L'importanza degli occhi e del pensiero nel calcio: ecco come li allena un giocatore

6 giorni su 7 di allenamento. Potenziamento muscolare in palestra con esercizi mirati, fisioterapia, sedute tecnico-tattiche. E poi coordinazione, riposo, nutrizione, recupero. Il giocatore oggi è una macchina perfettamente funzionante, in grado di correre per chilometri, di volare in cielo fino a 2,78 metri . Eppure, a volte si perde di vista l’elemento più importante da allenare: la mente. Il mental coach Nicolò Ferrari, da tempo accanto a molti giocatori di Serie A, B e Premier League ci ha raccontato in un’intervista come affianca i calciatori in questo percorso: “Il calciatore oggi è un atleta a 360 gradi, lavoriamo in tutti gli aspetti che compongono la performance e da qui nasce una cura maniacale, in campo e fuori. L’idea è quella di creare atleti consapevoli. Affianchiamo un coach a un giocatore e lo facciamo lavorare in sinergia con un team”, dice Ferrari. Ma come un atleta riesce ad allenare la mente? “Noi sviluppiamo l’abilità caratteriale del giocatore. L’atteggiamento è una parte fondamentale dell’atleta. Lo rendiamo consapevole sotto tanti punti di vista, fisico, nutrizionale e con una capacità di ragionamento più veloce. Lo dicono tanti allenatori, oggi avere giocatori pensanti in campo è importante: la palla arriva più velocemente e avere una capacità di ragionamento più rapido porta, di conseguenza, a velocizzare il gioco. La fase di pensiero è una fase fondamentale. A volte bisogna togliere l’istinto e utilizzare la razionalità per riuscire a fare gesti più complessi. Questo aiuta tanto a crescere”. Un team che lavora in sinergia e che si focalizza non solo sul coaching, ma anche sul visual training, disciplina della quale ci ha parlato il dottore Luigi Romano, collaboratore dell’Unione Sportiva Lecce: “Il visual training si occupa di migliorare la performance visiva in campo, cerchiamo di migliorare l’input per avere un output migliore. Andiamo ad analizzare e migliorare le qualità della vista che nella visita standard dei "dieci-decimi" non vengono considerate: la visione periferica, lo stato della reattività sia meccanica che cognitiva, la messa a fuoco, i movimenti saccadici , la visione in 3D, la fusione delle immagini. Tutti ingredienti importanti per il giocatore in campo. Non solo per quello che deve fare con la palla ma soprattutto per quello che deve fare senza. Il visual interviene su tutta l’attività spazio-temporale del giocatore. I programmi sono personalizzati. Semplicemente perché la realtà che costruisce il mio sistema visivo non è la stessa che costruisce quella di un altro. Non esistono due cervelli uguali così come non esistono due fisici uguali”. Tornando al concreto. Ma perché il visual training è così importante? “Quello che facciamo in campo è l’espressione di quello che vediamo. Avere uno stato di reattività ai massimi livelli ci aiuta non solo nel movimento meccanico impulso-risposta ma anche nella fase decisionale: capire se intervenire con il piede destro piuttosto che con quello sinistro, mettere avanti un braccio piuttosto che un altro. Sono tanti gli aspetti che vengono analizzati sul giocatore e sul quale viene fatto un programma su misura. Una volta che si raggiunge un tipo di standard di risultati su un singolo atleta si possono mandare avanti attività di gruppo ma come detto l’individuo viene prima del collettivo, in quanto esseri unici”. Un metodo di allenamento ancora poco conosciuto dal pubblico, ma non per gli sportivi: “Parlare di visual nel futuro è azzardato, è già il presente. In America è un’attività che iniziarono nel 1985 con i Chicago Bulls e Michael Jordan nell’NBA. Lo faceva tutto il dream team. Nasce come attività paramedica che aiuta persone con strabismi e problemi di messa a fuoco. È stata utilizzata come attività militare, sui top gunner e tiratori scelti. Noi la applichiamo al calcio ma viene applicata in tanti altri sport. Dall’NBA, alla F1, alla pallavolo. Tutto perché bisogna allenare l’imprevedibilità”. Perché il talento si allena con i piedi. L’imprevedibilità con la testa.

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Martina Quaranta