Sei partite da seguire nel weekend: ecco perché

Calcio

Francesco Lisanti e Angelo Pisani

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Dal derby di Genova a Roma-Fiorentina, passando per la Serie B e il meglio dei campionati europei: tutto ciò che non dovete perdervi nel fine settimana

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Roma - Fiorentina

Roma e Fiorentina si sono rivelate due tra le squadre più oscillanti di questo campionato, con pregi e difetti molto specifici, e nonostante una certa distanza a separarle (in classifica, nei giocatori, negli obiettivi) hanno molti punti di contatto. Entrambe le squadre sono passate per la rivoluzione (tecnica e tattica) della scorsa estate, cambiando allenatore e passando da una forte identità tattica all’altra.

Di Francesco e Pioli hanno provato a dare una loro impronta sin dalle prime settimane, con alterne fortune. Dopo un ottimo inizio (10 vittorie nelle prime 12) la Roma ha subito un calo abbastanza netto a cavallo tra novembre e gennaio, periodo in cui sono venuti fuori i problemi dei giallorossi in costruzione (specie sulle catene laterali) e nella produzione offensiva. Una situazione che ha convinto il tecnico romanista ad adottare qualche accorgimento, prima col passaggio al 4-2- 3-1 (per dare più libertà a Nainggolan, da trequartista) e poi con un baricentro più basso, così da aprire più spazi in transizione.

Nelle ultime giornate contro Crotone e Bologna, aiutata dal ritorno di Perotti e da un atteggiamento attendista delle avversarie, la Roma è riuscita a migliorare la gestione del possesso, coinvolgendo i terzini in posizione più avanzata. I due esterni hanno avuto più libertà di avvicinarsi a Dzeko, da una situazione di questo tipo, con i terzini molto in alto, i giallorossi hanno segnato anche al Napoli.

I presupposti del primo gol segnato a Crotone nascono dalla posizione alta dei terzini e dagli esterni stretti, a cui si aggiunge Pellegrini in area. Lo stesso vale per il gol segnato a Bologna.

L’andamento della Fiorentina in stagione è stato meno regolare. Dopo un buon inizio, la squadra di Pioli ha mostrato a pieno le proprie difficoltà di tenuta all’interno della partita, problemi resi comprensibili dall’atteggiamento aggressivo e verticale dei giocatori viola. Il tecnico parmigiano ha provato varie soluzioni, provando la difesa a tre (più utile a difendere le transizioni) o utilizzando il rombo a centrocampo (migliore nel dare compattezza centrale). Dopo i saliscendi del periodo invernale la squadra sembra aver finalmente trovato continuità, complice la migliore applicazione delle fasi di pressione e la maggiore qualità nell’ultimo terzo di campo.

Col “recupero” di Saponara (titolare nelle ultime 4) la Viola ha trovato una fonte di gioco in più sulla trequarti (già 2 assist), dando più occasioni a Simeone (tornato al gol) e maggiore libertà a Chiesa. Non a caso i viola arrivano da cinque vittorie consecutive, un ruolino che sta valendo il rilancio in zona Europa.

Molto, della partita con la Roma, dipenderà dalla resa dell’attacco della Fiorentina contro la difesa romanista. A dispetto del 4-1 subito al Campo Nou i giallorossi hanno mostrato la loro crescita nelle fasi di difesa posizionale, un lavoro rovinato solo dalla maggiore qualità dei blaugrana nei momenti decisivi e da una generale difficoltà a reggere così a lungo senza compiere la minima sbavatura. Contro la Fiorentina (che non avrà Chiesa, squalificato) il gap tecnico non sarà lo stesso, ed è probabile che l’inerzia riesca a ribaltarsi.

