L'allenatore della Dinamo Sassari, vincitrice della FIBA Europe Cup, si racconta in un'intervista esclusiva a Sky: "Facevo la vita del vecchio in pensione, poi è cambiato tutto. Con la camicia ho fatto un errore: ne avevo una da 200 euro e una da 15. Ho strappato quella sbagliata..."
Gianmarco Pozzecco è un fiume in piena davanti al microfono, così come lo è stato per tanti anni sul parquet e negli spogliatoi di mezza Italia. L’ultimo nel quale è approdato lo ha fatto rinascere, non solo a livello umano ma anche sotto l’aspetto tecnico, dandogli un'opportunità che pensava potesse non arrivare più. Finito rapidamente fuori dal giro che conta, il “Poz” pensava di non trovare più spazio e opportunità nel mondo del basket. L’offerta di Sassari invece ha rilanciato la sua carriera e fatto svoltare la stagione della squadra sarda, diventata un rullo compressore nelle ultime settimane fino allo storico successo in FIBA Europe Cup: “Questo trofeo è il raggiungimento di un sogno – sottolinea con il solito sorriso che lo ha sempre accompagnato, non solo nei momenti di festa - Sassari è una società vincente, però non aveva avuto ancora l’opportunità di ottenere un riconoscimento a livello europeo così importante”. Il fiato è corto, per la gioia, per l'emozione e anche un po’ a causa della sua forma fisica non più ottimale, come sottolineato dall’allenatore della Dinamo che scherza sullo show e la camicia strappata a fine gara (questa volta per la felicità e non per la rabbia come in passato): “Festeggiare è dispendioso e quindi sono particolarmente stanco e provato dal successo, visto che non ho più il fisico di una volta – e si è visto quando mi sono strappato la camicia”.
Pozzecco: "Facevo la vita da anziano, ci mancava soltanto andassi a vedere i cantieri..."
Vederlo così, protagonista e vincente, porta subito a dimenticare quanto vissuto fino a qualche settimana fa da Pozzecco a livello personale. Per sua stessa ammissione, un allenatore in pensione: “Siamo un po’ provati ma ovviamente strafelici perché due mesi e mezzo fa ero sostanzialmente quasi in pensione. O almeno facevo una vita da pensionato. Ero a casa mia a Formentera: mi svegliavo come tutte le persone anziane presto la mattina, anche se non avevo nulla da fare. Bevevo dei caffè, andavo al bar, fortunatamente non ero ancora entrato nell’ordine di idee di andare a vedere i cantieri…”. Un’esagerazione che ben racconta quale fosse la sua situazione personale, distante anni luce dai trionfi raccolti in terra sarda: “Per quello ritrovarmi qui a pochi mesi di distanza a parlare di una grande vittoria a livello europeo fa sembrare tutto quanto molto strano, è successo tutto in così poco tempo. Non sono riuscito neanche a rendermene conto”. E nella concitazione delle celebrazioni di fine gara, ha mantenuto la promessa fatta a chi gli aveva chiesto di mettere in piedi uno dei suoi soliti show: “Niente, mi hanno assillato perché volevano che mi strappassi la camicia e adesso me la sono strappata. In realtà ho fatto una caz***a, perché ce ne avevo una che costava 200 euro e una da 15: ovviamente mi sono portato quella da 200 e durante la festa ho distrutto quella”. Un sacrificio che valeva la pena fare, pur di celebrare un ritorno al successo tre mesi dopo aver accarezzato l’idea della pensione.