Il "Pistolero" Piatek è tornato a segnare tantissimo

Ricordiamo ancora lo choc di quando scoprimmo la vera pronuncia del suo cognome, “Piontek”, che in polacco altro non significa che “venerdì”. I più audaci, che nell’estate 2018 all’asta del fantacalcio se l’erano assicurati a 1 fingendo di conoscerlo già, erano caduti proprio su quella. E in seguito smascherati. “Piatek a 1” “Chiii?” “Piatek, del Genoa!” “Tuo” E sorvoliamo sul nome, un codice fiscale che mina il record di consonanti consecutive di Szczesny e che in italiano si traduce in Cristoforo. Fu l’inizio di una favola, una di quelle storie che ogni tanto il calcio regala senza un perché. Lo sconosciuto Krzysztof Piatek, Cristoforo Venerdì se preferite, arrivato al Genoa da Cracovia direttamente in auto con la fidanzata Paulina – 1500 chilometri e due giorni di viaggio sognando il calcio italiano – inizia a segnare nelle prime amichevoli estive, tantissimo, e quando parte il campionato mica si ferma. Ma questo da dove arriva? Di preciso arriva da Dzierzoniow, paesino con sette chiese e due campetti da calcio su cui, appena superata la fase del gattonamento , il papà lo porta a tirare calci al pallone. “Sono un calciatore costruito in casa, anzi in strada”, racconterà sempre con fierezza Krzysztof, detto anche “il Pistolero” per quell’esultanza che si è inventato e che in Italia inizia a mostrare con più frequenza del “siuu” di Cristiano Ronaldo. Ricordate? Si inginocchia, incrocia le braccia e “pum pum pum”, fa partire tre colpi di pistola immaginari. Va avanti così qualche mese, tanto che il Milan investe pesantemente su di lui sognando il “9” del futuro; poi qualcosa si inceppa e all’improvviso non segna più, per diversi anni. Fino a che… La notizia è proprio questa. Piatek è tornato, il Pistolero fa di nuovo pum pum pum. Si è ritrovato in Turchia, dove è approdato nell’estate 2023 scegliendo di ripartire dall’Istanbul Basaksehir. Diciassette gol nella prima stagione, quella scorsa, una media di una rete ogni due partite. Ancora meglio in quella in corso, dove lo ritroviamo addirittura nella top 25 della Scarpa d’oro, visti i ritmi a cui viaggia. Già 15 gol in 19 partite, 9nelle ultime 7 giocate; altri 9 nelle 12 partite di Conference League, tra qualificazioni e girone; suo il 43% delle reti totali segnate in campionato dalla sua squadra. Nessuno in Turchia è determinante quanto Piatek, e non mancano i bomber di razza. Osimhen, 12 gol, incide per il 23% al Galatasaray, Immobile per il 35% al Besiktas, Dzeko al 19% nel Fenerbahce. Sembra tornato il vecchio Piatek, quello che nei suoi primi 80 giorni di Genoa aveva messo insieme 22 gol tra amichevoli precampionato, Coppa Italia e campionato. Non male per uno pagato 4 milioni da Preziosi che fino all’anno prima faceva la riserva nella under 21 polacca di Stepinski e Kownacki . La partita che ci fa strabuzzare gli occhi e cascare la mandibola è il primo turno di Coppa Italia in cui il Genoa affronta il Lecce, l’11 agosto 2018. La notte delle stelle cadenti è appena trascorsa ma Piatek torna a illuminare il cielo di Genoa facendo i fuochi d’artificio in poco più di mezz’ora. Quattro gol nei suoi primi 37 minuti ufficiali, difficile ricordare a memoria un debutto più roboante. E il fatto che finisca così, 4-0 pulito con quattro gol di Piatek/Piontek , rende il tabellino ancora più armonioso. Inizia la caccia alle informazioni sul “nuovo Lewandowski” , origini, vecchi video di gol, interviste a polacchi in Italia. Lì scopriamo che si pronuncia “Piontek”, che significa “venerdì” e che il papà ha iniziato ad addestrarlo a due anni. Cosa che spiega anche come faccia a segnare praticamente in tutte le maniere, destro sinistro testa, e vedendo la porta da ogni posizione. Scopriamo anche di essere stati ingenerosi