“A parte un po’ di magone, sono tranquillo”. Domenica sarà una partita speciale per molti (vittoria obbligata e Matelica permettendo), ma soprattutto per Biondini che giocherà l'ultima gara nel suo stadio. “Per me è un luogo magico dove tutto, a livello sportivo, può diventare possibile. Ora spero mi porti l’ultima cosa che vorrei raggiungere prima di dire basta”
Ci siamo. Mancano due giornate alla fine del campionato, compresa l’ultima al Manuzzi contro il Castelfidardo, con l’idea di festeggiare davanti ai tifosi. Quelli che domenica sono chiamati a sostenere la squadra per il rush finale, che potrebbe regalare al Cesena una promozione inseguita dal giorno dopo il fallimento. Il primo invito arriva proprio dall’allenatore bianconero (che ritroverà, fnalmente, il bomber Ricciardo). “Domenica speriamo sia una festa, per tutti, ma soprattutto per i nostri tifosi che ci sono sempre stati vicino e si meritano questa soddisfazione. Hanno sposato questa causa e sono sempre stati coerenti con quello che hanno detto, ci hanno sempre sostenuto. Adesso speriamo di regalare loro questa gioia”.
L’ultima del Biondo al Manuzzi
Per Davide Biondini quella di domenica sarà una partita speciale due volte: è l’ultima che giocherà da protagonista nel suo stadio, nella sua casa. Perché il rosso di Montiano- 300 presenze in Serie A- è tifoso, prima che calciatore. Ad inizio stagione ha accettato la sfida di tornare a giocare, quando aveva già deciso di smettere. Solo la chiamata del Cesena gli ha fatto rimandare i programmi di un anno.
“Sono tranquillo perché è una decisione che avevo preso da tanto. Anche se quest’anno mi è tornato tanto entusiasmo, soprattutto grazie ai compagni che mi sono stati sempre vicino. A parte qualche momento con un po’ di magone, sono tranquillo, anche perché è solo un addio all’erba, al campo. Lo stadio rimarrà sempre casa mia, la gente che è allo stadio è la mia famiglia: vorrà dire che riuscirò più spesso ad andare in curva”. Bianconero dentro.
“Con il Manuzzi ho sempre avuto un rapporto speciale- l’amarcord del centrocampista classe 1983 - perché, già da piccolo, ogni volta che ci entravo avevo la sensazione che in quel campo potesse sempre succedere qualcosa di unico e fenomenale. Durante la mia carriera sono successe molte cose bellissime in quello stadio: il mio esordio, il primo gol sotto la curva e poi ci ho giocato addirittura con la Nazionale. Per me è un luogo magico dove tutto, a livello sportivo, può diventare possibile e raggiungibile. Adesso spero che mi porti l’ultima cosa che vorrei raggiungere prima di dire basta”.