È morto Roberto Cejas, uno dei protagonisti involontari delle foto storiche dello sport
Nel giorno dello storico trionfo argentino del 1986 si ritrovò in campo: Maradona gli chiese di sollevarlo e portarlo in trionfo. Così nacque una delle foto che hanno segnato la storia del gioco. Roberto Cejas è uno dei tanti protagonisti involontari di scatti entrati nel mito: il "terzo uomo" sul podio con Tommie Smith e John Carlos a Messico '68, il giudice di linea del "You cannot be serious" di McEnroe e…
ADDIO A ROBERTO CEJAS, L'UOMO CHE PRESE IN SPALLA DIO
- Perché quel giorno - era il 29 giugno del 1986, il luogo lo stadio Azteca di Città del Messico - Maradona diventò immortale. La sua Argentina aveva vinto il Mondiale: il Mondiale di Diego. Roberto Cejas era semplicemente un tifoso qualunque entrato nella storia dalla porta di servizio: in campo per festeggiare, si ritrovò Maradona in spalla che gli chiedeva di portarlo in lungo e in largo con la coppa in mano. È morto a 68 anni dopo essere diventato un involontario protagonista del calcio.
L'UOMO DELL'ASSIST DEL SECOLO
- Quello fu il Mondiale di Diego anche e soprattutto per quanto accadde due partite prima: quarti contro gli inglesi, minuti 51 e 55. Prima 'la mano de Dios', poi il 'Gol del secolo', scartando mezza Inghilterra. Ma come iniziò quell'azione? Con il passaggio "fondamentale" di Héctor Enrique, l'ultimo a toccare la palla - siamo ancora a centrocampo! - prima della magia di Diego. Un "assist" a tutti gli effetti, visti i risultati…
CT E VICE VENTIQUATTRO ANNI DOPO
- Nel 2010, ai Mondiali sudafricani, l'ex centrocampista era il vice-allenatore del Pibe de Oro sulla panchina dell'Albiceleste: Diego non si è dimenticato di quella palla magica che Enrique gli consegnò all'Azteca.
DE SCIGLIO "ENTRA" NEL CAPOLAVORO DI RONALDO
- La rovesciata di CR7 contro la Juventus del 3 aprile 2018 è una di quella immagini che sono entrate di diritto nella storia del calcio e dello sport: protagonista "involontario" della fotografia diventata cult il difensore bianconero Mattia De Sciglio (e pure Asamoah, volendo), che non può nulla davanti a una delle magie più pure del portoghese.
TAFFAREL CHE STREGÒ ROBY
- Diego, Cristiano, Baggio: il rigore sbagliato contro il Brasile nella finale di Usa '94 - e la sua testa china - è un'altra delle diapositive più popolari nella storia del calcio. Con l'errore del numero 10 azzurro i verdeoro si laureano campioni del mondo, ma chi era il portiere che "stregò" Roberto? Cláudio André Mergen Taffarel, per i brasiliani "Taffareu", una vecchia conoscenza della Serie A.
IL BERSAGLIO DI KING ERIC
- Qualche mese più tardi, a Londra, Eric Cantona colpiva con un calcio in stile kung fu lo "pseudo-tifoso" del Crystal Palace, Matthew Simmons, che si era rivolto al campione francese del Manchester Utd con il saluto fascista, urlando: "Vattene nel tuo paese!". Di "involontario" non ci fu nulla, ma nel '95 l'uomo entrerà comunque nella storia della Premier.
TUTTI DIETRO A LOMU
- Nello stesso 1995, ai Mondiali di rugby in Sudafrica, altri inglesi - compreso il capitano Mike Catt (il numero 15) - saranno ricordati come "spettatori" dell'epica partita del neozelandese Jonah Lomu, autore di 4 mete e di un'azione memorabile, capace di scardinare da solo l’intera difesa dei Tre Leoni.
NON PUOI ESSERE SERIO!
