Lisa Vittozzi: "Dagli attacchi di panico alla Coppa del mondo: ecco la mia storia"

Le coppe del mondo possono sembrare tutte uguali, ma quando le metti sotto la luce hanno riflessi particolari e raccontano la storia, la passione, i sacrifici dell’atleta che l’ha vinta. Questa in particolare brilla di riflessi unici e rari, quelli dell’anima di Lisa Vittozzi, che dopo due anni di dolore, di malessere e attacchi di panico, avrebbe potuto mollare, ma lei ha resistito. Dal profondo buio e tornata alla luce, è rinata ancora più forte di prima, per questo motivo la sua coppa del mondo generale è ancora più lucente perché simboleggia la saggezza di una ragazza che ha superato l’oscurità con amore e sapienza compiendo così un passo fondamentale nel suo cammino di donna e di atleta. “Quest’anno vincere la coppa del mondo generale e due coppe di specialità è stato fantastico”, comincia Lisa nella nostra chiacchierata. “Un anno veramente magico, forse al di sopra delle aspettative, anche se le aspettative erano molto alte. Mi è servito un po’ di tempo per rendermi conto di aver fatto quello che ho fatto, anche perché lo volevo da così tanto tempo, anche per superare quello che ho passato. È stato molto emozionante”. Raccontaci le emozioni che hai vissuto quel giorno in Canada “A Canmore è stata tosta. Arrivavo dalla gara dell’inseguimento che era stata molto pesante a livello psicologico; quindi, in quella gara mi sentivo abbastanza tranquilla. Indossavo il pettorale giallo perché ero risalita in prima posizione della classifica generale. Non sono partita benissimo con due errori a terra. Inoltre, mi era partita la testa col fatto che cercavo sempre di controllare la mia avversaria Ingrid Tandrevold. Gli allenatori non mi davano indicazioni per non mettermi pressione e tensione ma la stavo controllando anche troppo e sapevo benissimo quello che stava accadendo. Poi, quando sono arrivata al tiro in piedi, mi sono salvata. Ma anche lei non ha fatto una gara perfetta. Dopo l’ultimo poligono, in pista sentivo gli allenatori che mi dicevano “dai che è fatta, dai che è fatta”. Gli ultimi cento metri è arrivato il mio skiman e mi ha dato la bandiera dell’Italia tutto felice quindi… . Sono arrivata da sola… ed è stato bello . Un’altra grande emozione dopo la vittoria è stata quando la Tandrevold ti ha tolto gli sci al traguardo, tu ti sei alzata e vi siete abbracciate. Un gesto di generosità di una grande atleta come hai vissuto questo momento? “Ingrid mi ha sorpreso perché mi sono immedesimata in lei. Anch’io sono passata da quei momenti difficili, dove sei ad un passo dalla vittoria, ma ti cede il mondo sotto i piedi. Ho apprezzato tantissimo il suo gesto d’affetto. Lei è stata leader per molto tempo, ha indossato il pettorale giallo e io gli ho strappato la coppa generale nel momento più bello, posso immaginare quanto sia stato difficile per lei. Mi ha abbracciata per un minuto, è stata una bella sensazione, perché è vero che siamo tutte avversarie ma gioire per il successo di un altro è un grande valore dello sport che non tutti hanno, e le va riconosciuto tutto questo. Al traguardo ho rivisto tutto, mi sono passate davanti tutte le emozioni la gioia, rabbia, tutto in un attimo. Avevo questo obiettivo che è diventato un sogno realizzato e sentivo che sarebbe stato il mio anno”. Facciamo un passo indietro. Per arrivare ad oggi, due anni fa, sei passata da qualcosa che ti ha fatto tanto male anche se sapevi di avere talento, raccontami. “Il periodo più difficile è iniziato due anni fa. Già arrivano dalla delusione di non essere riuscita a vincere la coppa del mondo generale nel 2019: sono sempre stata una persona molto ambiziosa e per una serie di motivi non è andata come speravo. In quel periodo pensavo solo a vincere e quel pensiero fisso mi evitava di vivere lo sport in maniera tranquilla. Affrontavo le gare con ansia, cercavo il risultato per forza. Pur cercando di dare il massimo le cose non andavano bene finché sono arrivati gli attacchi di panico e io non avendoli mai avuti non capivo di cosa si trattasse. All’inizio credevo fosse per la troppa fatica in gara, poi, parlando con il mio psicologo, mi ha confermato che erano veri e propri attacchi di panico. Non è stato un percorso facile, ma lavorando tanto su me stessa le cose poi sono cambiate. Ho fatto un gran lavoro di introspezione, non ero più la stessa persona e la gente non me lo faceva notare. Ho iniziato e mi sono detta, voglio e devo tornare quella che ero prima di questo buio. Devo dire grazie a Mirco Romanin, il mio allenatore, che ha vissuto con me i momenti più brutti, anche alle Olimpiadi di Pechino. Lui era lì con me sempre, anche mentre piangevo, e ascoltava tutti i miei sfoghi. Lo ringrazio per aver avuto la pazienza di aspettare, ed ora aver vinto sempre con lui e con tutto il mio gruppo questa Coppa Generale è meraviglioso. Rivedendo tutto ora, nonostante la grande sofferenza, penso e credo che sia stato un bel percorso, nel quale ho avuto tante persone vicine che mi hanno aiutato a tornare quella che ero, ovvero solo me stessa. Tutta questa rinascita vale di più di tutti i miei successi e vittorie, anche della Coppa del Mondo generale e dei risultati che ho ottenuto quest’anno. Avrei potuto anche smettere per l’enorme gratitudine di questa meravigliosa Rinascita, ma ho tanti obiettivi che desidero raggiungere, il prossimo anno ci saranno i Campionati del Mondo e fra di un anno e mezzo le Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Grazie a tutti”.

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