Ince rievoca un episodio con Alex Ferguson: "Quella volta che mi disse arrabbiato 'tu non sei Maradona'"
Premier LeagueL'ex giocatore di Manchester United e Inter svela un episodio accaduto con Ferguson ai tempi dei Red Devilse e aggiunge: "Desiderava solo il meglio per noi, è stato come un padre per me"
SIR ALEX MIGLIORA: FUORI DALLA TERAPIA INTENSIVA. GLI AGGIORNAMENTI
Il peggio per Sir Alex Ferguson sembra essere passato. Sabato scorso infatti, l'ex manager del Manchester United è stato operato d'urgenza per emorragia cerebrale e, dopo un paio di giorni passati in terapia intensiva, è uscito dal coma e ha rivolto le prime parole ai parenti, ovviamente focalizzate sul mondo calcistico. In queste ore tanti si sono stretti attorno all'allenatore scozzese, punto di riferimento per tantissimi calciatori e non solo. Tra questi anche Paul Ince, ex centrocampista dei Red Devils e dell'Inter: "Sir Alex è stato un elemento importantissimo della mia vita per così tanto tempo - racconta il giocatore dello United dal 1989 al 1995 -. Quando sono arrivato al Manchester ero ancora molto giovane e Fergie ha rappresentato una figura paterna per me. La vita mi ha riservato tante cose belle e per questo devo ringraziare lui. Mi ha concesso il tempo di crescere ed è così che sono diventato il miglior giocatore che aspiravo ad essere e la persona che sono oggi. In questi giorni ho ripensato a tutti i momenti incredibili che ho avuto con lui, alcuni buoni e altri cattivi: dai trofei vinti ai trucchi ricevuti. Inizi a riflettere sulle critiche e gli elogi che ti ha fornito e all'enorme importanza che hanno avuto nella tua vita". Tra i tanti episodi, Ince ne ricorda uno in particolare: "Una volta giocammo al Carrow Road contro il Norwich, una delle nostre rivali al titolo in quel momento. Vincemmo facilmente 3-0 e a fine partita eravamo tutti nello spogliatoio a festeggiare, ma Ferguson era furioso. «Mister, qual è il problema? Abbiamo vinto» chiesi a Sir Alex, ma lui mi rispose urlando: «Paul, tu non sei Maradona! Devi prendere la palla e passarla ai migliori giocatori». Non ci parlammo per due settimane, nemmeno un 'buongiorno'. Durante una partita di calcio tennis poi, lui faceva l'arbitro e mi disse che avevo tirato la palla fuori. Lo fece intenzionalmente, per caricarmi. Poi si risolve a me e aggiunse: «Ince, non scherzare con il tuo capo». Io iniziai a ridere e tutto fu perdonato. Stava cercando di insegnarmi a non lasciare che il mio ego diventasse troppo grande. Si preoccupava per noi come se fossimo suoi figli o parte della sua famiglia. Ricordo anche che, durante i primi giorni, mi chiese se avevo una ragazza. Quando gli risposi di sì rimase molto contento perché era rispettoso e desiderava il meglio per noi".