Se la Roma riuscirà a superare la prima pressione della squadra viola si apriranno molti spazi, a meno che la Fiorentina non assuma un atteggiamento più accorto, schierando Thereau al fianco di Simeone per poter tenere il baricentro più basso senza perdere troppo peso offensivo. La partita, insomma, lascia aperte molte incognite: la spunterà chi riuscirà a proporre il miglior compromesso tra obiettivi e necessità di gioco.

Genoa - Sampdoria

Ad accendere ulteriormente le aspettative intorno al Derby più latino-americano d’Italia, sarà il confronto tra due squadre dalla marcata identità tattica, poco inclini a modificare il proprio stile di gioco sulla base dell’avversario di turno. La Sampdoria è una squadra di fini palleggiatori e attaccanti potenti, che ricerca il controllo del pallone anche come strumento difensivo, e sa innescare pericolose triangolazioni sulla trequarti per arrivare al tiro. Il Genoa aspetta tutte le squadre nella propria metà campo, orienta naturalmente il possesso avversario verso le fasce e occupa l’area con difensori forti di testa e abili nei tempi d’uscita. Per la Samp sarà difficile trovare spazi, per il Genoa sarà difficile vincere tutti i duelli in difesa.

Giampaolo ha detto di prevedere «una gara complicata sul piano della contrapposizione». Il Genoa ha infatti tutte le armi che tendono a mettere in difficoltà la Samp: un centrocampo a tre molto fisico, una solida occupazione del centro del campo, un gioco di ripartenze rapide. La difesa della Samp fatica spesso a tenere il passo delle transizioni avversarie, o a coprire gli inserimenti dei centrocampisti, e il gioco del Genoa si presta a scoprire le falle del rombo. Molto dipenderà dallo stato di forma di Lapadula, che martedì ha segnato il primo gol su azione del campionato.

Alle motivazioni che regala la sfida cittadina, per la Sampdoria si aggiunge la tensione di conservare il settimo posto in classifica. Quella di Giampaolo si conferma una squadra dagli equilibri delicati: quando ormai dava l’impressione di essere scivolata fuori dalla corsa per l’Europa League, ha reagito con un eroico contraccolpo, andando a vincere in trasferta - evento rarissimo in questa stagione - uno spareggio decisivo contro l’Atalanta, trascinata da Praet, Ramírez, Caprari e Zapata. In occasione del Derby, torneranno Torreira dalla squalifica, e Quagliarella, Strinic e Barreto dai rispettivi infortuni. Conoscendone le atmosfere, Giampaolo ha detto di temere una partita troppo fisica, perché sa di avere la squadra più tecnica.

Parma - Frosinone

Oltre ad essere la sfida di cartello della prossima giornata di Serie B, quella tra Parma e Frosinone sarà un crocevia importante per entrambe le squadre, che arrivano a questa sfida in momenti molto diversi. Dopo la lunga rincorsa la squadra di Longo sta attraversando un (comprensibile) periodo di appannamento, iniziato con la sconfitta interna contro il Perugia. Da quella gara in avanti, i ciociari hanno messo insieme solo 2 vittorie, perdendo lo scontro diretto col Palermo (ora a -1) e restando a secco in 3 partite su 5.

Il Parma, invece, è in uno dei momenti più brillanti della propria stagione. Dopo la brutta sconfitta con l’Empoli (0-4) la squadra di D’Aversa ha reagito nel modo migliore, vincendo 5 delle successive 7 al ritmo 2.16 gol a partita. Con la vittoria sul Palermo i gialloblu sono arrivati a -5 dal Frosinone: una vittoria potrebbe aprire scenari molto interessanti.

Proprio la sfida coi palermitani, lo scorso lunedì, potrebbe essere indicativa. Sin dallo scorso anno D’Aversa ha impostato un gioco basato molto nello sviluppo sulle catene laterali, per sfruttare la superiorità numerica della catena terzino-mezzala-esterno e risalire velocemente il campo e trovare il centro. La velocità degli scambi sull’esterno ha messo molto in difficoltà la difesa a tre dei palermitani, e potrebbe dare problemi anche ai ciociari.

