Premier League, l'ex arbitro Clattenburg: "Bevevo per combattere la tensione"

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Mark Clattenburg, ex arbitro di Premier League (getty)
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Il 43enne, oggi fischietto in Arabia Saudita, ha ammesso di aver abusato di sostanze alcoliche per combattere l'eccessivo stress legato all'attività di arbitraggio nel campionato inglese: "Se la partita andava male, tornavo a casa e bevevo molta birra. Lasciare la Premier è stato un sollievo"

Dichiarazioni choc, che raccontano di una vita, quella dell’arbitro, tutt’altro che semplice da gestire. A rilasciarle è stato Mark Clattenburg, ex fischietto di Premier League e delle maggiori competizioni calcistiche a livello mondiale, che ha ammesso di aver spesso affogato lo stress derivante dalla sua attività nell’alcol: “È stato un sollievo allontanarsi dalla Premier League - ha spiegato il 43enne di Consett, oggi arbitro in Arabia Saudita - Le pressioni all’interno del proprio paese sono spesso più difficili da gestire di quelle in ambito internazionale. L’attività di arbitro può arrivare a influenzare anche la tua famiglia, ogni cosa che si scrive sui media ha conseguenze su chi ti conosce. Per gestire la pressione successiva ai match di Premier League bevevo molta birra: se la partita andava male, tornavo a casa e aprivo il frigo. Mia moglie lo sapeva: capiva il mio stato d’animo già al telefono, appena uscivo dallo stadio”.

"La Premier non mi manca per niente"

Clattenburg crede che molti alti arbitri si trasferiranno all’estero nel prossimo futuro: “In Premier League le persone ti criticano costantemente, questo è stato uno dei motivi per cui ho deciso di trasferirmi in Arabia Saudita. Quando prendi una decisione sbagliata, a causa della pressione l’idea non abbandona mai la tua testa anche dopo molte ore”. E poi un’accusa a giocatori e allenatori: “Non escono mai dagli spogliatoi per scusarsi con te, oppure per ammettere di aver sbagliato a comportarsi in un certo modo. Il campionato inglese non mi manca per niente”. L’arbitro inglese ha anche ricordato uno degli episodi più spiacevoli della sua carriera: “Il peggiore è stato quanto, dopo Manchester United-Chelsea, sono stato accusato di aver rivolto insulti razzisti a Jon Obi Mikel. Ho pagato le conseguenze di questa voce all’aeroporto di Heathrow, quando mi sono trovato a fronteggiare le persone dopo che le notizie sul fatto erano rimbalzate in tutto il mondo”, ha concluso.