Le due grandi filosofie della Supercoppa del basket

Bella, appassionante ma anche traditrice, è la Supercoppa, il primo trofeo di una stagione del basket che si annuncia esaltante. Traditrice, appunto, basta dare un’occhiata all’ultima edizione: vinse l’Olimpia Milano, a Bologna, contro i futuri campioni d’Italia e nella loro città. Mvp? Neno Dimitrijevic, 16 punti e 6 assist nella vittoria 98-96 all’overtime per i ragazzi di Ettore Messina. Sembrava il prologo di una grande stagione per i milanesi convinti di essersi portati a casa, oltre al trofeo, un nuovo fuoriclasse, capace sin dalle prime partite di prendersi in mano la squadra. Come è andata a finire lo sappiamo: lo scudetto è andato a Bologna, l’Olimpia, dopo la Supercoppa, non ha più vinto alcun titolo e di Dimitrijevic si sono perse rapidamente le tracce. Tutto dunque può succedere, con un’avvertenza però: mai prendere per oro colato quanto dice questa manifestazione, tanto bella e divertente, quanto poco indicativa sull’effettivo valore delle squadre. Se la giocano in quattro: la Virtus Bologna, campione d’Italia, che sfiderà in semifinale l’Olimpia Milano, in quanto finalista dell’ultima Coppa Italia; l’Aquila Trento, vincitrice della Coppa Italia, che se la vedrà contro la Leonessa Brescia, finalista degli ultimi playoff scudetto. Impossibile fare un pronostico, sarebbe poco produttivo prendere le amichevoli di preparazione come punto di riferimento. La sensazione però è che Virtus e Leonessa, le finaliste dell’ultimo Campionato, siano più avanti rispetto alle avversarie: Bologna per la buona forma con cui sono tornati i quattro azzurri , Brescia perché è quella che ha cambiato meno, mantenendo nove elementi della scorsa stagione e aggiungendo un cavallo di ritorno come CJ Massinburg. Sarà molto interessante anche la sfida fra le panchine. Una, fra due venerabili della pallacanestro europea: Ettore Messina e Dusko Ivanovic. L’altra, fra due debuttanti: il bresciano Matteo Cotelli, deb in assoluto; il trentino Massimo Cancellieri, per la prima volta capo allenatore in una Supercoppa. La sfida fra Messina e Ivanovic affonda le sue radici nel passato remoto: era il 2001 quando queste due illuminate menti cestistiche, dalle panchine della Virtus e del Baskonia, diedero vita a un’esaltante serie playoff nella finale della prima Eurolega moderna, l’unica che non vide le Final 4 ma una post season con serie al meglio delle cinque partite, quante furono necessarie alla Bologna di Messina per conquistare l’Eurolega. Assolutamente una novità invece l’altra sfida: Matteo Cotelli, però, è nuovo solo nel ruolo di capo allenatore, da assistente e da vice siede sulla panchina bresciana addirittura dal 2014 e, quindi, non fa altro che confermare la voglia di continuità dei finalisti dell’ultima sfida scudetto. Tutto nuovo o quasi invece in casa Trento, una filosofia che, inevitabilmente, l’Aquila deve seguire, non per scelta ma per meriti propri. I giocatori, del resto, arrivano da semi sconosciuti e finiscono l’annata da oggetti del desiderio di mezza Europa; inevitabile che ogni stagione sia una sorta di anno zero, visto che, oltre ai tanti atleti, Trento ha lanciato nell’élite europea anche il suo ultimo allenatore, Paolo Galbiati, volato a Vitoria per giocare anche l’Eurolega sulla panchina del Baskonia. L’ennesimo anno zero allora è finito nelle mani di Massimo Cancellieri, tornato in Italia dopo aver fatto molto bene in Francia e, l’anno scorso, in Grecia, finalista dell’ultima FIBA Europe Cup con il suo PAOK Salonicco. Esperienza da una parte, un po’ meno dall’altra, gruppi più o meno consolidati contro squadre rinnovate e alla ricerca della giusta chimica: il tutto in una due giorni con tre partite secche, senza possibilità di rimediare agli errori. In palio il primo trofeo della stagione e non importa se negli ultimi sei anni chi ha vinto la Supercoppa non ha poi vinto lo scudetto. L’ultima a fare la doppietta fu l’Olimpia nel 2017-18: poco cambia, perché, sarà anche traditrice, ma alla fine la Supercoppa fa gola a tutti.

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Geri De Rosa