Il nostro Scirea, un libro per rivivere il numero 6 più famoso della storia bianconera

Calcio

Guido Vaciago (giornalista Tuttosport)

176 pagine, oltre 80 fotografie di Salvatore Giglio, 50 riproduzioni di pagine storiche di Tuttosport, oltre ad interviste inedite a personaggi che hanno conosciuto Scirea. Il miglior modo per ricordarlo o farlo scoprire ai più giovani

#SKYBUFFARACCONTA GAETANO SCIREA, LIBERO PER SEMPRE

LA COPPA DEL MONDO 82 AL JMUSEUM PER MOSTRA DEDICATA A SCIREA

Gaetano Scirea è un mondo nel quale rifugiarsi: può essere di volta in volta struggente, confortante, esaltante e sempre ispirante. Nello sport di oggi c'è poco di simile a lui, al suo essere calciatore e al suo essere uomo. E così come quei dischi senza data in cui ci si tuffa sempre per mille buone ragioni, Scirea e le sue storie sono lì, un'oasi a disposizione di tutti.

Scrivere di Scirea è stato e sarà sempre un enorme privilegio. Pur essendo sempre più difficile raccontare qualcosa di veramente inedito, non è per nulla complicato scovare qualcosa di nuovo da cui farsi colpire: un dettaglio, una frase, un episodio. E poi, inutile nascondersi, Scirea è l'alleato perfetto per emozionare chi legge. Ha lasciato un'eredità umana e sportiva talmente viva nell'anima di tutti che basta poco per farla vibrare.

Tutti hanno un ricordo legato a Scirea. Non bisogna essere juventini, forse neppure grandi appassionati di calcio per conservare l'immagine di quel sorriso solo leggermente increspato, i modi gentili e lo strepitoso talento calcistico. Strepitoso, sì, perché Scirea, in questi trent'anni che ci separano dalla sua scomparsa, è stato celebrato come il gentiluomo o lo sportivo testimone di valori autentici.

Giusto. Ma si è finito per coprire con il pur prezioso mantello umano il formidabile luccichio del calciatore, che resta uno dei più grandi di tutti i tempi. Libero, diceva l'almanacco, cioè un difensore, ma Scirea era qualcosa di più, perché attaccava come una punta e impostava come un centrocampista. Era un calciatore totale, forse più simile a un Pirlo che a un difensore di oggi per la completezza tecnica e la sapienza tattica.

I compagni ne erano innamorati e questo è facile. Gli avversari provavano quell'ammirazione che tuttora rende loro orgogliosi di aver calpestato gli stessi prati e questo è un po' più difficile.
Ma in definitiva quale era il segreto di Scirea, come ha fatto a rimanere così vivo per trent'anni dopo la sua morte? Ce ne sono due: l'essere stato uno sportivo geniale ed eccellente è il primo; l'essersi dato da seguire regole semplici (e non semplificate) come essere umano è il secondo: educazione, rispetto, umiltà. Eterne, come un disco dei Pink Floyd.