Pallanuoto, Pro Recco: "La forza nell'acqua". Lo speciale Sky Sport

Nuoto

Alessandro Acton

Un viaggio nell'universo della Pro Recco: interviste, storia e storie della squadra guidata da Sandro Sukno che ha come obiettivo, come ogni anno, vincere tutto. Lo speciale in onda da martedì 12 ottobre sui canali Sky Sport e disponibile on demand

Il nostro viaggio nel pianeta Pro Recco comincia dai ricordi di uno splendido 83enne, alto, dritto, in perfetta forma fisica che, in coda al check in per la partenza in direzione Malta, la destinazione per il ritiro prestagionale, si confonde in mezzo a una quindicina di potenziali nipoti dalla struttura altrettanto imponente. E’ il fisico dei pallanuotisti, invidiabile finché non tocchi con mano, e vedi con gli occhi, a cosa è dovuto: ore quotidiane di piscina e palestra, e così per anni, sacrificio insomma, in attesa di avere per le mani l’oggetto del desiderio: la palla. Per giocare, si capisce.

Eraldo Pizzo con Maurizio Felugo, il presidente ex campione

“Ehi, ma quel signore è…” Sì, è lui, il Caimano, Eraldo Pizzo, 16 scudetti, di cui 15 con Recco, una Coppa Europa, l’antica denominazione della Champions League, la prima per una squadra italiana, e un oro olimpico, a Roma 1960, da assoluto protagonista. Una leggenda della pallanuoto, l’immagine della Pro Recco, il club più titolato d’Europa, con le sue 9 Champions, l’ultima a giugno.

“E’ tornato da poco a seguire la squadra dopo un periodo in cui non è stato bene di salute. Per noi è il punto di riferimento”. Non un, IL punto di riferimento. Si è ripreso bene, non c’è che dire, una presenza discreta, ma ben percepibile. E’ come se la Pro Recco fosse lì a guardarti mentre ti alleni, un po’ come se Pelè seguisse ogni allenamento del Santos in ritiro, o Michael Jordan dei Chicago Bulls: non interviene, ma ti vede. E racconta, con quel meraviglioso accento che, a un orecchio non allenato, suona semplicemente genovese. Senza che venga colta quella sfumatura che, tra Bogliasco e Camogli, di certo non sfuggirebbe.

Perchè mi chiamano Caimano

Sono Caimano da circa 65 anni. In quegli anni l’arbitro stava su una barca, almeno a Recco, legata alla corsia del campo, e aveva difficoltà a vedere contemporaneamente sia l’attacco sia la difesa. La barca ballava, non era mai stabile. Per questo c’era un regolamento che prevedeva questo: quando l’arbitro fischiava un fallo, i giocatori dovevano restare fermi, di modo che l’arbitro potesse controllare tutto il campo. Io, in quelle occasioni, cercavo di avvantaggiarmi senza fare onde, senza muovermi, come succede coi coccodrilli, coi caimani, e un mio compagno, il portiere, disse un giorno disse: "Guarda, io ti vedo, che sembri un caimano quando ti muovi". Evidentemente qualche giornalista sentì e adesso, che ho 83 anni, mi sento ancora chiamare Cai”.

Quando si giocava in mare

La barca, le onde: sì, si giocava in mare, a pallanuoto, ancora negli anni ‘50, almeno nella quotidianità. Poi i grandi eventi si disputavano in piscina, con maggior difficoltà di galleggiamento, ma senza quelle onde che “ti davano un po’ fastidio. Un altro tipo di pallanuoto. Ma era molto affascinante.”

 

Mangia per tutta la durata del ritiro come i ragazzi della squadra: a pranzo pasta con pomodoro e petto di pollo ai ferri. Non si scappa. Solo all’ultimo giorno, in aeroporto, confessa: “Tutto bello, per carità, ma adesso me ne torno volentieri a casa da mia moglie. Spero solo non ci sia pollo per cena stasera. Anzi è meglio che le scriva, l’ultima volta mi è andata male…”

Sukno? Un delitto che abbia dovuto smettere

 

A dare ordini a bordovasca c’è un giovane alto, allampanato, apparentemente imperturbabile. Il Caimano se lo ricorda bene, del resto sono passati pochi anni. “Ha smesso nel momento migliore della sua carriera. Era uno di quei giocatori che danno veramente un’impronta a una squadra. Gli ho visto fare delle partite incredibili, è stato un delitto per la pallanuoto che abbia dovuto smettere”.

Sandro Sukno

Lo stop per un problema cardiaco

L’allenatore della squadra più forte del mondo è stato, per qualche anno, il giocatore più talentuoso del mondo. E lo sarebbe forse ancora oggi, a 31 anni, un’età in cui nella pallanuoto non sei vecchio. Quattro o cinque suoi attuali giocatori, e parliamo di top player ancora nel pieno dell’attività, hanno 4, 5, anche 6 anni più di lui. E se lo ricordano molto bene, da compagno e da avversario. 

 

Ha smesso a 27 anni, o meglio ha dovuto smettere per un problema cardiaco che gli fu riscontrato dai medici proprio mentre giocava a Recco, da campione mondiale e olimpico, titolo, quest’ultimo, conquistato nel 2012 contro l’Italia di Maurizio Felugo. Felugo che, nel frattempo, aveva deciso di compiere, di propria spontanea volontà, il grande passo, complice anche una proposta irrinunciabile del patron Volpi: fare il presidente. Operativo. 

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Da giocatore ad allenatore

E da presidente operativo è proprio Felugo che deve comunicare a Sandro Sukno, la stella più luminosa della Pro Recco, che no, non avrà l’idoneità, deve chiudere con la sua vita da pallanuotista da un giorno all’altro. Però, se vuole, può rimanere agganciato al suo mondo con un ruolo diverso, da vice, con una sorta di delega ai ragazzi.

 

La reazione è tanto istintiva, quanto comprensibile: non può finire così, ci deve pur essere un’altra soluzione. Noleggia un furgone e, senza salutare nessuno, torna a Dubrovnik, casa sua, la Croazia, dove è considerato un semidio e dove gli forniscono una speranza cui agganciarsi. Negli Stati Uniti un medico croato, un luminare nel suo campo con un approccio evidentemente più ottimistico, lo opera, ma il risultato non cambia: nessuno, al rientro in patria, si prende la responsabilità di rilasciare il via libera medico per l’attività agonistica. 

 

Una manciata di anni più tardi, e siamo ai giorni nostri, la Pro Recco resta senza allenatore e Felugo pensa proprio a Sandro Sukno, che nel frattempo ha preso coscienza della situazione e si è fatto un po’ di esperienza come viceallenatore della nazionale croata. Non si sentono dal giorno dell’improvvisa partenza in furgone per Dubrovnik, ma ci mettono pochi minuti a capire cosa uno vuole d’altro.

Il lazo è sempre quello

“Era uno stecco bianco come il latte con questo braccio che sembrava un lazo. Basta guardarlo negli occhi e capisci che ha una marcia in più.” Sorride, Maurizio Felugo, quando ricorda l’apparente semplicità con cui Sandro Sukno sorprendeva gli avversari. Alla fine di un allenamento maltese, chiedono a Tommy Negri, il secondo portiere, di rimanere in acqua e si tuffano, l’allenatore e il presidente.

Il lazo è sempre quello.

Lo speciale sulla Pro Recco "La forza nell'acqua" in onda martedì 12 ottobre alle ore 23.15 su Sky Sport Arena e mercoledì 13 ottobre alle 19.45 su Sky Sport Uno. Disponbile on demand.

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