E via, verso un basket che ci manca: quello delle "focacce"

Basket
Peterson, Casalini, Premier, Pittis, Meneghin: rimpatriata di grandi campioni dell'Olimpia Milano degli Anni Ottanta
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Vice di Dan Peterson per 9 anni sulla panchina dell'Olimpia Milano, Franco Casalini racconta in un libro aneddoti e gag di quel periodo d'oro. Trasferte esilaranti e scherzi alle spalle del grande Dan: capace di far ridere storpiando una sola parola

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di Vanni Spinella

Il primo aneddoto è racchiuso già nel titolo.
"E via… verso una nuova avventura” può apparire una scelta bizzarra per intitolare un libro, ma rende l’idea di quello che c’è all’interno, dietro alla copertina. Aneddoti, gag, racconti curiosi: “niente tecnica”, ci tiene a sottolineare Franco Casalini, autore nonché vice di Dan Peterson per 9 anni sulla panchina dell’Olimpia Milano, prima di diventare capo-allenatore per il triennio successivo.
Ed è proprio di quegli anni d’oro (ricchi di successi, e di campioni, per Milano: Meneghin, Premier, Gallinari senior, Pittis, McAdoo…), dal 1978 al 1990, che si parla.

Con un pizzico di nostalgia per un basket che non c’è più, come conferma Dino Meneghin, che di quella squadra sapeva essere leader in campo ma soprattutto fuori, quando si rientrava negli spogliatoi e scattava l’ora del divertimento. Scherzi ai compagni, uscite tra amici, trasferte (in pullman, dove il posto accanto al grande Dino era sempre libero. Se stavi sveglio ti rimbecilliva a suon di coppini e schiaffoni, così, per gioco. E appena riuscivi a chiudere gli occhi ti svegliava con un simpatico “Stai dormendo?” a due centimetri dall’orecchio).

Ci si lascia trasportare dai ricordi, e il trio Peterson-Casalini-Meneghin, alla presentazione del libro, dimostra di non aver perso la voglia di divertirsi e l’intesa di un tempo. Si rievoca quel “capodanno festeggiato in un ascensore”, per colpa di un torneo organizzato dall’allora ds Tony Cappellari alle 9 del mattino del 1° gennaio, oppure il viaggio in auto di Casalini con Dan Peterson, da Venezia a Milano: “Fu l’unica volta in cui mi chiese di poter guidare. Facemmo tutta la strada in prima, a 100 all’ora. Arrivai sconvolto, con i capelli ritti in testa alla Fantozzi…”.
Per non parlare di quando Casalini e l’altro vice-allenatore si divertivano, mentre Peterson parlava alla squadra, a fargli facce e boccacce alle spalle. Finché, un giorno, quando gli chiesero il permesso di dargli del “tu”, il grande Dan non rispose loro: “E c’è bisogno di chiedermelo? Sono due mesi che mi fate le focacce alle spalle”. Geniale fusione di “facce” e “boccacce” di un personaggio che è entrato nel cuore degli appassionati di basket anche per il suo lessico e l’inconfondibile accento.

Di basket giocato, insomma, ce n’è poco. Ma i retroscena e i post-partita non mancano. A proposito, si diceva del titolo. Anche quello è opera di Meneghin, in un certo senso.
L’Olimpia sale sul pullman al termine di una sconfitta bruciante. Giocatori seduti composti e con il capo chino, facce tese e serie, sguardi abbassati. Mentre l’autista fa manovra per uscire dal parcheggio regna un silenzio di tomba. Poi il pullman si immette sulla strada, si parte. Dal fondo del pullman, una voce, quella di Meneghin, che sdrammatizza così: “E via… verso una nuova avventura!”. E giù tutti a ridere.