The times they are-a-changin': in che direzione sta andando lo sport?

Mentre la nuova stagione sportiva, con i suoi grandi motivi di interesse, si avvia verso il pieno regime, si moltiplicano notizie e voci che rimandano a una parola, "cambiamento", messa a sempre più severa prova. Non è infatti scontato che essa sia in grado di rendere il senso e la portata delle molteplici situazioni dalle quali traspaiono, assieme, instabilità e futuribilità A Roma si è svolta l’assemblea generale di quella che possiamo chiamare la ex ECA, che proprio in questa occasione ha annunciato un cambio di denominazione in EFC A proposito di modello: il Parlamento europeo ha da poco approvato una risoluzione sul Ruolo delle politiche dell’UE nel rafforzare il Modello Sportivo Europeo. Nelle premesse ai 54 punti di merito contenuti nel documento, si parla di sport come bene pubblico, di Modello Sportivo Europeo che abbraccia sia lo sport professionistico sia quello di base Dopo una serie di colloqui formali e informali tra Abu Dhabi e Barcellona, a Ginevra si sono incontrati i rappresentanti di NBA, FIBA e Euroleague. Sul tavolo le eventuali modalità di collaborazione di Euroleague con la futura lega operata da NBA. Il nuovo soggetto giocherà le sue partite in Europa: forse dal 2027, certamente entro il 2028. In attesa dell’esito del summit, va rimarcato che la nuova lega, già formalmente approvata da FIBA, poggerà su un modello di business, quello delle Major League nordamericane, che è molto distante dal modello sportivo europeo. All’interno del quale FIBA club calcistici già impegnati nel basket e altri 'giganti' attivi nella UCL la nuova lega non sarà nominalmente 'chiusa', ma partirà da un investimento iniziale che per dimensioni e caratteristiche è sostenibile solo da soggetti con determinate dimensioni. A titolo indicativo, e non esaustivo, penso a grandi gruppi industriali, fondi di investimento sovrani e non, compagnie di Private Equity. Soggetti non indiduali, che per definizione non sono limitati, nei loro investimenti, dai confini nazionali o continentali. Soggetti che già da qualche tempo stanno rilevando un gran numero di club calcistici in Europa. Queste tre componenti, e altre, compongono un quadro in forte movimento, che presenta segnali di rottura e tensione assieme a opportunità. Più che schierarmi a favore del passato o del futuro, troverei opportuno riflettere sul punto 6 della citata risoluzione del Parlamento europeo: "il Modello Sportivo Europeo deve essere basato sul principio che lo sport è un bene pubblico, assicurando che gli investimenti pubblici in campo sportivo siano di beneficio alla società sotto forma di inclusione, salute, educazione e coesione sociale". Nell’aderire con entusiasmo a quello che senza precise previsioni di investimento rimane purtroppo un puro auspicio, osservo che per andare in questa direzione sarebbe utile separare con nettezza lo sport come fenomeno sociale e culturale da quello professionistico. Gli investimenti privati in quest’ultimo dovrebbero essere regolati solo e soltanto dalle norme di legge, improntate a un mercato il più aperto e competitivo possibile. È il principio che anima il pronunciamento del dicembre 2023 da parte della Corte europea sul ricorso della fantomatica 'Superlega'. Quest’ultima, leggiamo proprio oggi, da una parte esisterebbe ancora, dall’altra sarebbe in procinto di perdere uno dei due club 'fondatori' superstiti, asseritamente intenzionato a rientrare nell’ex ECA da oggi EFC. Direi che, come diceva nel 1964 quel tale bravino con la chitarra, i tempi stanno davvero cambiando.

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Flavio Tranquillo