e superficiali. Piatek veniva da una stagione con 21 gol nella prima divisione polacca: “Nessuno dei miei compagni mi conosceva e un po’ ci speravo”, svela lui. “Mi sono detto: ‘se loro non sanno che in Polonia ho fatto 21 gol e segno quasi a ogni partita, magari non lo sanno neppure i difensori che affronterò’. Essere uno sconosciuto mi ha dato un vantaggio”. Poi però, per essere onesto fino in fondo, precisa: “Nemmeno io conoscevo i miei compagni del Genoa: dopo la firma ho acceso la Playstation e li ho cercati lì”. Ma il bello deve ancora venire. Inizia il campionato, inizia la magia. Prima giornata contro l’Empoli, gol di Piatek dopo 6’ di Serie A. Seconda giornata, doppietta al Sassuolo. Alla terza, gol decisivo al Bologna, alla quarta segna alla Lazio, alla quinta al Chievo. Sesta giornata: doppietta al Frosinone in 3’. Alla settima non si riposa: gol al Parma. In totale fanno 9 gol in 7 partite, viene scomodato il record di Batistuta che nel 1994 aveva segnato nelle prime 11 giornate consecutive. “Un’altra giornata in ufficio”: dal canto suo, Piatek commenta così i suoi numeri, per dire che segnare è solo il suo mestiere e che non ci può fare nulla se gli riesce così maledettamente naturale. Viene solo difficile immaginarlo con la cravatta e la valigetta in mano, lui che – sguardo glaciale, lineamenti squadrati come il taglio di capelli – sembra disegnato apposta per un film d’azione spara-spara. Da fine agosto ai primi di ottobre succede tutto così in fretta: capocannoniere della Serie A, convocato in nazionale maggiore, grandi club a far la fila davanti alla porta dell’ufficio del suo procuratore. Il Napoli di De Laurentiis si muove per primo, poi arriva la Juve non sazia di CR7, addirittura il Real Madrid pronto a prenotarlo per la stagione dopo. Preziosi inizialmente alza il muro, poi apre uno spiraglio: solo cessione a titolo definitivo o prestito con obbligo di riscatto, portando una valigetta bella piena di soldi, facciamo 40 milioni di euro. A gennaio, quando riapre il mercato, Piatek arriva con 19 gol segnati in 21 partite ufficiali, 13 in campionato , uno in meno di Cristiano Ronaldo che però è costato 100 milioni, e non 4. Ha portato al Genoa 10 dei 20 punti che ha in classifica, e probabilmente sarebbero stati di più se Preziosi, con una di quelle decisioni inspiegabili che hanno contribuito a renderlo Preziosi, non avesse esonerato Ballardini dopo 7 partite , chiamando alla guida Juric: 7 partite anche per lui, 3 pareggi e 4 sconfitte, ma soprattutto un Piatek che in quel periodo si spegne, si allontana dall’area e segna un solo gol. Ad ogni modo, la big che si attrezza più in fretta è il Milan, che pensiona Higuain al Chelsea dopo sei mesi in rossonero, risparmia un tesoretto e si presenta da Preziosi. Per 35 milioni Piatek diventa uno degli affari di gennaio più costosi nella storia della Serie A e un coro della Curva del Milan che più o meno fa “Alè Piatek pum pum pum”. Il resto della storia segue la parabola di una cometa. Non che Piatek in rossonero non segni, anzi, all’esordio da titolare si presenta a San Siro con una doppietta al Napoli in Coppa Italia. E in campionato aggiunge altri 9 gol al suo bottino genoano, chiudendo a 22, uno in più di CR7. Quello che paga, però, è un finale di stagione in declino, con le polveri che si sono bagnate già ad aprile. L’anno dopo non è già più lui e il Milan vendendolo a un anno di distanza ma così involuto fa anche un mezzo capolavoro strappando 24 milioni all’Hertha Berlino. Dodici gol in due anni e mezzo di Bundes, lui che quando andava in ufficio in Italia li faceva in sei mesi. Seguono i tentativi di riscatto con Fiorentina e Salernitana, ma niente pum pum pum. Fino a che…

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Vanni Spinella