In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Sion, il presidente licenzia giocatori che non vanno in cassa integrazione

Calcio

In Svizzera la drastica decisione del presidente Constantin, che ha licenziato i giocatori che non avevano accettato la riduzione del salario proposta in seguito al crollo delle entrate per l'emergenza coronavirus. Tra questi, anche l'ex romanista Doumbia

CORONAVIRUS, GLI AGGIORNAMENTI LIVE

Condividi:

Licenziati, con effetto immediato, per non aver accettato la riduzione dello stipendio. Questa la decisione presa in Svizzera dal presidente del Sion, il focoso Christian Constantin, alle prese come tutti gli altri club del campionato con gli effetti dell’emergenza coronavirus. Tra questi c’è anche il risvolto economico, con le entrate del club naturalmente azzerate dallo stop all’attività sportiva e una speciale “cassa integrazione” che in Svizzera interviene in casi del genere, o comunque in tutte quelle situazioni in cui un lavoratore è impossibilitato a offrire le sue prestazioni per colpa di terzi. Una cassa integrazione che aiuta il datore di lavoro e che è stata allargata al mondo del calcio, con un salario ridotto per i giocatori (in percentuale, in base allo stipendio) pagato in parte dal club e in parte dallo Stato.

Anche Doumbia tra i licenziati

Una  soluzione accettata praticamente da tutti i giocatori degli altri club, ma non al Sion, dove 9 calciatori hanno rifiutato la proposta o comunque, dopo aver chiesto del tempo per rifletterci, non hanno risposto entro il termine fissato per ieri a mezzogiorno. Tra questi, anche l'ex-giallorosso Seydou Doumbia e Pajtim Kasami, ex Palermo già protagonista di una curiosa vicenda di mercato (con il passaggio al Pescara, nelle ultime ore della finestra di gennaio del 2013, non andato a buon fine e Raiola che sbottò).

Così è arrivata la drastica decisione del presidente Constantin di licenziarli, con l’Associazione svizzera dei giocatori che ha già presentato un reclamo, affermando che le cause di forza maggiore legate al coronavirus non sono accettabili: “Prevediamo che questi licenziamenti abusivi saranno immediatamente revocati e che si aprirà una discussione su possibili alternative”, si legge nella lettera inviata al Sion. In attesa di vedere l’evolversi della vicenda, se il licenziamento possa essere considerato “per giusta causa” e se ci saranno delle penali, possibile che il caso possa avere ripercussioni o effetti simili anche in altri Paesi o club.