UFC 229, Khabib deride McGregor: "Sei lento, provo disagio per te. Ma perché la gente parla solo di me?"
Altri SportLa contesa tra i due, dopo la rissa scoppiata tra i rispettivi team al termine del match di UFC, non si placa. "Sei lento. Te l'avevo detto, credevi davvero di battermi?" scrive il russo che, a sua difesa, sostiene: "Perché non si parla delle cose sbagliate fatte da lui?"
La mega rissa che ha visto come protagonisti Khabib Nurmagomedov, Conor McGregor e i rispettivi team nel post match di UFC vinto nettamente dal daghestano continua a lasciare strasichi pesanti. Il campione del mondo dei pesi leggeri infatti, nonostante "l'imboscata" ai danni del rivale del suo staff, continua a prendersi gioco di lui e anche oggi non gli ha risparmiato battute di derisione trasmesse attraverso i propri canali social. A questo punto, però, occorre fare un passo indietro e riavvolgere il nastro a qualche mese fa per comprendere qual è stato l'episodio che ha innescato tutto questo. Ad accendere inizialmente la contesa fu, in realtà, il fighter irlandese, privato del titolo dopo essersi ritirato per due anni per prepararsi al leggendario match contro Floyd Mayweather. Una decisione per nulla digerita da Notorious che, tornato in UFC, decise di prendere d'assalto il bus di Khabib creando i presupposti per l'incontro disputatosi poi lo scorso weekend a Las Vegas. Questo il motivo di tanto risentimento reciproco ed ecco perché Khabib non intende chiudere la vicenda, nonostante un dominio sul ring contro il suo rivale, sconfitto al quarto round per sottomissione con una neck crank. Il russo, dopo aver definito McGregor come lento, ha postato questo breve messaggio: "Mi sento a disagio per te. Te l'avevo detto, il 6 ottobre, o pensavi davvero di battermi? Mi scuso con tutti quelli che ho ferito con la nostra comune vittoria! E ai miei sinceri fan voglio dire grazie per il vostro incredibile supporto. Vi amo".
L'attacco effettuato da Khabib e il resto del suo team ai danni dello staff rivale, in particolare al coach Dillon Danis, potrebbe avere però conseguenze ben peggiori. La federazione sta infatti decidendo se revocargli il titolo. "Tutte quelle brutte scene non sarebbe dovuto accadere - ha dichiarato Dana White, presidente dell'UFC -. Sono disgustato. Ho incontrato McGregor e stava bene, anche se arrabbiato per il combattimento. Tre dei suoi sono stati arrestati e portati in prigione e hanno confermato che la rivalità non sarebbe finita dopo il combattimento. A Khabib non so cosa succederà, ma ci saranno gravi ripercussioni". Nel frattempo la Nevada Athletic Commission non lo ha ancora pagato per l'incontro, in attesa di ulteriori accertamenti sulla vicenda, mentre l'irlandese ha ricevuto l'intera somma".
La "difesa" di Khabib
Khabib Nurmagomedov, adesso, ha probabilmente il timore di non essere più il campione del mondo dei pesi leggeri. Si vocifera di una possibile rivincita ma, qualunque sviluppi prenda la vicenda, il fighter daghestano ha voluto difendersi in conferenza stampa, chiarendo le ragioni che hanno spinto lui e il suo staff ad innescare la rissa a match ormai conclusione. "So che questo non è il mio lato migliore, ma sono un essere umano e non capisco come la gente possa parlare del fatto che sono saltato oltre la gabbia - ha detto il 30 enne -. E del fatto che McGregor abbia parlato della mia religione, del mio Paese, di mio padre, che sia venuto fino a Brooklyn a distruggere il nostro bus, che abbia quasi ucciso delle persone, nessuno dice niente? Perché la gente parla solo del fatto che sia uscito dalla gabbia? Perché le persone parlano ancora di questo? Io non capisco. Mio padre mi ha insegnato a essere sempre rispettoso, le persone con cui mi sono allenato per 7 anni, i miei amici e tutti quelli che mi conoscono sanno chi sono. L’ho detto a voi ragazzi, non solo a lui, a tutto il suo team e a lui, loro cedono facilmente. Ve lo avevo detto, se lo metti nella condizione sbagliata non può che cedere. Lo chiamano il due volte campione del mondo, in due classi di peso differenti, ma ha ceduto. E questo è il motivo per cui la cintura è qui, la cintura di indiscusso e imbattuto campione dei pesi leggeri. E voglio dire un'altra cosa: i media, più che le persone, hanno cambiato le MMA. Questo è uno sport dove conta il rispetto, non il trash-talking. Io voglio impegnarmi a cambiare questo gioco. Non voglio che la gente getti fango a proposito dell'avversario, di suo padre, della religione. Non si può parlare di tutte queste cose. E questo per me è molto importante".