Italiani nella NCAA, l'anno di Mussini e Akele

Basket

Stefano Olivari

Con l'uscita di Rhode Island dal torneo è finita la stagione anche per l'ultimo italiano in competizione. Discreti ma non esalti i miglioramenti tecnici per tutti i potenziali azzurri che hanno scelto l'avventura nei college

Con l’uscita di scena di Rhode Island dal torneo NCAA, al secondo turno contro Oregon, si può considerare finita anche la stagione di college degli italiani. Nicola Akele nelle due partite senza domani dei Rams è stato poco più che una comparsa, con un minutaggio inferiore a quello della stagione regolare, ma il talento dell’ex Reyer Venezia non si discute. La domanda è sempre la solita: agli italiani giocare nella NCAA conviene? La risposta è banale (sì, se l’alternativa è non vedere il campo in serie A o categorie inferiori) ma va in ogni caso applicata alle singole situazioni. Vediamo le principali, quelle dei giocatori che in prospettiva potrebbero interessare alla Nazionale di Ettore Messina o di chi per lui.

Il nome da copertina è quello di Federico Mussini, una stagione da quasi protagonista a Reggio Emilia (quella della finale scudetto con Sassari) prima di scegliere St. John’s, Rispetto all’anno scorso il play-guardia è uscito dal quintetto e ha quindi avuto un impiego ridotto, ma a occhio è migliorato fisicamente mettendo su qualche chilo, e anche in difesa si è fatto valere. Da giocatore ibrido l’ex ‘Steph Curry italiano’ si sta tramutando in guardia tiratrice ed è da capire se sia nei suoi migliori interessi, in prospettiva europea. Non è chiaro se Reggio Emilia sia interessata a metterlo sotto contratto per i playoff, di certo Mussini è a metà del guado in tutti i sensi: comunque difficile che possa essere protagonista in serie A già adesso.

Di Akele abbiamo già parlato: non è un giocatore che si possa giudicare con le statistiche, in attacco prende poche iniziative e spesso fa quasi da sponda, ma in difesa nella nostra serie A giocano ali peggiori di lui e nel delirio delle rotazioni odierne, che confondono anche gli allenatori che le pensano, lui ci può stare. Se Mussini e Akele erano al secondo anno, Giovanni De Nicolao pur essendo loro coetaneo ha vissuto la sua stagione da freshman, a UTSA (Texas San Antonio). Il fratello di Andrea, playmaker di Reggio Emilia, ha avuto un impiego importante ma onestamente non l’abbiamo visto giocare in partite intere e quindi ci fidiamo della considerazione di cui gode. Decisamente poco lo spazio per i vari Vercellino (Northern Colorado), Zilli (UNC-Asheville), Da Campo e Ulaneo (Seattle), con un'idea che supera tutte le altre: come esperienza di vita il college USA è qualcosa di unico, ma chi dice che restituisce sempre giocatori migliorati forse ha in mente i college del passato, visto che anche Coach K si è convertito ai fenomeni da one and done (quest’anno gli ha detto male, Duke è già fuori). Un campionato italiano di perfezionamento post juniores o meglio ancora (l’ha proposto anche Maurizio Gherardini) una A2 con limiti di età sarebbero i contesti ideali per far emergere il talento, dove c’è.