La musica che ha dentro Cheickh Niang, il nuovo talento di Trento

Fino a pochi giorni fa il nome di Cheickh Niang era noto soprattutto agli addetti ai lavori, o al massimo agli appassionati di pallacanestro giovanile. Da sabato pomeriggio in poi, però, tutti quelli che hanno visto la semifinale di Supercoppa tra Trento e Brescia hanno stampato nelle proprie teste i lampi di talento che ha mostrato contro i vice-campioni d’Italia. Schierato nel quintetto titolare a 17 anni e una manciata di giorni da coach Cancellieri, Niang si è preso subito tre tiri nei primi quattro minuti di partita; li ha sbagliati tutti, ma ha dimostrato da subito di non essere timido su un palcoscenico che avrebbe potuto spaventare tantissimi altri giocatori della sua età . Una volta rotto il ghiaccio, però, è andato in crescendo, cominciando a far stropicciare gli occhi in chiusura di primo tempo con due canestri fulminanti: un sottomano acrobatico dopo essersi liberato da un raddoppio con una virata e un appoggio al tabellone in transizione galleggiando in aria. In chiusura di secondo tempo, quando Brescia sembrava aver ormai chiuso ogni discorso, ha provato a riaprire la partita con altri due strappi: un crossover da destra a sinistra alla velocità della luce per bruciare CJ Massinburg e un’altra virata supersonica con appoggio al tabellone evitando la stoppata del lungo. Quattro canestri e otto punti in 18 minuti che non sono bastati a Trento per vincere la semifinale, ma lo hanno definitivamente messo sulla mappa del nostro basket. A questo punto conviene far notare che Cheickh è il fratello minore di Saliou Niang, un altro giocatore che solo un anno fa era fuori dai radar e che invece negli ultimi 12 mesi ha fatto passi da gigante, prima diventando determinante per Trento , poi meritandosi l'interesse della Virtus Bologna e mettendoci in mezzo una chiamata alla numero 58 del Draft NBA da parte dei Cleveland Cavaliers e un Eurobasket da assoluto protagonista con la maglia della nazionale azzurra. Se il buongiorno si vede dal mattino, Cheickh promette di mangiarsi il campo proprio come il fratello maggiore, a partire già da stasera quando debutterà in Eurocup contro Bourg en Bresse. Per capire meglio però da dove viene e dove può arrivare abbiamo fatto un po’ di domande a Marco Crespi, direttore della Basketball Academy della Dolomiti Energia Trentino e Player Development della squadra, che lo ha seguito fin dal suo arrivo a Trento. "A differenza di Saliou, che arriva in Italia quando ha due anni, Cheickh nasce, vive e cresce a Mandello del Lario e arriva a Trento la stessa estate in cui è arrivato Saliou" dice Crespi. "Io devo ammettere che lo conoscevo poco, ma chi lo seguiva in quel momento mi ha detto 'Avete preso Saliou, c’è anche questo ragazzo, vedilo'. Lo abbiamo invitato qui per due giorni, mentre nel frattempo avevo già raccolto informazioni che erano tutte molto positive per quella che è la visione di Trento. Dopo dieci minuti di allenamento in cui non aveva fatto quasi nulla di particolare, ho detto agli altri allenatori: 'Questo lo prendiamo'. Tutti mi hanno guardato un po’ così perché non si era visto niente, ma avevo intravisto la musica che aveva, o che poteva avere dentro. E quindi lo abbiamo preso". Siamo nell’estate del 2023 quando comincia il suo percorso a Trento, ma non senza qualche intoppo: "Il primo anno in Under 17 giocava poco, poi si è rotto anche il menisco ed è stato operato, per questo non ha potuto fare neanche le finale nazionali di categoria. Poi finito il campionato e recuperato dall’infortunio abbiamo lavorato per tutto giugno e tutto luglio individualmente, ogni giorno. Eravamo solo io, lui e Federico Cattapan, che è uno dei