Quello di Luca Banchi sarà un lavoro difficile

Un sospiro di sollievo: lo abbiamo tirato tutti dopo il canestro di Mannion e la gran difesa di Petrucelli su Velicka, le ultime due azioni di Lituania-Italia. Siamo solo all’inizio del cammino ma la vittoria di Klaipeda è stata davvero importante perché ha subito cancellato i dubbi e le paure sollevate dalla timida prestazione azzurra di tre giorni prima contro l’Islanda. Una seconda sconfitta infatti avrebbe messo in una salita ripidissima il cammino azzurro verso il Mondiale del 2027, avrebbe reso molto pesante l’attesa della prossima finestra , avrebbe, infine, costretto gli azzurri a vincere non solo le due partite di giugno ma anche a compiere un paio di imprese nella seconda fase di qualificazione, quando arriverà il vero imbuto nella strada che porta al Mondiale. La formula, infatti, generosa nella prima fase, è estremamente punitiva nella seconda: nella prima fase, gironi a quattro squadre, passano le prime tre che vanno poi a comporre un nuovo girone da sei con le prime tre di un altro gruppo. Le qualificate del gruppo D, quello dell’Italia, incroceranno quelle del gruppo C, che vede impegnate Turchia, vicecampione d’Europa, Serbia, bronzo alle ultime Olimpiadi, Bosnia e Svizzera, queste ultime due molto vicine a battere la Serbia nella prima finestra. Da questa seconda fase usciranno le tre qualificate: in soldoni almeno una tra Turchia, Serbia, Lituania e Italia non andrà al Mondiale, sempre che pericolose outsider come Islanda, Gran Bretagna, Bosnia o la sorprendente Svizzera non giochino qualche brutto scherzo a una delle favorite. Il sistema delle finestre è davvero insidioso, le squadre più forti sono senza i loro principali giocatori, quelle di medio livello possono schierare la loro formazione migliore: di qui l’Estonia che vince in Slovenia, la Serbia che deve recuperare uno scarto di 23 punti in casa per battere la Svizzera, la Lituania che ha bisogno di un Sargiunas da 9 punti in 9 secondi per vincere a Londra; di qui anche l’Italia, senza Fontecchio, Pajola, Melli, Ricci, Niang, Diouf e Spagnolo che perde contro un’Islanda al completo e composta da elementi che giocano insieme da anni, con buona pace di chi, in maniera incredibilmente superficiale e ingannevole, ha definito questa sconfitta “il momento più basso della storia del basket italiano”. Tutti, invece, dobbiamo farcene una ragione: da anni il sistema Fiba impedisce di definire le manifestazioni per le nazionali il cosiddetto “specchio del movimento”, vuoi per i tanti stranieri che vanno ad arricchire diverse nazionali vuoi per l‘impossibilità di schierare la squadra migliore. In un contesto del genere, ricco di così tanti ostacoli, si va ad inserire il lavoro di Luca Banchi, un lavoro non semplice e appena cominciato; la sconfitta contro l’Islanda va considerata un passo falso, dovuto sì alla serata difficile dei nostri ragazzi ma anche alla compattezza dei nostri avversari, da anni gli stessi a vestire la maglia islandese. Non a caso tre giorni dopo in Lituania, con due allenamenti in più alle spalle, con la necessità di rimediare a una pesante sconfitta, le cose sono cambiate: lo si è visto nel lavoro d’insieme che ha portato una maggiore solidità difensiva, lo si è visto nella presa di coscienza delle singole responsabilità da parte dei giocatori. La prossima partita sarà a febbraio 2026, prima non ci sarà tempo nemmeno per un raduno; per essere competitivi, allora, è fondamentale creare un sistema che valga per tutti come base ma che poi possa permettere alle singole individualità di emergere. Questo è il principale obiettivo del nuovo Ct, almeno all’inizio del suo mandato: girare per l’Italia, come ha fatto per tutto il mese di ottobre, comunicare con le società e gli allenatori, cercare di mettere insieme un protocollo comune che valga per tutti i giocatori di interesse nazionale. La prima finestra, in questo senso, ha dato segnali confortanti perché i miglioramenti tra la partita di Tortona e quella di Klaipeda sono stati evidenti così come il materiale su cui lavorare e che preparerà il terreno ai giocatori di NBA ed Eurolega è sicuramente interessante. Di sicuro, poi, ci vuole la massima collaborazione da parte dei protagonisti e anche questo non sembra essere un problema: dalla gestione Sacchetti in poi, passando per quella di Pozzecco, c’è un meraviglioso attaccamento alla maglia azzurra, tutti sono felici di esserci anche se vengono impiegati poco, tutti tornano dall’esperienza con la Nazionale rinfrancati e molto più sicuri dei propri mezzi, soprattutto quelli che nei singoli club giocano poco. La prestazione in Lituania dei vari Tonut, Procida, Mannion e Tessitori ne è la conferma: la Nazionale fa bene ai giocatori e in questo senso può fare anche la fortuna dei singoli club che li vedono tornare con tanta fiducia in più. Sarà importante che ogni parte del nostro movimento se ne ricordi perché, per funzionare, il sistema Nazionale ha bisogno della collaborazione di tutti.

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Quello di Luca Banchi sarà un lavoro difficile

Geri De Rosa