Il coronavirus non ferma l’antidoping. Scozzoli: “Apprezzo l’impegno della Wada”

Nuoto
Lia Capizzi

Lia Capizzi

Fabio Scozzoli e Martina Carraro, fidanzati e grandi campioni di nuoto, da una settimana non si allenano, la loro piscina ad Imola è chiusa, ma i controlli antidoping continuano anche durante l’emergenza coronavirus: "E’ giusto. Gli ispettori hanno usato guanti e mascherina, hanno disinfettato tutto". L’ipotesi di rinvio o annullamento di Tokyo 2020? "Noi atleti possiamo aspettare, in questo momento le Olimpiadi non sono una priorità"

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Ai controlli antidoping Fabio Scozzoli e Martina Carraro sono abituati da tempo, facendo parte dell’élite mondiale della rana sono di conseguenza monitorati costantemente. Desta un minimo di curiosità che un controllo possa essere effettuato durante una simile emergenza sanitaria mondiale. Il coronavirus non ha interrotto i viaggi degli ispettori nelle case degli atleti, poterlo appurare è di per sé una notizia dal momento che negli ultimi mesi erano sorti molti dubbi, uno in particolare se vogliamo dirla tutta, maliziosamente: ma i cinesi i controlli antidoping li stanno facendo? Dei cinesi non abbiamo certezza ma dei nostri azzurri si.

La coppia italiana della rana convive ad Imola, nell’ultima settimana sono rimasti sempre a casa, la loro piscina è stata chiusa, come previsto dal decreto DPCM. Hanno dovuto ripiegare su allenamenti tra le mura domestiche alternati a sessioni di cibo, internet e tv.

 

E’ sabato sera quando suona improvvisamente il campanello e si presentano gli ispettori antidoping della Wada.

“A dire il vero io e Martina stavamo cantando con la musica alta una canzone di Tiziano Ferro, è scattata sull’attenti abbaiando la nostra cagnolina Clara altrimenti non avremmo nemmeno sentito il campanello”, sorride il 31enne in forza all’Esercito,  primo italiano nella storia a vincere un oro individuale in un Mondiale in vasca corta (100 rana, Istanbul 2012).

 

La febbre del sabato sera in versione casalinga, formato karaoke. La vostra prima reazione qual è stata?

“Io e Marty scegliamo da sempre lo slot orario 20-21 come disponibilità quotidiana per i controlli antidoping. In questo caso ci ha fatto specie la visita ma solo perché non sapevamo come comportarci nel mantenere le distanze, la nostra unica preoccupazione è stata quella di rispettare immediatamente le direttive anti contagio. Loro però sono stati iper professionali, si sono tolti le scarpe, hanno indossato la mascherina e i guanti, hanno disinfettato tutto, dal tavolo alla penna al tablet, Tutto ciò che abbiamo toccato è stato disinfettato”.

 

Quindi non ti ha stupito il controllo in sé per sé. Non ti sei meravigliato.

“No perché credo che ognuno debba fare il proprio lavoro. Per altro sono quasi sempre gli stessi ispettori, li conosciamo da tempo, sono due toscani dell’azienda ITF a cui si appoggia la WADA per i controlli. In questo caso era un controllo del sangue. Io apprezzo che in un momento così difficile la Wada si impegni a fare controlli perché forse c’è qualcuno che potrebbe approfittare di questo momento e usare la scusa del coronavirus per non farli entrare. Agli ispettori abbiamo pure regalato alcune mascherine perché ne avevano poche, anche per loro è comunque un bel rischio continuare a girare, andare in casa della gente”.

 

In casa Scozzoli-Carraro c’è una dispensa di mascherine?

"Mia madre Laura è una dentista, la nostra vicina di casa è una igienista dentale, siamo stati fortunati, non abbiamo avuto il problema di reperire le mascherine rispetto a tanti italiani che non riescono a trovarle".

 

Capitolo Olimpiadi. Tu hai un conto in sospeso con i Giochi dal 2012. A Londra eri arrivato come favorito per una medaglia e te ne sei andato con un settimo posto. Quella delusione te la sei tatuata apposta sul petto, i cinque cerchi con l’orario di quella finale, come stimolo e voglia di riscatto. Martina è tra le migliori al mondo della rana, lo confermano le sue medaglie ai Mondiali di Gwangju 2018 (bronzo 100 rana, argento 50 rana). L’ipotesi di un eventuale slittamento o di annullamento come la state vivendo?

