Tutti in piedi, dirige Vassilis Spanoulis. Ma stavolta dalla panchina

Non male come debutto: vai sul campo della squadra campione in carica e vinci, alla tua prima partita da capo allenatore in Eurolega. Non solo però: lo fai a casa di quel Panathinaikos, squadra di cui hai vestito la maglia, con cui l’Eurolega l’hai vinta ma che poi hai sportivamente tradito diventando un simbolo degli arcirivali dell’Olympiacos. A Vassilis Spanoulis non piacciono le cose normali, a uno così speciale, del resto, non può piacere la normalità. È stato speciale come giocatore, lo sarà, molto probabilmente anche come allenatore, attività che ha cominciato subito, appena terminata la sua fantastica carriera agonistica: vincitore tre volte dell’Eurolega, una con il Panathinaikos, le altre due con l’Olympiacos, Spanoulis è stato nominato una volta MVP della stagione e altre due della Final 4. E poi le tante, tantissime partite risolte dalla sua classe, dal suo istinto da killer, dalla sua straordinaria voglia di vincere, dal suo memorabile passo laterale che innescava una tripla che solo lui poteva segnare. Nelle partite punto a punto tutti i suoi avversari sapevano che avrebbe preso quel tiro, nessuno però è mai riuscito ad evitarlo, anzi gli avversari potevano solo sperare in un errore che raramente capitava. Spanoulis è stato un fuoriclasse con un fisico normale, normale almeno per un cestista di quel livello. Era la testa ad essere assolutamente speciale, l’astuzia, la conoscenza del gioco, la capacità di prevedere le mosse dell’avversario. Inevitabile che, con un cervello del genere, Spanoulis diventasse anche un allenatore già oggi di alto livello, vedremo quanto grande: del resto coach lo era già in campo per come sapeva rendere migliori i suoi compagni, per come sapeva esaltare il loro lato più forte, per come si occupava di loro dentro e fuori dal campo . La sua carriera da allenatore è ancora molto giovane: due stagioni al Peristeri, squadra di un piccolo quartiere di Atene, portata fino alle semifinali per il titolo greco, un’estate positiva da CT della nazionale ellenica che, con lui in panchina, ha vinto il pre-olimpico ed è arrivata fino ai quarti di finale a Parigi 2024. Ora arriva la scommessa più affascinante, l’Eurolega, alla guida di una squadra non semplice, composta da tanti solisti solo raramente capaci di giocare insieme. Spanoulis è arrivato proprio per questo: nella sua carriera ha capito che poteva essere un grande finalizzatore ma mai un solista, che poteva vincere solo come importante ingranaggio di un meccanismo più grande. Così, appena arrivato a Montecarlo, ha preso da parte Mike James, il suo giocatore migliore, il solista per eccellenza del basket europeo, il miglior marcatore di sempre della storia dell’Eurolega, un giocatore ricco di premi individuali ma senza vittorie di squadra, e gli ha parlato chiaramente: sei il nostro fuoriclasse ma non sei ancora un uomo squadra, solo quando lo diventerai potrai dire di essere un campione. Il primo risultato è stato la vittoria a casa del Panathinaikos, con James fermo a 6 punti segnati ma capace di distribuire 10 assist, perdendo un solo pallone. L’azione decisiva a 30 secondi dalla fine l’ha cominciata James che ha costruito per Okobo, altro solista naturale, che è andato con l’extra-pass per un tiro comodo di Jordan Loyd. Spanoulis, dopo la partita, ha detto ai suoi: “Prendete quell’azione, quella sarà la pallacanestro del Monaco”. Vedremo se durerà, vedremo se James, Okobo e compagnia saranno sempre pronti a rinunciare a qualcosa di sé per darlo alla squadra. L’inizio intanto è stato più promettente che mai: se diventerà un’abitudine attenti al Monaco perché Vassilis Spanoulis, dopo aver dominato la scena da giocatore, lo vuole fare anche in giacca e cravatta davanti ad una panchina.

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Geri De Rosa