- E ancora in Inghilterra, nel 1981 a Wimbledon, l'arbitro Ted James diventa l'involontario protagonista di una sfuriata epica di John McEnroe: quella del "You cannot be serious". Una pagina talmente famosa nella storia del tennis da ispirare l'autobiografia del campionissimo americano, intitolato proprio: "You cannot be serious". In quell'occasione "The Genius" - che apostrofò l'arbitro con espressioni molto più colorite - subì un multa di 1.500 dollari, ma si rifece con il montepremi destinato al vincitore di quell'edizione.
TYSON, HOLYFIELD, L'ORECCHIO E MILLS LANE
- Sempre un giudice di gara ebbe la sua bella fetta di notorietà nel 1997, a Las Vegas, ma che rischio: Mills Lane era l'arbitro dell'incontro di boxe tra Evander Holyfield e Mike Tyson. Qui il momento in cui Iron Mike morde per la prima volta l'orecchio di Holyfield: Lane chiama il time out, malgrado non sia riuscito a vedere l'azione irregolare di Tyson. Vorrebbe squalificarlo, ma si milita a due punti di penalizzazione.
- Al ritorno sul ring, scena quasi identica: durante un altro corpo a corpo Tyson morde di nuovo l'orecchio (stavolta il sinistro) del rivale. Lane sospende il combattimento e decide per la squalifica: Holyfield si riconferma campione del mondo dei massimi WBA. Soltanto l'intervento della polizia salverà l'arbitro dalla furia di "King Kong".
IL TERZO UOMO SUL PODIO
- Tommie Smith e John Carlos nell'immagine più celebre delle Olimpiadi: i due velocisti statunitensi, oro e bronzo a Città del Messico '68, durante l'inno nazionale sollevano il pugno con un guanto nero a favore dell'Olympic Project for Human Rights. Ma chi era il terzo? L'Australiano Peter Norman, che solidarizza con i due afro-americani indossando, durante la cerimonia, lo stemma del movimento.
WELLS ENTRA NELLA STORIA DIETRO MENNEA
- Se parliamo di icone e velocità, il pensiero corre a Pietro Mennea: il 28 luglio 1980 la "Freccia del Sud" vince l'oro olimpico a Mosca sui 200 metri e lo fa superando di appena due centesimi il britannico Allan Wells, che avrà comunque modo di essere protagonista assoluto vincendo la finale dei 100.
POSTO IN PRIMA FILA PER LA META DELL'ANNO
- Dall'atletica al football americano: quella di Odell Beckham (New York Giants) fu premiata come la meta dell'anno. Ma non ditelo a Brandon Carr, quello con il 39. Carr fu criticato tantissimo per il suo (non) placcaggio, e si arrabbiò molto perché a suo dire si parlò soltanto di quell'azione, tralasciando un piccolo particolare: alla fine vinse la sua squadra, i Dallas Cowboys, e non i Giants di Beckham.
IL POLIZIOTTO PIÙ FAMOSO DELLO SPORT
- Restiamo in America, ma viriamo sul baseball, per la serata indimenticabile di un poliziotto, Steve Horgan, poi ribattezzato "Bullpen Cop" dai tifosi dei Red Sox. Rimasto nella storia delle World Series 2013 per l'esultanza al colpo vincente di David Ortiz nell'ottavo inning, e proprio "in faccia" a Torii Hunter dei Detroit Tigers, caduto goffamente nel tentativo di afferrare la pallina.
IL PROTAGONISTA INVOLONTARIO PER ECCELLENZA
- Quello che accadde però alle Olimpiadi invernali del 2002 a Salt Lake City supera ogni immaginazione: già dalle semifinali l'australiano Steven Bradbury - non certo il favorito - approfitta di cadute a ripetizione e diverse squalifiche dei rivali aggiudicandosi "casualmente" l'oro nei 1.000 metri dello short track. È senz'altro lui il più famoso "protagonista involontario" nella storia dello sport.