L'eccezionale normalità di Paolo Rossi

l'anniversario
Giorgio Porrà

Giorgio Porrà

Tutti dobbiamo qualcosa a Paolo Rossi, il ragazzo che si è preso tutto nel soffio di un’estate. Ecco come ricordarlo e tramandarne l’essenza, la lezione. Rispettando quello che è stato, ciò che ha rappresentato, una parte splendida, condivisa, della storia di questo paese

L'UOMO DELLA DOMENICA DEDICATO A PAOLO ROSSI

Paolo Rossi era un ragazzo del ’56. E un ragazzo era rimasto, sino all’ultimo, stringendo nel pugno il filo teso di una vita speciale, da Prato al mondo. Così speciale che nulla di lui invecchiava, il sorriso, i ricordi, ed ancora tutto fiammeggia nella memoria legata alle sue conquiste. Certo, era nato sotto una buona stella. Ma con qualche sfumatura noir. Da Paolino a Pablito una lunga sequenza di ginocchia sbucciate, botole impreviste, meravigliose impennate. E all’improvviso un capolavoro, il Mondiale dell’82, a diventare il monolite al centro del viaggio, del suo vissuto. E di milioni di altri. Paolo Rossi è stato il ragazzo che si è preso tutto nel soffio di un'Estate. E quel tutto ha dimostrato di meritarselo, lasciando che godessimo con lui della sua eccezionale “normalità”.

“Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi”, scriveva Cesare Pavese. Beh, anche la vita di Paolo va misurata in istanti, non in minuti e neppure in giorni. Perché è in quegli attimi sacri del Mondiale ’82 che il tempo, il suo, aveva abbracciato l’eternità.  

E vien voglia di proteggerli quegli istanti, fanno parte di noi, ci restano addosso, ne sentiamo le vibrazioni. Non sono asterischi, note a margine del percorso, sono pagine vitali, essenziali, anzi, tra i segni più luminosi dell’alfabeto della felicità collettiva.       

Ci ha insegnato che tutto è possibile

Tutti dobbiamo qualcosa a Paolo Rossi. Ci ha insegnato che nulla è scritto, tutto è possibile, che la vita altro non è se non una lunga, complicata rincorsa. Che si può attraversare l’inferno, sanguinare dall’anima e poi stendere un Brasile alieno e asfaltare la Germania. Che inciampare e rialzarsi è più bello, a volte persino più nobile, che vincere e basta. E poi che la gentilezza è rivoluzionaria, che si può essere di tutti senza ubriacarsi di se stesso, che “una cosa bella è una gioia per sempre”, citando John Keats, il poeta inglese, le parole che Paolo aveva scelto per incorniciare la sua avventura sportiva.

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La metamorfosi nel Mondiale

Perché in quel Mondiale, in quella notte al Bernabeu, Rossi ci portò oltre i nostri limiti, levò le braccia al cielo sbarazzandosi dei suoi, riconvertendoli in frecce avvelenate. E la sua rete, il sesto graffio nel torneo, il primo degli azzurri ai tedeschi, timbrava la sua diversità, quell’attitudine a immaginare il gol dentro qualunque mischia, ingorgo, traffico d’area. Un istante di sbalordimento. Stordente come i successivi, a scandire l’epica di quella finale. E la rombante metamorfosi di Rossi nel Mondiale. Dalla polvere al vertice, da fragile a immenso. Come solo ai più grandi può accadere.

Il ragazzo diventato Pablito

Ma nessuno c’è mai riuscito, ed è questa la sublime differenza, con la irresistibile leggerezza del ragazzo diventato PablitoEcco, ricordare Paolo Rossi. Tramandarne l’essenza, la lezione. Non soltanto i gol, quel fiuto unico nel trovarli ovunque. E farlo rispettando quello che è stato, ciò che ha rappresentato, una parte splendida, condivisa, della storia di questo paese. 

Teniamoci stretto quello sguardo

Beh, un modo ci sarebbe, assieme agli omaggi pubblici, istituzionali. Alla vibrante volontà di intitolargli stadi, dedicargli statue. Ha semplicemente a che fare col suo sguardo, con la passione, la curiosità, il gusto di sorprendersi, che in quello sguardo s’incendiavano. E allora, facciamo così, teniamocelo stretto quello sguardo. Proteggiamone la luce, il messaggio. Perché lo stupore con cui il ragazzo Paolo Rossi guardava il mondo, e dentro se stesso, ci ricorda che la vita, qualunque vita, può rivelarsi una straordinaria avventura.   

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Il ricordo su Sky Sport 24

Oggi, in occasione dell'anniversario della scomparsa di Paolo Rossi, in ogni edizione del tg sul canale 200 ci sarà una testimonianza, un ricordo da parte degli ex compagni del calciatore, della moglie Federica e di Beppe Bergomi. Inoltre, in collegamento da Zurigo, dove il campione verrà celebrato dalla Fifa, ci saranno amici, allenatori e dirigenti per una giornata all'insegna del ricordo di Pablito.