Gabigol: "All'Inter avrei potuto giocare di più. Ora sono un altro calciatore"

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L'attaccante brasiliano, che si appresta a giocare la finale di Copa Libertadores contro il River, è tornato a parlare della sua parentesi europea: "All'Inter ho imparato molto. Ho sempre rispettato le decisioni dei vari allenatori, anche se sapevo che avrei potuto giocare di più". E sul presente: "Mi vedo come un altro giocatore"

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Mancano solo tre giorni al grande evento dell'anno in Sud America. La finale di Copa Libertadores fra Flamengo e River Plate paralizzerà il continente. Chi potrebbe decidere il match dello Estadio Monumental di Lima è Gabigol, che oggi ha 23 anni e che ha trascinato i brasiliani per tutta la stagione a suon di gol. 29 reti e 10 assist in 37 partite totali, numeri da fenomeno. Fra i tifosi è diventato un simbolo, non proprio la stessa sorte avuta in Europa. A partire dall'Inter, che ci ha creduto fin da subito acquistandolo dal Santos nell'estate del 2016 per 30 milioni di euro. Da allora, però, solo 10 presenze e un gol in nerazzurro: "Ma ho imparato molto durante il mio periodo in Italia - ha raccontato l'attaccante brasiliano in esclusiva a AS - anche se ho avuto poche opportunità. Sono arrivato molto motivato per mostrare il mio miglior calcio, ho sempre lottato negli allenamenti, cercando di capire la filosofia di ogni allenatore in un ambiente totalmente nuovo per me. Forse con continuità il risultato sarebbe stato diverso. Ho sempre rispettato le decisioni dei vari tecnici, anche se sapevo che avrei potuto giocare più frequentemente". Non che al Benfica le cose siano andate meglio, perché in Portogallo - laddove l'Inter lo girò in prestito nel 2017 - ha giocato solo cinque volte: "Non ho mai abbassato la testa - ha continuato Gabigol - conoscevo il mio potenziale. La mia parentesi lì è stata molto rapida, ma mi ha fatto capire che dovevo tornare a sorridere di nuovo". 

"Sono più maturo"

Ce l'ha fatta Gabigol, che nel frattempo è tornato in patria risultando nuovamente decisivo con Santos e Flamengo: "Oggi, con qalche anno in più, mi sento più maturo, più preparato. Certo, quando sono arrivato in Europa ero più giovane ed è normale che un ragazzino impieghi un po' più di tempo per assimilare una nuova cultura e diversi metodi di lavoro. Ho avuto due grandi stagioni in Brasile e ora mi vedo come un altro giocatore: più maturo, concentrato e evoluto tecnicamente, tatticamente e fisicamente. Non mi piace parlare di rimpianti perché, se avessi cambiato alcuni dettagli della mia carriera, il resto sarebbe stato diverso. La vita è fatta di scelte e rischi per tutti. Migliorerò in alcune reazioni per non ripetere gli stessi errori".