“Secondo me se ne potrà parlare seriamente tra un mese e mezzo, forse. Ovvio che le Olimpiadi siano il sogno di una vita per ogni atleta, noi lavoriamo da 4 anni per andarci. Ci dispiacerebbe molto se fossero annullate ma adesso parliamo di un granellino di sabbia di fronte ad una emergenza ben più importante.

Credo che sarebbe una scelta responsabile spostarle più avanti di qualche mese, non sarebbe mica la fine del mondo. E’ vero che Martina è nel picco della sua carriera, ma per lei non cambierebbe nulla primeggiare anche tra un anno. Adesso ci sono cose più importanti da salvaguardare, la salute generale e la protezione delle persone a livello globale. Con tutto ciò che stiamo vivendo, le Olimpiadi sono l’ultima delle priorità. Se perdi una settimana di allenamenti, in acqua, non è certo una tragedia. Se tra un mese e mezzo la situazione è migliorata allora ne riparliamo”.

 

Gli atleti però vivono tutti di pianificazione, voi due insieme al vostro allenatore Cesare Casella programmate l’intera attività, le fasi di carico e scarico, in base alle date delle gare. Questa incertezza è destabilizzante?

“Ma no, siamo seri dai. Se le Olimpiadi fossero confermate ci sarebbe comunque il tempo per allenarsi. C’è il punto interrogativo sulle qualificazioni che sono state annullate, certo. Il CIO e le Federazioni troveranno una soluzione, magari decidendo che possono valere i risultati dei 18 mesi precedenti, qualcosa del genere. Di fatto sia io sia Martina non siamo qualificati perché gli Assoluti di Riccione sono saltati. Nel caso la situazione diventasse più tranquilla ci sarebbero però tanti appuntamenti per poter gareggiare. Prima pensiamo ad uscire da questa situazione, a stare tutti a casa e a stare bene. Di una cosa sono contento, della grande riconoscenza che percepisco nei confronti dei medici e degli infermieri, spesso non sono una categoria tenuta in grande considerazione, adesso invece tutti hanno capito il lavoro importante e fondamentale che svolgono”.

 

Molto equilibrato e saggio il capitano della nazionale azzurra di nuoto che anche tra le mura domestiche non rinuncia agli esercizi fisici.

“In assenza di certezze cerchiamo di vivere alla giornata ma io ho sempre adorato allenarmi anche fuori dall’acqua. In questi giorni mi sono allenato come un matto a secco, in casa abbiamo gli anelli, gli elastici. Piuttosto, stando così tanto tempo a casa il problema è il cibo, è difficile stare a stecchetto perché ti viene spontaneo sgarrare, ti concedi un dolcetto di troppo. Martina in cucina fa venere fuori la sua anima calabrese e mi vizia molto. Più che un controllo doping avrebbero dovuto controllarci il colesterolo!”

 

Pesa sicuramente la mancanza del contatto fisico con il resto della famiglia.

“I miei genitori vivono relativamente vicino a San Martino di Villafranca, li prendo in giro perché sono isolati da sempre in mezzo alla natura, mio padre Graziano è un contadino. Mia sorella vive invece a Ravenna. Martina ha i suoi a Genova, il babbo Francesco, la sorella Federica e le sue zie, hanno un legame intenso, di grande amore e complicità, lei che di solito è una dispensatrice di allegria sta patento la distanza, è preoccupata, ma siamo fiduciosi.

 

Fiduciosi pure di tornare a nuotare. La vostra piscina potrebbe riaprire presto, come prevede il DPCM per la preparazione degli atleti di élite.

“La nostra società Imola Nuoto ha seguito tutto l’iter previsto per consegnare la documentazione, abbiamo anche il supporto dei gestori della piscina come sempre. E’ arrivata anche la lettera ufficiale della FIN e del CONI, poi ci vorrà anche un medico che misuri la temperatura perché anche noi abbiamo bisogno di sentirci sicuri, di sapere che siano rispettate le misure per prevenire il contagio”.

Fabio Scozzoli