Miccoli, attesa in serata la sentenza del processo per estorsione

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L'ex attaccante è accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso e rischia fino a 4 anni di reclusione. La difesa invece ne chiede l'assoluzione: la sentenza è prevista in serata, Miccoli dovrebbe presentarsi in aula

Giornata importante per Fabrizio Miccoli, che oggi conoscerà l’esito della sentenza del processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Ha avuto infatti inizio questa mattina l’ultima udienza, con rito abbreviato: la sentenza è prevista per questa sera e sarà elaborata dal gup Walter Turturici già ritiratosi in camera di consiglio. Secondo l’accusa Miccoli avrebbe attuato una richiesta estorsiva nei confronti dell’imprenditore Andrea Graffagnini, “servendosi” dell’influenza mafiosa e dei metodi di Mauro Lauricella, figlio di un boss di quartiere. Il fine? Pagare un ex fisioterapista del Palermo, Giorgio Gasparini, che aveva preteso di essere creditore di una somma dovutagli dall’imprenditore. Cosa rischia Miccoli? La procura, rappresentata in aula dal sostituto procuratore Francesca Mazzocco, nel corso della requisitoria dello scorso maggio aveva chiesto una pena di 4 anni di reclusione. Lauricella è stato condannato alla pena di un anno, ma l’accusa è stata derubricata in violenza privata aggravata: forti di questa sentenza gli avvocati di Miccoli, Castronovo e Orsini, hanno chiesto l’assoluzione per il proprio assistito, che con ogni probabilità si presenterà in aula per la lettura del dispositivo.

Gli ultimi anni di carriera e la vicenda Falcone

Miccoli, che è diventato il giocatore del Palermo più presente in Serie A ed è riuscito anche a coronare il sogno di vestire la maglia del "suo" Lecce, ha poi chiuso la sua carriera a Malta e si è ufficialmente ritirato dal calcio giocato nel dicembre 2015. Nel 2013 era stato coinvolto in un'altra brutta vicenda: a Palermo infatti, venuto a contatto e diventato amico con Mauro Lauricella (figlio del boss mafioso della Kalsa), fu intercettato durante conversazioni con Lauricella e scoperto a insultare il giudice Falcone. Per questi fatti, scoppiò in lacrime e si scusò pubblicamente nel corso di una conferenza stampa e scrisse di suo pugno una lettera idealmente indirizzata a Falcone pubblicata da La Repubblica.