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Marco Borriello si racconta a "I Signori del Calcio". L'intervista esclusiva su Sky Sport

Calcio

Sabato 29 dicembre a mezzanotte, Marco Borriello è protagonista dell'appuntamento con "I Signori del Calcio" (su Sky Sport Serie A). L’ex attaccante di Milan e Roma, nella splendida cornice di Ibiza, si è raccontato a 360°: la storia del padre, i 15 anni in Serie A, la decisione di andare a vivere a Ibiza per un nuovo progetto di vita

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Sabato 29 dicembre a mezzanotte su Sky Sport Serie A (in replica domenica 30 alle 19 e alle 23 su Sky Sport Serie A e lunedì 31 alle 19.30 su Sky Sport Uno), appuntamento con "I Signori del Calcio". Protagonista della puntata è l'ex attaccante di Milan e Roma Marco Borriello, che nella splendida cornice di Ibiza si è raccontato a 360°: la storia del padre, i quindici anni in Serie A, la decisione di andare a vivere a Ibiza per un nuovo progetto di vita. Di seguito alcuni estratti.

Ibiza e un primo bilancio

Non sono in fuga da niente, in questo momento della mia vita, la mia mente e il mio corpo necessitano di tranquillità. Quando sono su quest’isola, nella mia casa, sento una sensazione di pace in me stesso. Dopo 15 anni di Serie A, avevo praticamente deciso di smettere di giocare. Ho deciso quindi di trasferirmi qui, su quest’isola, poi è arrivato il progetto “Ibiza” calcistico, che mi riempie un po’ di più la giornata. Di fatto io avevo deciso di trasferirmi qui, almeno per quest’anno, così per rilassarmi e per potermi godere la casa, questo paradiso terrestre. Sono sempre andato a mille all’ora. Ho sempre affrontato una nuova sfida ogni anno. Ho cambiato spesso città, squadra, allenatore e tifosi, oltre a dovermi ambientare ogni volta e dimostrare di essere all’altezza della situazione: questo significa andare mille all’ora. Sono molto severo con me stesso, sono una persona molto ambiziosa e autocritica. Sono andato via di casa quando avevo solo 14 anni, facendo molti sacrifici per diventare un calciatore di Serie A, di grandi club e, anche se per poco, della Nazionale. Ho fatto ciò sempre con grande dignità! Sono contento di quello che ho fatto in passato e quando incontro qualcuno che mi apprezza e mi fa i complimenti per quanto ho fatto, questo significa che ho seminato bene in passato e mi fa piacere.

La storia del padre

Tutte le volte che sono sceso in campo, l’ho fatto con il pensiero che stessi facendo ciò per lui. È sempre stato con me, mi dava quella forza in più prima della gara che riuscivo poi a mostrare in campo. La verità su mio papà l’ho scoperta con il passare degli anni, il suo corpo per molti anni non è stato trovato. Speravamo sempre che potesse tornare perché era sparito. Alcuni anni dopo, però, si è scoperta la verità tramite un pentito, il quale ha permesso di ritrovare il suo corpo. Io in quel momento avevo diciotto anni, ma l’avevo perso quando ne avevo solo dieci. È stato lì che abbiamo perso la speranza di ritrovarlo e di vederlo vivo. In quel momento ero già un giovanotto, ma nonostante tutto mi sono dato una forza e sono andato avanti. È stato uno stimolo in più per me. Mio padre era una bellissima persona e un bellissimo uomo, amato da tutto il quartiere. La famiglia è riuscita a portare in alto il nome come lui desiderava.

Milan, Roma e il futuro

Io sono stato di proprietà del Milan dai 14 ai 28 anni. Ho fatto parte del Milan delle tre finali di Champions League. Ero però, all’epoca, la quarta o la quinta punta. Il Milan vedeva il mio potenziale. Ovviamente però non c’era spazio per poter giocare poiché c’erano Shevchenko, Rivaldo, Rui Costa, Tomasson. Poi sono arrivati anche Kaká e Ronaldo. Quindi, stufo di stare in panchina, sono andato a giocare in squadre che potessero darmi l’opportunità di mettermi in mostra. L’anno in cui sono andato al Genoa, il Milan aveva venduto la mia metà, perciò sono andato lì in comproprietà per la prima volta, da quando avevo iniziato. Feci 19 gol stagionali e a fine stagione il Milan ricomprò la meta dal Genoa per ben 10 milioni. Tornato di nuovo al Milan, ci fu la stagione con Leonardo che giocai titolare facendo 15 gol. Poi mi comprò la Roma. Il primo anno con la Roma gioco con la proprietà in mano alla famiglia Sensi. Ma durante il mio periodo lì avviene la cessione agli americani, che volevano giocatori differenti, facendo il loro mercato. Quindi io ero un problema, perché non ero nel progetto tecnico e con lo stipendio che avevo non mi poteva comprare nessuno. Mi toccava cambiare squadra ogni anno. Conosco città, ho girato l’Italia in lungo e largo. Ho avuto tantissimi allenatori, anche tra i più forti: Lippi, Prandelli, Ancellotti, Allegri, Conte. Ho visto e assimilato tantissimi metodi di allenamento. Questo bagaglio personale me lo porto con me e vorrei trasmetterlo, magari ottenendo la possibilità di gestire la parte tecnica. Io vorrei comunque fare del calcio da grande. Non da allenatore perché non credo che riuscirei a farcela ancora ad affrontare ritiri, orari e regole per altri 30 anni. Mi piacerebbe però dirigere dall’alto, portando la mia ampia esperienza. Quindi aspetterò qualcuno che mi dia l’opportunità di farlo.

Bellezza e libertà

Mi hanno sempre etichettato come"un bello" e ciò mi fa certamente piacere. Mi ricordo in particolare una frase del presidente Garrone quando giocavo alla Sampdoria che disse: "Borriello è bello e bravo". Questa frase me la porto sempre con me, perché vuol dire che i tanti gol fatti in Serie A hanno contribuito a farmi riconoscere per la bravura nel mio lavoro, al di là del mio aspetto. Nonostante tutto, sono sempre stato apprezzato dagli addetti ai lavori, sono sempre stato un "uomo di squadra", magari ciò non era evidente fuori dal campo e fuori dall’ambiente, ma era così. Ho avuto una bellissima carriera calcistica. Mi sento un uomo libero, libero di decidere e libero fisicamente. Sono esattamente nel posto in cui desidero essere in questo momento e ho tutto ciò che mi serve. Probabilmente questo è il periodo più bello della mia vita. Mi sento libero e sto bene con me stesso!