Arsenal, Mertesacker: "Il calcio mi nausea, non ce la faccio più"

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Il difensore dell'Arsenal si racconta al settimanale Der Spiegel: "La pressione è troppa, devi dare sempre il massimo anche se sei infortunato. Preferisco stare in panchina o in tribuna. A fine stagiome mi ritiro e sarò libero". Poi sul Mondiale 2006 aggiunge: "Mi sentii sollevato quando l'Italia ci eliminò"

Il calcio ad alti livelli porta ai giocatori fama, successo e soldi. Per molti è una vita da sogno, per alcuni diventa un peso insormontabile. È il caso di Per Mertesacker, difensore dell'Arsenal, campione del mondo con la Germania nel 2014 e prossimo al ritiro a fine stagione. Per il tedesco il calcio è diventata un'agonia. con cui non vede l'ora di mettere fine al rapporto, almeno nel ruolo di primo protagonista. "So che siamo siamo privilegiati, ma alcuni giorni ti rendi conto che è tutto un peso, sia fisicamente che mentalmente - racconta al settimanale Der Spiegel -, ma devi continuare a offrire grandi prestazioni, senza se e senza ma, anche se sei infortunato". Mertesacker rivela poi che la pressione di giocare un match importante lo porti ad avere nausea e diarrea poco prima dell'inizio dell'incontro: "Nei momenti che precedono la partita, il mio stomaco gira come se dovessi vomitare - afferma il difensore, 104 presenze con la Nazionale tedesca -. Allora devo soffocare così violentemente finché non iniziano a lacrimarmi gli occhi. Poi giro la testa di lato, il mento verso la spalla, così nessuno mi nota. È come se, simbolicamente parlando, vomitassi tutto quello che viene dopo". Reggere la pressione è stato sempre complicato per il calciatore classe '84, tanto che al Mondiale 2006 accettò di buon grado l'eliminazione contro l'Italia: "Ovviamente ero deluso per l'eliminazione, ma allo stesso tempo mi sentii sollevato. Lo ricordo ancora come se fosse oggi. Ho pensato solo una cosa: è finita, è finita. Finalmente è finita".

"Adesso preferisco stare in panchina o in tribuna, ma rifarei tutto"

Il centrale dei Gunners è riuscito a prendere con un sorriso anche i tanti infortuni patiti in carriera: "Per me non sono stati un dramma perché era l'unico modo per ottenere un time out legittimo - aggiunge nel corso dell'intervista -. Spesso sono anche conseguenze mentali. È come se il corpo aiutasse l'anima, ti fai male perché non ce la fai più. Ora io sono arrivato al limite. Tutti dicono che dovrei godermi l'ultimo anno, giocare il più possibile e prendermi tutto ciò che ne viene, ma preferisco stare seduto in panchina o, meglio ancora, in tribuna. Con più di 30 anni, dopo la partita d'addio, mi sentirò finalmente libero". In effetti in questa stagione Mertesacker è sceso in campo solo 11 volte in tutte le competizioni, l'ultima delle quali a gennaio, nella sconfitta di FA Cup contro il Nottingham. A maggio appenderà gli scarpini al chiodo e dal prossimo anno sarà responsabile della Junior Academy dell'Arsenal e proverà a dare una nuova visione del calcio e dello sport in generale ai bambini. Nonostante i problemi affrontati, Mertesacker non ha comunque rimpianti per la sua carriera: "Anche se dovessi vomitare prima di ogni partita e andare in riabilitazione 20 volte, rifarei tutto da capo - conclude -. Ne è valsa la pena per tutti i ricordi che oggi mi porto dentro".