L'ex capitano della Nazionale e attuale allenatore del Guangzhou Evergrande spiega la situazione nel continente asiatico: "In Cina è migliorata, sono a casa da 10 giorni e devo sempre comunicare le mie condizioni. Venerdì 'finisco', arriverà a casa mia la polizia e mi daranno un documento che dovrò portare in giro assieme al passaporto"
L'emergenza Coronavirus ha fermato i campionati di tutto il mondo, costringendo anche tutti gli sportivi a stare a casa e osservare le norme imposte dai vari Governi per evitare di diffondere ulteriormente il contagio. Chi ha dovuto affrontare per prima questa problematica con importanti conseguenze è stata la Cina. Lì dove vive e lavora Fabio Cannavaro, allenatore del Guangzhou Evergrande. L'ex capitano della Nazionale ha raccontato ai microfoni di "Radio Anch'Io" l'attuale situazione dello stato asiatico: "In Cina le cose sono migliorate, io mi trovo attualmente in quarantena dopo essere rientrato. Al nostro arrivo in aeroporto ci hanno chiesto da dove arrivavamo, ci hanno misurato la febbre, ci hanno fatto tutti i controlli, scannerizzato il volto. Sono a casa da 10 giorni, e ogni giorno devo comunicare la mia situazione. Venerdi' finisco, arrivera' a casa mia la polizia e mi daranno un documento che dovro' portare in giro assieme al passaporto. Grazie a queste regole stanno controllando il virus".
"La ripresa del campionato? Mi auguro presto"
In Cina, dunque, si sta piano piano tornando alla vita normale. La speranza è che il prima possibile questo possa accadere anche in Italia, con la ripartenza di tutti i campionati e delle manifestazioni sportive. Questo il parere di Cannavaro sull'eventuale nuovo inizio della Serie A: "La ripresa del campionato in Italia? Qui ci sono voluti quattro mesi: io ero partito dall'Italia il 5 gennaio. La situazione è molto delicata, quindi penso che ci vorranno ancora due mesi, anche se mi auguro prima. Noi non abbiamo avuto casi di positivita' in squadra, ma bisogna fare molta attenzione, essere cauti. La preoccupazione e' tanta, mia moglie e i miei figli sono a Napoli. Ci sono delle restrizioni in Italia, ma nessuno si prende la briga di dire: 'Va bene stiamo a casa 15-20 giorni' senza muoverci".