Scariolo contro Parker: gli "allievi" di Gamba a confronto

Basket
Il coach della Spagna, Sergio Scariolo, dovrà cercare di arginare il talento del francese Tony Parker
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Finale dell'Europeo di basket. La Spagna, guidata dal prossimo allenatore di Milano, cerca l'oro contro la Francia del play degli Spurs. Che cosa hanno in comune? A scoprire entrambi fu il Coach che portò la Nazionale italiana all'oro Europeo del 1983

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di Vanni Spinella

Comunque vada a finire contro i francesi, per la Spagna si tratterà della sesta medaglia nelle ultime sette edizioni. Manca quella del 2005, quando, sarà un caso, Pau Gasol aveva deciso di prendersi una pausa dalla Nazionale.
Un oro (nel 2009: gli spagnoli sono campioni d’Europa in carica), un bronzo, tre argenti. E le finali perse diventano addirittura sei, scorrendo per intero l’albo d’oro.
Nel 1983, a condannare gli spagnoli all’ennesimo secondo posto, ci pensò la nostra Nazionale, guidata da Sandro Gamba. Che di Sergio Scariolo, attuale coach degli spagnoli, è stato "maestro".

Giusto, Coach Gamba?
"Sono uno di quelli che hanno creduto in lui fin da subito. L'avevo notato già negli Anni Ottanta, quando allenava le giovanili a Brescia. Io ero il ct della Nazionale e avevo l'incarico di guardarmi in giro, per trovare nuovi collaboratori. Mi piaceva come faceva giocare le sue squadre, e gli affidai la Rappresentativa regionale under 17"

Oggi che tipo di allenatore è Sergio Scariolo?
"Uno studioso del basket. Sa dare un gioco alle sue squadre, ha una filosofia ben precisa. E a furia di vincere non è rimasto solo un 'filosofo della pallacanestro', come capita a tanti altri"

Insomma, Milano ha fatto un affarone, ingaggiandolo...
Milano ha preso uno dei due migliori allenatori che ci sono in Europa: l'altro è Messina. Adesso la distanza con Siena si è ridotta"

Tornando all'Europeo, come giudica la Spagna?
"Ha ottimi giocatori ma, ripeto, ha anche chi sa farli giocare bene"

Si troverà contro la Francia di Tony Parker. Un altro che le deve almeno un "grazie"...

"Lo allenai nel 2000, quando aveva 18 anni ed era ancora una promessa. L'avevo selezionato per l'Hoop Summit, la manifestazione che vede sfidarsi i migliori talenti americani contro quelli provenienti dal resto del mondo"

Aveva già tutte le carte in regola per sfondare?
"Nella mia selezione partiva come il terzo play della squadra. Dopo due allenamenti l'ho promosso nel quintetto di partenza. Ricordo ancora gli appunti che avevo preso visionandolo: legge bene le situazioni, ascolta la panchina, rapidità sorprendente nelle penetrazioni, tiro... discreto".

E' rimasto discreto?

"Da quel che ho visto nella semifinale contro la Russia direi che è migliorato moltissimo"

In quegli anni da selezionatore all'Hoop Summit scoprì altri giovani?
"Allenai Nowitzki, ancora diciottenne. O il macedone Ilievski: matto come un cavallo, ma già 10 anni fa lo segnalavo come uno dei migliori europei in circolazione"

Capitolo Italia: ha visto lo sfogo di Pianigiani durante il time-out?
"Ha fatto benissimo. I giocatori in campo avevano lo stesso ritmo che hanno i giocatori di biliardo al bar"

Cosa è mancato all'Italia?
"Sul piano caratteriale, non siamo stati mai aggressivi. Per vincere occorre essere un po' 'velenosi'. Tatticamente, invece, ci è mancato un centro forte. La statura c’era: se metti Gallinari e Bargnani uno sopra l’altro fai 4 metri e mezzo. Ma non avevamo un pivot vero"

Adesso da dove si riparte?

"Siamo fuori da Londra 2012, abbiamo un intero ciclo olimpico pe rifare una Nazionale. Non voglio essere banale e ripetere le cose che dicono tutti, ma purtroppo è così: bisogna ripartire dai settori giovanili. In Italia sono ancora poche le società che credono nei vivai"


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