica italiana, perché pur con le difficoltà dei 5 ori olimpici di Tokyo la squadra si presenta egualmente competitiva. È arrivata la conferma del successo in Coppa Europa, ma soprattutto di ragazzi che sono ormai una certezza. Mattia Furlani, a 20 anni, è salito cinque volte sul podio nelle ultime cinque grandi manifestazioni, ha vinto il titolo mondiale indoor a Nanchino e a Tokyo non nasconde l’obiettivo: la medaglia d’oro. Stessa specialità e solo due anni in più ha Larissa Iapichino, che continua l’inseguimento a mamma Fiona May, che il titolo mondiale lo vinse due volte: quest’anno è arrivato il primo 7 metri della carriera insieme al titolo europeo indoor e al Diamante della Diamond League. A Tokyo sfiderà le ultime due campionesse olimpiche, Tara Davis Woodhall e Malaika Mihambo: non sarà facile batterle, ma non sarebbe una sorpresa se dovesse accadere. Tokyo segnò pure il cambio di vita di Andy Diaz Hernandez. Rifiutò di gareggiare nella finale con Cuba, si trasferì in Italia e adesso in maglia azzurra sogna di completare il cerchio con l’oro del salto triplo. Sfidando chi ha una storia simile alla sua, Pedro Pablo Pichardo, anche lui ex cubano, anche lui con una nuova divisa, quella della Spagna. Dalle pedane potrebbero arrivare soddisfazioni con Leonardo Fabbri, in un getto del peso dove arriverà in condizioni di forma precarie il più grande di sempre, l’americano Ryan Crouser, ma non il connazionale Joe Kovacs, caduto nella terribile tagliola dei Trials. Rendimento sinuoso per il fiorentino nelle grandi occasioni, ma intanto è suo il primato mondiale stagionale e la certezza, con l’argento all’ultimo Mondiale di Budapest, di sapere come si fa a salire sul podio di una grande manifestazione. Lo sa anche Nadia Battocletti, argento a Parigi sui 10000, sfiorando il podio sui 5000: ha rinunciato a gareggiare nell’ultimo mese per preparare Tokyo, l’idea è quella di sfruttare il lavoro delle ragazze degli altipiani come accadde all’ombra della Tour Eiffel e imporre il suo spaventoso cambio di ritmo nel finale. In fondo, ricorda sempre, anche lei è africana, per via della mamma marocchina. Attenzione anche a Lorenzo Simonelli. Stagione difficile la sua, a causa di un infortunio che prima lo ha tormentato e poi condizionato, ma le ultime uscite raccontano che il talento di Lollo è intatto e sugli ostacoli alti dei 110, più che in ogni altra specialità, tutto può succedere. Degli ori olimpici di quattro anni fa chi sta meglio è Antonella Palmisano, specie sulla distanza dei 5 chilometri, mentre Tamberi proverà ancora una volta a terremotare la logica nel salto in alto, dove quest’anno si è saltato pochissimo, quasi che gli avversari volessero aspettare il ritorno di Gimbo. Ci sarà anche Matteo Sioli, vent’anni appena, oro europeo under 23 issandosi a 2.30, misura che, chissà, potrebbe anche valere una medaglia. Da tenere d'occhio. Saranno, comunque vada, Mondiali con gli azzurri protagonisti, insieme alle stelle che fanno grande lo sport più diffuso sulla terra, quello in cui oltre 100 paesi hanno saputo salire su un podio olimpico o mondiale, cifra che nessun’altra disciplina è in grado di avvicinare. Armand Duplantis incanterà nel salto in alto, alla ricerca dell’ennesimo record che sembra fatto apposta per il suo nomignolo, Mondo. La velocità presenterà il ritorno della sfida tra i giamaicani, trascinati da Kishane Thompson e gli americani guidati dal funambolico Noah Lyles, ma attenzione a due ragazzi del mezzofondo veloce: l’inglese Keely Hodgkinson, già vincitrice degli 800 a Parigi, e l’olandese Niels Laros, appena 20 anni ma considerato favorito nei 1500. Dovessero essere tra i personaggi del Mondiale non dite che non vi avevamo avvertito.

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Nicola Roggero