Mondiali calcio femminile: conosciamo meglio Elisa Bartoli

Calcio

Non si sente ancora una calciatrice, l'ammissione della giallorossa della Nazionale. Pensa ancora a lei come ad una ragazzina che gioca nel cortile di casa. Un cortile che oggi si chiama Coppa del Mondo, al via venerdì 7 giugno in Francia e su Sky Sport Mondiali

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Nata e cresciuta a Ponte Milvio, per una strana inversione della geografia urbana della Capitale, Elisa rappresenta alla perfezione lo spirito testaccino, che per i tifosi della Roma è l’immagine di una romanità popolare che oggi resiste principalmente attraverso l’identificazione calcistica. Quella di chi da tutto per la maglia, non si arrende mai e traccia l’esempio, come quel certo Daniele De Rossi che in un pomeriggio assolato di settembre le diede la mano per scendere assieme la scalinata di Trinità dei Monti, da capitano a capitana.

Già, perché l’amore per i colori giallorossi è così forte in lei che nell’anno del Mondiale ha scelto la strada meno scontata, quella di lasciare la Fiorentina per giocare nella sua città, diventando il riferimento principale di una squadra, la Roma appunto, alla prima esperienza in serie A e con tante giovanissime in rosa.

Quelle che all’inizio l’hanno fatta un po’ tribolare, ma che ora la vedono come un modello insostituibile, la loro “mamma” calcistica. Elisa è anche incarnazione femminile della “garra charrua”, la capacità di mettere tutto quello che si ha per cercare di vincere gli avversari, senza mai pause o interruzioni, cercando di strappare loro la palla, inducendoli all’errore, asfissiandoli. Però non pensatela solo arcigna e combattiva ma con i piedi ruvidi, come da banale luogo comune. Elisa è infatti dotata di grande proprietà tecnica, di un ottimo dribbling e di piede per crossare al termine di una delle sue tante sovrapposizioni sulla fascia sinistra, anche se la sua duttilità le consente di giocare pure a destra, se del caso.

Una giocatrice completa, che arriva ai Mondiali nel pieno della sua maturità agonistica. Con due esempi giallorossi da ri-cor-dare, ovvero da portare sempre nel cuore: Totti e De Rossi ai Mondiali del 2006.

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