Ma il punto forte del Parma resta la fase difensiva: i gialloblu aggrediscono efficacemente nelle transizioni negative e sono sempre molto reattivi nel ricompattarci in difesa, dove la squadra schiera i quattro difensori molto stretti, ma pronti a sganciarsi, dietro a un trio di centrocampo attento e orientato sull’uomo.

La densità in zona palla del Frosinone offre diverse soluzioni di gioco. Ciano è libero di abbassarsi e ricevere tra le linee, a sinistra Beghetto è solo. La palla passerà sui piedi di Maiello, e arriverà a lui.

Per disordinare la retroguardia gialloblu saranno fondamentali le rotazioni del centrocampo ciociaro, sempre molto bravo a interpretare le varie fasi di possesso per aprire spazi verso i tre giocatori offensivi. Nel 3-4-1-2 di Longo l’uscita del pallone viene gestita dai tre centrali (aiutati dai mediani), con gli esterni di centrocampo più avanzati e i tre giocatori offensivi ad alternare movimenti a venire incontro e in profondità.

L’apporto di Ciofani, Dionisi e Ciano sulla trequarti permette ai ciociari di trovare sempre lo spazio alle spalle della mediana avversaria, con il rifugio del cambio gioco sui due esterni.

Questa superiorità in zona palla sarà una delle chiavi per scardinare la fase difensiva dei gialloblu, a patto di non lasciare troppi spazi nelle transizioni negative. Come all’andata, la partita si giocherà su equilibri sottili, nei rispettivi punti di forza. Tra la verticalità dei parmigiani e la fluidità dei ciociari passeranno i destini della sfida e (probabilmente) il futuro delle due squadre nel finale di stagione.

Real Madrid - Atlético Madrid

Nonostante l’algoritmo di FiveThirtyEight, su scala da 0 a 100, attribuisca valore 1 alla voce “importanza della partita”, la ricca vetrina di talento rende il Derby madrileño un appuntamento imperdibile del menù domenicale. Atlético e Real hanno la quasi totale certezza di tornare in Champions e difficilmente possono insidiare la vetta del campionato. Si giocheranno il primato cittadino con la sicurezza derivante dai trionfi europei raccolti in settimana, anche per allungare il generale momento positivo (da febbraio ad oggi, soltanto due partite senza vittorie per entrambe).

A differenza della gara di andata, che terminò con uno 0-0 molto bloccato e soltanto 4 tiri in porta, tutti abbastanza velleitari, questa volta Zidane e Simeone dovrebbero disporsi a specchio con il 4-4-2, soluzione che potrebbe ulteriormente vincolare il risultato a una giocata individuale, a un duello vinto in attacco.

Quanto è difficile contenere gli attaccanti del Real: Benzema si allarga, Vázquez taglia verso il centro, Ronaldo è pronto a scattare. Il 4-4-2 di partenza si trasforma continuamente.

Con la propulsione e la qualità di Asensio e Lucas Vázquez sulle fasce, Zidane ha resuscitato la vena realizzativa di Cristiano Ronaldo; poi contro la Juventus ha ripescato il trequartista (Isco) e Ronaldo ha continuato a segnare. Domenica dovrebbe riproporre questo modulo, con il sacrificio di Modric e una replica dell’esperimento Bale in appoggio a Ronaldo. Simeone proverà a sopperire alle assenze in difesa (Giménez, Vrsaljko, Filipe Luís) con l’organizzazione, un trucco che gli riesce quasi sempre, ogni tanto anche contro il Real.

Everton - Liverpool

Nella giornata in cui un’altra sfida stracittadina potrebbe assegnare il titolo, il Merseyside Derby sposterà nulla o quasi in termini di classifica. Proprio l’Everton dovrebbe avere le motivazioni maggiori: continuare a inseguire un'insperata qualificazione in Europa League, invertire il trend stagionale, quello di vincere spesso contro le squadre posizionate più in basso in classifica e perdere sempre contro le squadre posizionate più in alto, spezzare il momento di inerzia positiva del Liverpool, e tornare a vincere il Derby dopo 14 partite consecutive senza battere i Reds (una sola vittoria nelle ultime ventidue).

