Bufera per il gesto di Luciano Bongiorno, allenatore della Basket Roma: in un video poi diventato virale diffuso sui social, si vede l’uomo che prima rimprovera una delle sue atlete dopo un errore in campo e poi la colpisce sulla nuca. Sulla vicenda si è espresso anche il presidente della Federbasket, Petrucci, che ha definito inaccettabile l’episodio. La ragazza e la sua mamma però difendono il coach
Grandi polemiche sui social, e non solo, in seguito all'episodio avvenuto domenica 22 maggio, a Rieti, mentre si giocava la finale per il 3° e 4° posto di basket femminile di serie B. In un video, che ha fatto il giro del web, si vede Luciano Bongiorno, l'allenatore della Basket Roma, che rimprovera e poi dà uno schiaffo a una delle sue giocatrici, la 17 enne Benedetta Aghilarre, rea a suo dire di aver commesso uno sbaglio in campo.
Benedetta Aghilarre: "Vi spiego cosa è successo realmente"
Sul suo profilo Instagram la ragazza ha spiegato: "Era la fine del secondo quarto quando ho sbagliato un tiro da sotto il canestro e mentre tornavamo in difesa abbiamo preso una tripla sulla sirena. Il mio allenatore aveva subito capito che stavo andando in down, così ha deciso di riaccendermi dandomi una scossa. È facilissimo prendere un titolo e affiancarlo a un video sgranato e senza contesto. Il mio allenatore mi conosce da 12 anni, mi ha insegnato il basket e anche a vivere. Pensate che è anche stato il mio maestro alle elementari. Mi stringo forte a Luciano perché il bene vince su tutto".
Le scuse di Bongiorno
In seguito alle numerose polemiche, è stato lo stesso coach ad intervenire: "Sono stato protagonista di un episodio spiacevole e mi scuso per quanto è successo - spiega Luciano Bongiorno, allenatore della Basket Roma, in una nota -. Conosco l'atleta in questione da quando aveva sei anni e sono entrato in campo a gioco fermo per spronarla, con un linguaggio del corpo troppo violento e facendo un gesto che dalle immagini appare diverso da quello che in effetti è stato, ovvero una pacca sulla coda dei capelli; non c'era nessun intento diverso, nessuna intenzione di colpirla in alcun modo", ha detto Bongiorno che aggiunge: "Faccio l'allenatore da 32 anni e non mi è mai successo niente del genere. Il Basket Roma è una società sana e rispettosa di determinati valori e completamente estranea ad atteggiamenti del genere." Nella stessa nota la società definisce il gesto, avvenuto durante l'incontro di serie B femminile tra Basket Roma e Panthers Roseto, "deplorevole che non fa parte minimamente del modo di educare e allenare tutti i nostri ragazzi e si scusa per quanto avvenuto, in primo luogo con l'atleta e la sua famiglia, dei quali chiediamo di rispettare la privacy".
La mamma della ragazza: "È come un secondo papà"
A difendere Luciano Bongiorno ci pensa la stessa madre della 17enne colpita: "Sono molto amareggiata dal fatto che le immagini dell'episodio stiano facendo il giro del web. Mia figlia è molto tranquilla, e questo è quello che conta per me. Conosciamo Luciano da quando aveva sei anni, età in cui ha iniziato l'attività di minibasket, abbiamo un ottimo rapporto e lui per mia figlia è come un secondo papà. - aggiunge la madre che spiega - Alla fine della partita con Luciano ci siamo confrontati su quanto accaduto convenendo che non sono gesti belli da vedere, e possono essere fraintesi da chi non conosce il rapporto che c'è tra di noi. Preciso anche, essendo stata presente all'incontro, che non è stato un ceffone ma una pacca sulla coda. Quindi vi pregherei di interrompere questa tempesta mediatica che non giova a nessuno".
L’intervento di Gianni Petrucci
Interpellato sull’episodio, Gianni Petrucci, presidente della Federbasket, ha fatto sapere: “Ho doverosamente, attivato la Procura federale - ha commentato Gianni Petrucci, presidente della Federbasket -. La violenza è esecrabile e non appartiene al nostro sport e alla nostra cultura. Condanniamo senza esitazione quanto accaduto. Schiaffeggiare una propria atleta non è mai giustificabile e non appartiene allo sport, alla pallacanestro e al mio modo di concepirlo. Questo gesto squalifica chi l'ha compiuto, sia come persona, sia come allenatore. Il rispetto deve essere al primo posto nei valori di chi fa sport, in particolare nei rapporti tra allenatori e giocatori, perché educare significa comprendere".