Italia protagonista al mondiale di nuoto in Corea del Sud. Prima l'impresa di Gregorio Paltrinieri negli 800 metri, poi una straordinaria Federica Pellegrini conquista l'oro in rimonta nei 200. Due strepitosi successi con vista Tokyo 2020
E' l'ennesima impresa di una carriera leggendaria. Un oro che è un capolavoro. Per astuzia e cattiveria, con la 19enne rivelazione australiana Titmus che pensava già di avere la vittoria in tasca, come pure la svedese Sjostroem. E invece, a quasi 31 anni la Pellegrini più cattiva di sempre si prende gioco di tutte. Nell'ultima vasca la sua proverbiale rimonta è da pelle d'oca: 28 secondi e 90 centesimi negli ultimi 50 metri. SBENG, ha chiuso la porta in faccia a tutte: a casa mia, nei miei 200 non si entra. Tocca da regina, il suo tempo (1'54"22) è il suo migliore con il costume in tessuto. Nemmeno alle Olimpiadi di Pechino 2008, in piena epoca dei supercostumoni, aveva stampato un simile crono, chiuse in 1'54"82. Unica Fede. La sua unicità è nella sua longevità. nell'essere al vertice da più di 15 anni. Le sue avversarie storiche hanno abbandonato dopo pochi anni, non ce l'hanno fatta a reggere pressioni, allenamenti, fantasmi. Anche lei a volte non ce l'ha fatta, si è fatta anche male, ma poi si è rialzata. Avrebbe potuto vincere molto di più, lo sa anche lei, ma ha dovuto appunto fare i conti con le cadute. Non è stato nemmeno facile cadere davanti a tutto il mondo, sempre sotto i riflettori, quando è stata bloccata da fragilità adolescenziali, quando è stata attanagliata dall'ansia, quando ha fallito per sue scelte tecniche sbagliate o quando ha pagato, in termini di empatia con il pubblico, per parole dette a ruota libera senza diplomazia. Una carriera da leggenda, iniziata da bambina precoce, che si sta concludendo da regina di longevità. Il quarto titolo mondiale, 10 anni a distanza dal primo. Se contiamo pure i 400 stile è il suo sesto titolo iridato. Una testardaggine all'ennesima potenza come quando scelse di farsi allenare da Matteo Giunta, che all'epoca non aveva esperienza di nuoto ad alto livello, sembrava un azzardo, ed invece insieme a lei è cresciuto dimostrando sapienti doti tecniche. Facile farsi abbagliare dalla Pellegrini personaggio, da Federica alla moda, molto social o dal gossip degli amori. La vera Federica è quella che si allena come un caterpillar ogni giorno, anche quando ha impegni promozionali pretende sempre di avere una piscina nelle vicinanze. Maniacale negli allenamenti quotidiani. Da ex musona e istintiva con il passar degli anni è diventata più riflessiva e sorridente. Più leggera. Con l'Olimpiade, che ha vinto nel 2008, ha ancora un conto in sospeso. A Tokyo conta di chiudere l'anno prossimo cercando un record. Perché già entrando in finale nei 200 stile Federica sarebbe la prima nuotatrice al mondo a disputare cinque finali olimpiche consecutive nella stessa specialità. Prima perché unica.
Greg fuoriclasse non banale, con ancora molta fame
All'Olimpiade ci arriverà da campione in carica Gregorio Paltrinieri. Perfezionista pure lui, con però la voglia di cambiare, Quando ha deciso di provare anche il nuoto di fondo sembrava un capriccio, ah il campione che cerca il mare ma dove vuole andare? Bastava capire che il ragazzo di Carpi aveva bisogno di spaziare, allargare i suoi confini per ritrovare ossigeno puro, nuove motivazioni, arricchire una mente già piena di variegati interessi. A Greg piace andare controcorrente, se ne frega di compiacere o di recitare, come mal sopporta i ruffiani. Educato, solare, spigliato, ma altrettanto diretto, testone e determinato. A briglia sciolte Greg azzanna una gara in cui ha spesso faticato. Ai Mondiali di Budapest nel 2017 negli 800 dovette accontentarsi del bronzo, con la medaglia d'oro vinta dall'amico-rivale Gabriele Detti. Il ricordo di quel bronzo gli era sempre rimasto sullo stomaco, da due anni meditava la sua vendetta. Nell'ultima preparazione invernale ha dovuto fare i conti con un piccolo infortunio rimediato proprio nel suo amato mare, durante i campionati di fondo Open Usa: la troppa foga nel toccare per primo il pontone del traguardo, il gomito sbatte, si gonfia, c'è la paura di dover mandare in malora la fase delicata degli allenamenti ad alta quota, in Arizona. Allarme rientrato, e con l'allenatore Stefano Morini e il fisioterapista Stefano Amirante il fuoriclasse delle Fiamme Oro si è messo testa bassa a recuperare le due settimane di stop forzate. A Gwangju ha debuttato nel fondo, il sesto posto nella 10 Km gli è valso il pass olimpico, è arrivata pure la medaglia d'argento nella staffetta 4x5Km. Era ora di tornare in piscina. Greg come un direttore d'orchestra sale sul palco delle 16 vasche per ammaliare il mondo, un assolo da manuale, prende il comando della gara dopo 300 metri e saluta tutti: ciao, io seguo il mio ritmo. Incessante. La tattica che più ama, anche per evitare gli arrivi in volata che gli sono poco congeniali. Di fronte al nuovo record europeo (7’39”27 ) pure Detti, quinto da campione uscente, si inchina con rispetto. Per Paltrinieri è il primo oro mondiale nella distanza che tra un anno debutterà a Tokyo come nuova gara olimpica. E’ la vittoria di un fuoriclasse non banale che ama l'arte di Jean-Micheal Basquiat e che rifugge l'omologazione. Domenica il Mondiale di Gwangju si chiuderà con i suoi 1500sl, lui vuole il suo terzo titolo iridato consecutivo, ha ancora molta fame. L’australiano Mack Horton, suo grande amico, non è salito sul podio dei 400sl in segno di protesta contro il discusso Sun Yang, in sospetto odor di doping. Scommettiamo che Greg punta a togliere proprio al cinesone il record mondiale? Insaziabile.