Il giorno in cui cambiò il calcio: 10 anni fa nasceva il City degli sceicchi

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Il 1° settembre 2008 lo sceicco Mansour rilevava un Manchester City disastrato, come ricordano i giocatori dell'epoca: i bagni senza porte, i pesi in palestra arrugginiti, i cavalli attorno al campo d'allenamento. Poi, all'improvviso, tutto è cambiato

Sono passati 10 anni, sembra di parlare di un’altra era calcistica: esattamente il 1° settembre 2008 lo sceicco Mansour bin Zayd Al Nahyan faceva il suo ingresso nel mondo del pallone comprando il Manchester City. E le cose non saranno più come prima, nel calcio.

A ripercorrere tutta la storia, spiegando come l’avvento di Mansour abbia rivoluzionato non solo il City ma l’intero sistema calcio, un libro in uscita in Inghilterra, “Killing the game”, ricco di testimonianze dei protagonisti di questi ultimi 10 anni. Dal primo settembre di 10 anni fa, quando Mansour si presentò sborsando poche ore dopo il suo arrivo 42 milioni di euro per Robinho (l’operazione più costosa nella storia del club fino a quel momento), ai giorni nostri, in cui il City allenato da Pep Guardiola è una potenza mondiale sotto tutti i punti di vista.

Un bagno senza porte

Eppure, la storia inizia con dei bagni con le porte scardinate e una palestra disastrata… “Ho firmato il mio contratto prima di vedere il campo di allenamento in un ufficio pieno di scatole”, racconta nel libro Vincent Kompany, acquistato dal City il 22 agosto 2008 e quindi una settimana prima che Mansour rilevasse il club.

“Ricordo quando andai in bagno per la prima volta: la porta era scardinata, quasi appesa. Ho pensato che fosse piuttosto interessante, in termini di intimità. In palestra invece c'era una macchina con i pesi impossibili da sollevare tanta era la ruggine. Il sacco da boxe era tagliato in mezzo come se qualcuno l’avesse affettato con una spada da samurai. E faceva freddo”.

I giocatori del City di quel periodo parlano di Carrington, il loro precedente campo  di allenamento, con un misto di nostalgia e incredulità: non sembra possibile che una squadra di Premier League si allenasse lì.

Meglio non fare la doccia

Secondo Yaya Toure, che sarebbe entrato a far parte del Manchester City nel 2010 (dopo che erano state spese più di 500.000 sterline per rinnovare la struttura di Carrington), lo stato del campo di allenamento era in contrasto con le aspirazioni del club. Lui proveniva dal Barcellona e ricorda che “Carrington sembrava un impianto di seconda divisione: all'inizio ero davvero preoccupato. Finiti gli allenamenti a volte non facevo la doccia lì perché non me la sentivo”. Ma c’era anche un’altra cosa che lo lasciava senza parole: la vista dei cavalli che vagavano oltre il campo di allenamento. “È stato piuttosto divertente” dice oggi. “Ricordo di aver detto a mio fratello [il difensore Kolo Toure] ‘Il club vuole ottenere risultati, ma le cose devono cambiare’”. E sono cambiate, eccome. Pete Bradshaw, direttore delle Infrastrutture aggiunge: “Abbiamo attraversato momenti in cui era difficile anche pagare il personale. Non potevamo ordinare la cancelleria, portavamo penne e matite da casa”.

Come a "Extreme Makeover"

Esempi piuttosto chiari di quanto fosse pericolante la posizione del City nel momento in cui Mansour lo stava per rilevare. “Nelle settimane precedenti alla transazione stavamo andando verso una catastrofe enorme. Avevo avvisato tutti, dalla Premier League, all’ex proprietario Shinawatra in persona. È stato davvero un periodo terribile e la Premier League sapeva cosa stava succedendo”.

Poi, all'improvviso, tutto è cambiato. “Siamo tornati e avevano fatto una di quelle cose che avresti visto su Extreme Makeover o qualcosa del genere”, ricorda Kompany. “Avevano cambiato l'intera struttura in due settimane”. E con il nuovo centro di allenamento sono arrivati anche nuovi campioni.

“Ricordo che accompagnai Gareth Barry ed eravamo in macchina”, racconta Brian Marwood. “La radio era accesa e parlava di lui, che stava per firmare, dicendo che il City lo stava prendendo in giro, e altre cose del genere: ‘Non vincerà nulla al City, sta andando lì solo per i soldi, il club di plastica, i proprietari stranieri entrano e uccidono il gioco, questi ragazzi sono mercenari...’. Gli chiesi: ‘Vuoi che spenga?’ e lui mi disse ‘No, voglio ascoltarlo’. Poi aggiunse: ‘Non mi dà fastidio, lo ricorderò solo perché voglio mostrare a queste persone che si sbagliano’. Ed è anche grazie a persone giuste come Gareth che ora siamo dove siamo”.