migliori prospetti del 2008. Questo ha fatto capire a Cheickh che lo tenevamo in grande considerazione nonostante giocasse poco in Under 17, e allora al di là delle sue qualità atletiche e della sua capacità di fare movimenti, gli è scattato qualche cosa dentro. È come se si fosse detto: 'Allora mi considerano forte' e da quell’estate è cambiato completamente in tutte le cose. Prima aveva dei momenti in cui, quando sbagliava qualche cosa, il dubbio si trasformava anche quasi un po' in rabbia. Invece da lì è cambiato e si è visto nella passata stagione, sia in Under 17 che in Under 19. Ma al di là delle partite, nell'allenamento individuale si vedeva che lui ha la musica dentro. Qualsiasi movimento, anche quelli dei giocatori NBA che gli mostriamo, lo rende come musica". Miglioramenti esponenziali che lo hanno portato a giugno a vincere lo Scudetto Under 17 con 18 punti e 4 stoppate in finale contro Cantù, venendo eletto nel miglior quintetto del torneo, e a conquistarsi l’ultimo posto nel roster della prima squadra. Una crescita e un debutto che però non hanno sorpreso Crespi: "Al di là del lavoro individuale che faccio tutti i giorni coi giocatori, vedendo gli allenamenti della squadra… non mi ha sorpreso. Quello che mi ha sorpreso piuttosto è la continuità di rendimento, insieme al fatto che sia veramente in equilibrio, pur essendo ancora un ragazzino. Rispetto a quando è arrivato è migliorato in tre cose. La prima è il tiro. Oggi ha un tiro da tre assolutamente più che sufficiente, tendente al discreto, anche se nella semifinale ha tirato 0/4. Ha da sistemare dei dettagli: la spinta di piedi è buona, però poi non la continua nel tronco, e quindi a certe volte fa uno scatto con le spalle. È un dettaglio che secondo me dipende più dall'emozione della partita, perché in allenamento va già molto meglio". "La seconda su cui insistiamo tutti, a partire da suo fratello ma pure Quinn Ellis, è quella di andare dritto contro il difensore e non fare le curve per allontanarsi. Ma è una cosa che bisogna insegnare a tutti a qualsiasi livello del player development, anche in NBA si lavora su questo aspetto del gioco. La terza è la difesa. Lui può essere veramente un difensore ben oltre la media, pur essendo ragazzino. Lo scorso anno a livello giovanile quando sono capitate partite in cui c'erano momenti decisivi, lui ha fatto possessi vincenti anche in difesa. A livello fisico è già adesso 1.96 e forse anche 1.97, ma c’è margine per poter crescere ancora, almeno dai dati in cui siamo in possesso. Può arrivare attorno ai due metri come Saliou, anche se Cheickh per me è più un portatore di palla rispetto al fratello, che pure rende alla grande con la palla in mano". Il paragone diretti con il fratello più grande di 4 anni è inevitabile, ma Crespi è convinto che possa solo fargli bene: "Il rapporto con Saliou è eccellente, perché è sempre stato un punto di riferimento e lo rassicura molto. Continua adesso anche che Saliou vive in un'altra città, quindi non ci può essere un contatto fisico quotidiano come quando vivevano nella nostra foresteria due anni fa. Sono molto tifosi uno dell'altro. Saliou è un tipo più posato, più misurato; Cheickh è un ragazzo più di andamento collinoso di passione, ma è una cosa che a me piace molto. È piacevole parlare con lui, è un ragazzo molto intelligente". Per concludere, la domanda è inevitabile per chi lo conosce così bene: dove lo vedi da qui a cinque anni? Marco Crespi si prende qualche secondo di pausa e poi dice: "Le persone normali direbbero: stiamo vedere, possono succedere tante cose, deve tenere i piedi per terra… Io ti dico: col cavolo, NBA".

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Dario Vismara