L’attaccante argentino si è confessato a ESPN: "Convinto che fosse la scelta giusta. Mi pento invece di essermi chiuso in passato solo per paura delle critiche. Ma ora sono tranquillo, non mi tocca più niente. La gente pensa solo ai soldi che uno guadagna e ai gol che fa..."
Esseri umani, prima che calciatori. Una banalità che spesso sfugge ai tifosi, che vedono i propri idoli in un’altra dimensione, mettendo in secondo piano l’eventualità che possano provare le stesse difficoltà di una persona normale. Nel programma di ESPN “Let’s talk about football”, Gonzalo Higuain ha parlato a cuore aperto della sua situazione personale. In carriera sono state tante le critiche ricevute, ma più che rispondere l’argentino ha preferito tenere tutto dentro: "Non sono pentito, né mai lo sono stato, di avere lasciato il Napoli. Sono passati diversi anni, ognuno pensi ciò che vuole, io sono convinto di avere scelto correttamente. In questo momento della mia vita non mi tocca nulla e non sono interessato a quello che dice la gente. La gente vede solo se segni un gol, del resto siamo pagati per questo anche se mi sembra esagerato. Mi sono sempre pentito di essermi rifugiato in casa e di non essere uscito per strada solo per paura di quello che avrebbero potuto dirmi. Ci sono persone che senza vergogna fanno e dicono cose cattive. Ci sono persone che fanno cose brutte e che girano tranquillamente senza vergognarsi di nulla. Perciò mi chiedo perché noi calciatori che non abbiamo fatto nulla di male, che fondamentalmente facciamo solo sport, non possiamo uscire in strada senza timori?".
I soldi non fanno la felicità
Alla base di ogni discorso, ci sono le grosse cifre che un calciatore di primo livello come Higuain è in grado di guadagnare all’anno. Ma il Pipita ha esteso la sua riflessione anche a questo aspetto: “La gente pensa sempre al fatto che guadagniamo tanto, ma gli affetti non si possono comprare. Negli ultimi 14 anni ho passato il Natale e il mio compleanno con persone diverse. La maggior parte delle volte per stare con mia madre le dovrei far fare 15 ore di aereo e non ho mai l’opportunità di averla a 10 minuti. Ma a questo le persone non ci pensano, si tiene soltanto ai gol che facciamo, perché è il lavoro per cui siamo pagati. Diventa l’unico fattore per giudicarci e onestamente mi sembra un po’ esagerato, anche se ormai ci ho fatto l’abitudine”.