Mourinho-Conte, che teatrino. La pazza idea: e se fossero d’accordo?

Premier League

Vanni Spinella

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Una delirante ricostruzione della vicenda basata su un fantasioso presupposto: José e Antonio sono in realtà amici e stanno inscenando il grande litigio solo perché...

TOC-TOC
«Avanti.»
«Ciao Josè.»
«Vieni Antonio, entra pure. Ti aspettavo. Chiudi la porta.»
«Allora? Tutto bene, mi pare.»
«Tutto secondo i piani, Antonio. Siamo stati eccezionali.»
«Dici? Non avremo esagerato?»
«Tranquillo Antonio: ci hanno creduto tutti. I giornali, le tv, i tifosi… Tutti per noi, finalmente. Ecco, magari la cosa della demenza senile te la potevi risparmiare… Quando l’ho sentita ho pensato quasi che facessi sul serio. Com’è che dici tu? Ah sì… ‘Agghiaggiande!’»
«Beh Josè, il calcioscommesse… Non ci sei andato leggero nemmeno tu!»
«Hai ragione, ma era necessario: te la immagini un’altra settimana a parlare solo di Guardiola? Pep di qua Pep di là, Pep ma che record che fa. Sai che impresa: manco fosse primo con il Leicester! E noi? Chi ci pensa a noi? Noi l’abbiamo vinta la Premier, ma sembra che se lo siano già dimenticati tutti. Io sono lo Special One!»
«Calmati Josè, stai tranquillo che poi ti vengono i capelli bianchi. Fai un bel respiro e andiamo, l’arbitro ha già chiamato. Mi raccomando, gesticola quanto vuoi ma che non ti venga in mente di stringermi la mano, che sennò ci sgamano. E vinca il migliore…»
(sottovoce) «Cioè io.»
«Scusa, hai detto qualcosa?»
«Niente amico, niente.»

Da soli, in una stanza. La risolveranno così, ha promesso Conte. E tutti subito a pensare male, a tavoli ribaltati e sedie che volano, prima del prossimo Manchester United-Chelsea, in programma il 25 febbraio. E se invece ci stupissero ancora una volta? Se fosse tutto teatro? Sì, insomma, un’alleanza in stile Risiko per spostare i riflettori perennemente puntati su Guardiola, il primo della classe che strappa applausi ed elogi; una perfida messinscena con il duplice risultato di attirare l’attenzione e sminuire il valore dell’impresa che il grande (e vero) nemico sta compiendo. Non ci resta che sperare nell’assurdo, perché l’ipotesi delirante sarebbe l’unica in grado di farci fare pace con due allenatori dall’ego smisurato che questa volta hanno davvero passato il limite.

Da una parte il maestro supremo di illusionismo, José, il novello Houdini che mostrava al pubblico le manette immaginarie da cui poi si liberava con un gioco di prestigio dialettico: sviare l’attenzione è da sempre la sua specialità, motivo per cui se dovessimo scommettere un centesimo sulla geniale mente diabolica che potrebbe nascondersi dietro un piano del genere, beh, punteremmo senza dubbio su quel volpone di Mou. Dall’altra c’è la faccia d'angelo di Antonio, che santo certo non è: se c’è da rispondere per le rime non si tira mai indietro, la polemica l’ha sempre attratto come una calamita fin da quando godeva per gli scudetti da giocatore. Inevitabile il ping-pong.

Riassunto delle puntate precedenti: “Non si esulta così, umiliazione per noi” (attacco di Mou travestito da lezione di stile dopo un 4-0 accolto con troppa enfasi da Conte), “Non faremo la fine del Chelsea di Mourinho” (risposta di Conte a pungere l’ego del portoghese), “Non voglio perdere i capelli parlando di lui” (malizioso contrattacco andando sul personale), “Mourinho passa un sacco di tempo a pensare al Chelsea” (frecciata dritta al cuore).

Una escalation, prima di arrivare allo stucchevole palleggio dell’ultima settimana, in cui gli ultimi due colpi in particolare sono quelli meglio assestati, veri rivelatori delle due personalità. Studiati per fare male, per colpire lì dove più brucia: Mou lo fa ironizzando sui capelli, tema a cui il nemico è sensibile, Conte va sul sentimento, nervo scoperto di José che ambisce a essere ricordato come il miglior amante mai avuto in ogni posto in cui ha piazzato la sua bandierina: se il Chelsea fosse una ragazza, quella di Conte sarebbe la frase perfetta per far imbestialire l’ex.

Di certo entrambi non si mordono mai la lingua, realizzano il sogno di chi vorrebbe parlare in questo modo con il proprio nemico giurato o il capo al lavoro, ma poi per convenienza evita di farlo, con il risultato di ritrovarsi con un fegato così. Troppo simili, e forse è per quello che si scornano. O magari - noi ci riproviamo - stanno solo recitando un copione: risulterebbe persino perdonabile se scoprissimo che è così. Conte e Mourinho sono grandi amici accomunati dalla rivalità con Guardiola e chiedono soltanto un po’ di attenzione. Non sarebbe bellissimo?

«Ehi José»
«Sì, Antonio»
«Dici che dovremmo raccontare la verità?»
«Scherzi? E poi chi lo sente Guardiola? Già lo immagino farci la morale…»
«Hai ragione. Come sei saggio…»

Fine. Tituli di coda.