Nel recupero della 21.a giornata la formazione di casa si impone sugli abruzzesi (75-63) con una prestazione superba del team di Vitucci, che raggiunge la zona playoff ma perde Lauwers, che oggi rescinde consensualmente il contratto
FOTO - 120 anni e non sentirli. Buon compleanno caro vecchio basket
Un gran terzo periodo è sufficiente ad Avellino per spazzare via un modesto Teramo, irriconoscibile nelle sue frecce più rappresentative. L'assoluta opacità dei due Brown a tratti inguardabili, l'impalpabilità di Fultz mai a canestro fa masticare amaro coach Ramagli, che probabilmente si aspettava una reazione d'orgoglio dopo il ko di Bologna.
Rinasce invece l'incerottata Avellino nonostante un ristretto organico ridotto all'osso per l'abbandono di Lauwers alla vigilia ed in procinto di perdere definitivamente Dean per un programmato intervento chirurgico al polso sinistro. Ruvida come tutte le partite troppo importanti, la gara stenta a decollare con tanta confusione sotto rimbalzo ed una sconcertante imprecisione al tiro che fa registrare a metà periodo due soli canestri per Avellino ad opera di Johnson e Golemac ed uno in più per Teramo che trova il primo vantaggio con Cerella. Un primo quarto bruttino, dove luccicano solitarie le triple di Johnson ed Amoroso condite da una spettacolare conclusione sulla sirena di Spinelli che restituisce la scena agli irpini. Un vantaggio consolidato in fretta da un calibrato tiro dalla distanza di Ron Slay, al suo primo segnale di vita. Amoroso dalla lunga permette un nuovo sorpasso ai rossoblù ma Avellino chiude in avanti al riposo lungo quando Slay comincia a scaldare i motori con 10 personali. Merito doppio il suo perché l'americano non solo rompe la partita in attacco finendo come migliore realizzatore con 17 personali ma chiude pure la visuale a Borisov, una delle opzioni più interessanti di Ramagli,anche perché Dee Brown colleziona una teoria infinita di ferri ma di centri neanche a parlare. Alla ripresa delle ostilità Avellino comincia a carburare secondo il suo solito. Sembra un'altra squadra. Attacca trovando canestri facili in transizione sia con i lunghi che con gli esterni e stroncando le residue resistenze di Teramo che in meno di cinque primi vede i padroni di casa allontanarsi a distanze siderali, forti di 23 lunghezze (51 a 28). Per Il resto non c'è storia.
Un gran terzo periodo è sufficiente ad Avellino per spazzare via un modesto Teramo, irriconoscibile nelle sue frecce più rappresentative. L'assoluta opacità dei due Brown a tratti inguardabili, l'impalpabilità di Fultz mai a canestro fa masticare amaro coach Ramagli, che probabilmente si aspettava una reazione d'orgoglio dopo il ko di Bologna.
Rinasce invece l'incerottata Avellino nonostante un ristretto organico ridotto all'osso per l'abbandono di Lauwers alla vigilia ed in procinto di perdere definitivamente Dean per un programmato intervento chirurgico al polso sinistro. Ruvida come tutte le partite troppo importanti, la gara stenta a decollare con tanta confusione sotto rimbalzo ed una sconcertante imprecisione al tiro che fa registrare a metà periodo due soli canestri per Avellino ad opera di Johnson e Golemac ed uno in più per Teramo che trova il primo vantaggio con Cerella. Un primo quarto bruttino, dove luccicano solitarie le triple di Johnson ed Amoroso condite da una spettacolare conclusione sulla sirena di Spinelli che restituisce la scena agli irpini. Un vantaggio consolidato in fretta da un calibrato tiro dalla distanza di Ron Slay, al suo primo segnale di vita. Amoroso dalla lunga permette un nuovo sorpasso ai rossoblù ma Avellino chiude in avanti al riposo lungo quando Slay comincia a scaldare i motori con 10 personali. Merito doppio il suo perché l'americano non solo rompe la partita in attacco finendo come migliore realizzatore con 17 personali ma chiude pure la visuale a Borisov, una delle opzioni più interessanti di Ramagli,anche perché Dee Brown colleziona una teoria infinita di ferri ma di centri neanche a parlare. Alla ripresa delle ostilità Avellino comincia a carburare secondo il suo solito. Sembra un'altra squadra. Attacca trovando canestri facili in transizione sia con i lunghi che con gli esterni e stroncando le residue resistenze di Teramo che in meno di cinque primi vede i padroni di casa allontanarsi a distanze siderali, forti di 23 lunghezze (51 a 28). Per Il resto non c'è storia.