Coronavirus, Weah: "Prego per il bene dell'Italia. L'Africa deve stare molto attenta"

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L'ex attaccante del Milan, oggi presidente della Liberia, preoccupato dal coronavirus: "Se si diffonde in Africa con la stessa violenza con cui ha attaccato l'Europa qui avremo un problema molto serio". Nessun dubbio sullo stop alle Olimpiadi: "Vanno rinviate". Con un pensiero a Paolo Maldini: "Sono molto triste, vicino a lui e a tutte le famiglie delle tante persone colpite dal virus e che hanno perso persone care"

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"Non ho ancora parlato con Paolo Maldini, ma ho visto le sue foto e le ho condivise. Sono molto triste e penso a lui e a tutte le famiglie delle tante persone colpite dal virus e che hanno perso persone care. Spero che Paolo e Daniel possano curarsi rapidamente". Un pensiero per l'amico Maldini, un altro per suo figlio Timothy, in quarantena a Lilla, in Francia ("La cosa migliore che possa fare in questo delicato momento"), e una grande preoccupazione: quella di presidente della Liberia, carica che ricopre dal gennaio del 2018. George Weah ha parlato dell'emergenza sanitaria legata al coronavirus in un'intervista alla Gazzetta dello Sport. L'ex attaccante del Milan, con cui ha vinto due scudetti nel 1996 e nel 1999, oggi è capo di stato del suo Paese. E non nasconde la sua preoccupazione. Mettendo il calcio e lo sport in secondo piano.

"Le Olimpiadi vanno rinviate"

L'ex attaccante, tra le altre, di Monaco, Psg e Chelsea ha spiegato il freno imposto dal virus al calcio in Liberia: "Da noi la Federazione ha chiuso tutto fino a data da destinarsi. Sono tante le squadre di calcio che hanno problemi, ma questo è un aspetto marginale". Capitolo a parte merita l'appuntamento con Tokyo 2020. Weah ha un'opinione ben precisa: "L'Olimpiade è importante perché porta gioia e fratellanza in ogni comunità ma la vita è il bene più importante. Spero sia rimandata. Quando tutto questo sarà finito, potremo affrontare il discorso. Mi auguro che il Cio rifletta bene e prenda la decisione migliore". Il pensiero va sempre alll'Italia: "Vedere tutte quelle persone che muoiono giorno dopo giorno m'intristice tanto. Qui siamo tutti religiosi e prego per il bene del vostro Paese, siete sempre nel mio cuore".

"Se il virus attacca l'Africa come l'Europa, sarà un problema serio"

Weah ha spiegato anche le misure che la Liberia sta adottando per evitare la diffusione del coronavirus:  "Al momento qui abbiamo solo tre casi e già prima di trovare il primo positivo avevamo avviato le misure preventive, soprattutto nei controlli in aeroporto. Stiamo cercando di confinare il contagio. Alla Sanità stanno facendo un grande sforzo,  noi abbiamo ridotto la capienze dei ristoranti, diminuito i servizi evangelici e imposto la distanza di sicurezza da un metro l'uno dall'altro". Misure molto rigide anche sul fronte internazionale: "Abbiamo chiuso l'ingresso a chi arriva da nazioni con più di 200 casi di coronavirus. Questa è una pandemia ed è tristissimo vedere così tanta gente uccisa da questa malattia". Il pensiero va al 2014, anno tragico in cui l'ebola in Liberia uccise oltre 4000 persone: "Ora siamo preoccupati - ammette Weah - quel virus era conosciuto e quei Paesi che ci vennero in soccorso all'epoca, dalla Guinea alla Sierra Leone, ora sono loro stessi in difficoltà. Noi possiamo solo dire alla gente di lavarsi le mani, non toccarsi la faccia ed essere rispettosa delle regole. Ma non vogliamo che la gente entri nel panico, bloccando tutto e distruggendo l'economia del Paese. Da capo di stato sono preoccupato. Non oso pensare all'idea che il coronavirus si estenda su tutto il territorio africano". Con una tragica certezza: "Se il virus si diffonde in Africa con la stessa violenza con cui ha attaccato l'Europa qui avremo un problema molto serio".