Il terzino 26enne, chiamato al posto dell'infortunato D'Ambrosio, è la grande novità tra i convocati di Mancini. L'esordio in A con la maglia della Fiorentina, la gavetta in club minori e poi il suo viaggio continentale tra Spagna e Portogallo: un lungo giro per approdare all'azzurro
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La sua chiamata è arrivata quasi per caso, complice l'infortunio e il conseguente forfait di D'Ambrosio, ma adesso che il destino gli ha offerto una possibilità vuole dimostrare di essere pronto, prendendosi magari qualche rivincita verso chi lo ha sottovalutato nel corso degli anni. Cristiano Piccini è, infatti, la grande novità proposta da Mancini in vista del doppio impegno contro Ucraina (amichevole) e Polionia (Nations League). "Sta facendo bene e lo seguiamo da diverso tempo - ha detto a tal proposito il Ct azzurro -, per quello lo abbiamo chiamato. Ha avuto diverse esperienze diverse e per adesso penso sia meglio giochi all'estero, almeno gioca. Credo possa avere un futuro importante, inoltre gioca anche in Champions League". Se ai più il nome del terzino risulta ancora sconosciuto, c'è chi lo conosce bene perché lo ha cresciuto da giovane e lo ha visto spiccare il primo volo: i tifosi della Fiorentina. Piccini, infatti, è nativo di Firenze e grandissimo appassionato della squadra viola, con la quale ha avuto modo di debuttare in Serie A. Prima di quel 5 dicembre 2010, il neo azzurro classe '92 ha lavorato duramente e scalato le gerarchie in tutte le formazioni giovanili del club toscano, arretrando in modo graduale la sua posizione in campo di qualche metro pur di trovare spazio nella squadra del suo cuore. Un terzino che, viste le sue qualità fisiche, è più dedito alla fase di equilibrio e copertura che non a quella di spinta. Ed è proprio nel nuovo ruolo che l'allora allenatore della Fiorentina, Sinisa Mihajlovic, lo ha notato e premiato facendolo esordire a 18 anni in campionato contro il Cagliari. "L'emozione più grande della mia carriera, forse anche superiore al brivido avvertito quando ho ascoltato per la prima volta la musichetta della Champions" dichiarava qualche tempo fa Piccini che, dal sogno, ha poi dovuto affrontare una realtà ben diversa. I colpi da giovane promessa non sono bastati, infatti, per essere promosso definitivamente in prima squadra, costringendolo a vagare in giro per l'Italia tra Serie B e Serie C per continuare a fare gavetta. Carrarese, Spezia e Livorno le sue esperienze in prestito - quest'ultima caratterizzata da 20 presenze in A -, utili per migliorare e farsi le ossa, ma non sufficienti per ricevere la fiducia a lungo termine della società viola.
L'estate del 2014 ha segnato, dunque, la fine della sua avventura a Firenze. Piccini ha deciso di ripartire dalla Spagna e da Siviglia, con il Betis, che lo ha acquistato per un milione e mezzo. In Andalusia ha continuato a crescere e, dopo un triennio di alto livello, è passato allo Sporting Lisbona, con la Fiorentina che, nel frattempo, aveva perso la possibilità di riacquistarlo. Ed è nella capitale portoghese che il terzino ha avuto modo di esprimersi a livelli internazionali, confrontandosi con la ribalta della Champions League. Prestazioni finite sotto gli occhi di tutti e che hanno convinto il Valencia a puntare su di lui. Un'operazione, costata 10 milioni, che lo ha reso il terzino italiano più caro al mondo visti gli 80 milioni fissati per la sua clausola rescissoria. "Con noi diventerà un difensore di primo livello" sostenevano convinti qualche settimana fa l'allenatore Marcelino e il patron Peter Lim. E Piccini, infatti, in questa prima parte di stagione non ha deluso le aspettative. Maglia da titolare in sette partite su otto di Liga, riuscendo ad attenuare lo strapotere offensivo di Atletico Madrid e Barcellona, e poi il debutto stagionale in Champions all'Old Trafford, dove ha contribuito a tenere la porta inviolata contro il Manchester United. È saltata la sfida contro i connazionali della Juventus - affrontata comunque lo scorso anno con lo Sporting -, ma adesso avrà modo di rivedere alcuni dei giocatori bianconeri in Nazionale. E, forse, riuscirà finalmente a realizzare il sogno di vestire la maglia dell'Italia. Per il ritorno in A, invece, c'è ancora tempo. Anche se a una chiamata della "sua" Fiorentina difficilmente saprebbe dire di no.