Con la vittoria in Champions il tedesco si è confermato la "bestia nera" di Pep, che non trova contromisure al suo modo di giocare. L'allenatore del City però può ritrovare il sorriso sabato: battendo lo United di Mourinho (che lo soffre sempre) vincerebbe la Premier
La lezione inflitta da Klopp a Guardiola in Champions League ha rilanciato un vecchio ritornello: il manager del Liverpool è la “kryptonite” di Pep, la sostanza (e il Liverpool della prima mezz’ora di mercoledì è stato davvero tutta sostanza) dinanzi alla quale l’allenatore più geniale del mondo perde tutti i suoi superpoteri.
Parlano i precedenti tra i due, che si incrociano fin dal 2013, quando entrambi lavoravano in Germania, a capo delle due superpotenze Bayern Monaco e Borussia Dortmund: 7 a 5 per Klopp il conto delle vittorie aggiornato (e un pareggio). Il 3-0 nel quarto d’andata di Champions va a sommarsi all’epico 4-3 della gara di ritorno in campionato (all’andata era finita 5-0 per i Citizens, ma l’espulsione di Manè dopo 37’ rende quella partita poco attendibile), ma in passato Klopp ha strappato all’avversario anche due Supercoppe di Germania (2013, con Pep appena arrivato sulla panchina del Bayern, e 2014), segno che quando la partita conta sul serio lui sa prepararla come pochi altri.
Ogni allenatore ha la sua kryptonite
In breve, Klopp è l’unico allenatore con un bilancio in attivo contro Guardiola, considerando quelli che l’hanno affrontato almeno 10 volte. Pep soffre le sue squadre così come Mourinho storicamente soffre Guardiola (9-4 per Pep, con 7 pareggi), Wenger soffre Mourinho (9-2 per Mou, e 7 pareggi) e Conte soffre Wenger (3-1 per Arsene, 4 pareggi). Per ogni superallenatore c’è un antidoto, e nel caso di Guardiola il modo migliore per disinnescare le sue trame sta nel gioco ficcante, a tratti spregiudicato, proposto da Klopp. Solo il Liverpool, quest'anno, è riuscito a rifilare 3 o più gol in una singola partita al Manchester City, e ci è riuscito in due occasioni: 4-3 in campionato e 3-0 in Champions frutto di una strategia simile. Mercoledì i Reds hanno chiuso la questione nella prima mezz'ora giocata a tutta birra, come se poi non ci fossero altri 60', a gennaio era bastato dare un'accelerata nei primi 20' dopo l'intervallo per segnarne tre e portarsi sul 4-1. Folate di Klopp, in apparenza senza fare troppi calcoli, semplicemente cercando il gol: è così che Guardiola è stato spazzato via quest'anno.
Pep vede Mou e sorride
Il calendario, però, offre a Pep la possibilità di tornare a sorridere, per quanto sia possibile quando si ha un piede fuori dalla Champions. Subito dopo la batosta europea e subito prima di provare a rimediare nella gara di ritorno, in mezzo tra i due confronti con la bestia nera Klopp insomma, c’è Mourinho. L’amato/odiato José che in questa stagione ha già battuto (2-1 all’andata), che l’ha inseguito per mesi senza mai riuscire ad avvicinarlo e che proprio nel derby di sabato potrebbe consegnargli il titolo della Premier. Con 16 punti di vantaggio in classifica a 7 giornate dalla fine, Guardiola potrebbe diventare campione battendo lo United, prendendosi la doppia soddisfazione di festeggiare davanti ai propri tifosi titolo e derby vinto. A patto che Mourinho non decida di fare una telefonata a Klopp per chiedergli la ricetta dell'antidoto.