«Il momento migliore per giocare un derby di Liverpool è quello tra due partite di Champions League», ha detto Sam Allardyce, il traghettatore dell’Everton che rifiuta di sentirsi definire tale. Allardyce ci tiene a ricordare appena ne ha occasione che «il calcio non è astrofisica», e comprovando la sua fama ha leggermente migliorato la media punti dell’Everton con piccoli aggiustamenti. Il modulo di base è il 4-2-3-1, con Rooney che è arrivato a giocare stabilmente tra i due mediani davanti alla difesa. Sulla trequarti si muove un giocatore più mobile, solitamente Tom Davies, mentre l’attacco è sorretto da due ali accentratrici e dalle sponde di Tosun.

Classico attacco dell’Everton: Bolasie si sgancia dopo la sovrapposizione di Baines e trova l’inserimento di Walcott sul palo opposto. È il gol del vantaggio.

L’Everton occupa il campo in maniera geometrica, ricerca un possesso più lento e ragionato per ridurre al minimo le situazioni di emergenza difensiva, e si affida soprattutto alle intuizioni dei singoli: alcuni sono cresciuti nel corso della stagione, come Gueye e Bolasie, altri sono arrivati a gennaio e si sono ambientati benissimo, come Walcott e Tosun. Le velleità di palleggio dell’Everton rischiano di essere spazzate dalla furia agonistica del Liverpool, ma d’altra parte le frequenti triangolazioni laterali si prestano bene ad attaccare una squadra molto stretta e compatta. Per il Liverpool, reduce dalla migliore prestazione difensiva dell’era Klopp, un altro clean sheet sarebbe un segnale preziosissimo. Nella peggiore delle ipotesi, allungherebbe la striscia positiva.

Red Bull Lipsia - Bayer Leverkusen

Nonostante le diverse filosofie, Leverkusen e Lipsia hanno molti punti di contatto: nella costante ricerca della porta (tirano 14.9 e 14.6 volte a partita, meno solo del Bayern), nel controllo del possesso (54% Lipsia, 53.2% Leverkusen), e soprattutto in classifica. Nelle ultime settimane Lipsia e Leverkusen (separate da un punto) hanno avuto un rendimento altalenante, fatto di sorpassi e controsorpassi, come due motociclisti in una pista piena di curve. Il traguardo è il quarto posto in classifica, al momento occupato della squadra targata Red Bull.

Dopo le sconfitte di Eintracht e Colonia i biancorossi hanno messo in fila 4 risultati utili consecutivi, fermando sul pari il Borussia e battendo a sorpresa il Bayern Monaco. Contro i bavaresi la squadra di Hasenhüttl ha cambiato modulo (passando al 3-4-1-2), ma ha mantenuto gli stessi principi. Aggressività in entrambe le fasi, per dominare le transizioni, e verticalità a tutti i costi (cercata anche in inferiorità numerica, facendo affidamento al dinamismo di giocatori come Keita, Kampl e Bruma).

Diverso è l’atteggiamento delle "Aspirine": il 4-2-3-1 di Herrlich si basa su una gestione del possesso più ragionata, con Havertz a supporto dei due centrali in fase di possesso, e i due esterni (Bailey e Brandt) pronti a strappare il gioco nell’ultimo terzo di campo. La qualità tecnica degli esterni difensivi (Bender e Wendell) permette al Leverkusen di risalire il campo con il giusto criterio, portando 5 o 6 giocatori sulla linea offensiva.

Verticalità e orizzontalità, controllo e caos: oltre che uno scontro nella parte alta della classifica, la partita di lunedì sarà anche una battaglia di stili.