La sfida contro la Serbia sembra proibitiva, ma la squadra di coach Messina ha più di un motivo per essere fiduciosa; gli azzurri non partono di certo battuti e mai come questa volta possono sperare di riuscire a compiere l'impresa
Italia-Serbia, segui il match oggi alle 20.30 in diretta in esclusiva su Sky Sport 2 HD
Poco più di 12 mesi fa eravamo distanti anni luce: noi incapaci di battere la Croazia al preolimpico ed eliminati dal torneo di Rio 2016 con largo anticipo rispetto alla prima palla a due brasiliana, mentre loro arrivarono fino in fondo e furono costretti ad arrendersi soltanto dinanzi al solito strapotere statunitense, conquistando un argento che sapeva d’oro nonostante il sono 96-66 incassato. Italia e Serbia adesso invece sembrano inevitabilmente più vicine, l’una contro l’altra in un quarto di finale tutto da godere e seguire in diretta esclusiva su Sky Sport 2 HD e attraverso il liveblog su skysport.it. Gli slavi restano la squadra da battere, nonostante il profondo cambiamento del roster a disposizione di coach Djordjevic, falcidiato da assenze e infortuni. Dall’altra parte lo spirito operaio (come sottolineato anche da Daniel Hackett) e una riscoperta identità difensiva degli azzurri sembrano poter essere le chiavi con cui mettere in difficoltà un avversario da sempre ostico per la nostra nazionale, ma battuto in semifinale nel 1999 nell’ultimo trionfo continentale italiano. Dalla difesa prende poi forza e linfa l’attacco, che sarà mai come prima affidato soprattutto alle sapienti mani di Marco Belinelli. A lui si chiede una partita da campione, per trovare la definitiva consacrazione in Nazionale.
Le tante assenze nel roster della Serbia
Prima importante considerazione da fare: alla Serbia mancano tanti giocatori di talento. Ne sia da prova il fatto che nella già citata finale olimpica dello scorso anno, l’80% del quintetto titolare era composto da giocatori che non partecipano a questa spedizione europea. I vari Teodosic, Kalinic, Raduljica e Markovic non ci sono (gente che “costringeva” Bogdanovic a uscire dalla panchina, per intenderci), oltre a Jokic e Nedovic. Talenti che sarebbero pedine fondamentali in qualsiasi roster presente a Eurobasket, tanto che lo stesso Marco Belinelli, ospite negli studi di Sky Sport lo scorso 21 luglio alla vigilia della partenza ufficiale del ritiro, lo sottolineò: “Per me la squadra favorita è la Serbia”. Due mesi fa infatti le assenze non erano ancora così numerose, ma la perdita di pezzi non ha di certo eroso del tutto la pericolosità di una squadra che può ancora affidarsi a tante punte di diamante (pensare che Boban Marjanovic lo scorso anno non fu neanche convocato fa una certa impressione in effetti..). Certo, giocatori come Guduric e Micic difficilmente avrebbero potuto ambire a una convocazione se la Serbia non fosse stata falcidiata dalle assenze, ma al momento la rotazione dei vice-campioni olimpici resta lunga e affidabile, soprattutto sotto canestro.
La difesa azzurra, piacevole scoperta a Eurobasket 2017
La predisposizione difensiva non è mai stata il nostro forte, in una squadra che per anni ha puntato tutto sul talento offensivo. Anzi. Nel momento di massima difficoltà però, con l’aggiunta della spiacevole e imprevista assenza di Danilo Gallinari, coach Messina è riuscito a scuotere l’animo di un gruppo che sembra aver fatto suo il motto “tutti per uno, uno per tutti”. “La difesa è questione di motivazione, di voglia… e io ho una voglia matta di giocare dopo otto mesi fermo”, aveva sottolineato Hackett dopo il successo contro la Finlandia, incarnando così in maniera plastica lo spirito che sta guidando una squadra che anche nei momenti di estrema difficoltà offensiva continua a piegarsi sulle gambe in difesa, a scivolare sulle penetrazioni avversarie e a buttarsi sulle linee di passaggio. Non solo voglia, ma anche applicazione, come ha dimostrato l’ottima organizzazione contro avversari di primissimo livello come Schroeder (limitato quantomeno in parte), Shengelia e Markkanen, diventati strada facendo meno “paurosi” rispetto a quanto annunciato alla vigilia. Adesso toccherà trovare l’antidoto contro i centimetri di Marjanovic e il talento di Bogdanovic, di gran lunga l’esame più difficile finora a cui sottoporsi. La speranza è che non sia l’ultimo.
Belinelli e la definitiva consacrazione in Nazionale
In una squadra in cui “non esistono capi-squadra, ma di certo dei leader” (citazione sempre di Hackett), a Marco Belinelli viene chiesto di fare un ulteriore passo in avanti in un Europeo in cui ha saputo prendersi il palcoscenico nel momento opportuno e spesso arrivato palesemente senza benzina nei finali di partita (ma le sue sgasate a inizio gara sono state fondamentali ). Beli sta tirando male i liberi, malissimo da due e magnificamente dall’arco: un 51% da tre punti che sarà inevitabilmente la base da cui far sbocciare il nostro attacco. Arriveranno raddoppi da cui dovrà uscire rapidamente il pallone. Bisognerà approfittare di ogni centimetro di spazio libero per prendere anche più tiri del previsto (sono già oltre 13 quelli tentati ogni match). E soprattutto dovrà fare da traino con la sua esperienza e talento. Datome, Melli e Hackett faranno da fedeli scudieri, ma la stoccata vincente questa volta dovrà tirarla lui.