Lo Special One stavolta è solo Brighi

Champions League
La rinascita della Roma passa anche dai piedi del mancato maestro Matteo Brighi
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GIORGIO PORRA’ di SKY Sport analizza il paradosso della due giorni di Champions: il romanista si emancipa dal precariato, dopo la brutta figura il tecnico dell’Inter sembra un timidone. Duplice supplica: blindiamo Giovinco e diamo tempo alla Fiorentina

di GIORGIO PORRA'

Speciale di qui speciale di la’ e poi sul tetto della due giorni di Champions finisce per issarsi uno che solo per un pelo non si è ritrovato a manifestare in piazza contro la Gelmini. Ecco, ancora una volta il pallone si conferma territorio del paradosso: l’exploit di Matteo Brighi, (“Se non avessi fatto il calciatore sarei diventato maestro elementare”), il tonfo paracadutato di Mourinho (“Non meritiamo di essere già promossi”), stanno lì raccontarci di un Mercoledì europeo nel quale il mondo si è nuovamente capovolto, i grandi ad afferrar scialuppe, i piccoli a far razzia di elogi.

Mourinho, che com’è noto non è un pirla, nel dopomatch coi greci ha abilmente scelto la strada dell’autocritica più feroce, piuttosto che alzare i soliti steccati polemici. Ha sbagliato, nella preparazione pregara, nell’assemblaggio iniziale, nelle correzioni in corsa, ha avuto l’onestà di non arrampicarsi ringhiosamente sugli specchi, ammettendo le proprie responsabilità e quelle di una squadra così svagata da rendere impietoso il confronto col carrarmato che aveva appena asfaltato la Juve. Circostanza che rende l’uomo più simpatico, i detrattori più accesi usino la cortesia di tenerne conto.

Però, sarà anche vero, come garantisce il tecnico, che questa Inter necessita di grandi nemici per gasarsi, ma, visto il gioco, vista la condizione di alcuni nerazzurri (su quali basi è stato pianificato il rilancio di Figo?) c’è da ringraziare il cielo che sarà il Werder il prossimo avversario e non la Nazionale di Marte. Anche se, obiettivamente, riesce difficile pensare che l’Inter possa ulteriormente riprodurre l’inquietante disordine tattico nel quale il Panathinaikos è andato a nozze.

Anzi, è quasi certo che in Germania sarà tutt’altro spettacolo, aldilà del modulo (viste le ultime, frenetiche rotazioni più facile indovinare il Pin del bancomat del portoghese), è legittimo confidare in un complessivo ravvedimento. Il problema è anche questo: Moratti, che all’immagine internazionale tiene più di ogni altra cosa, si è strastufato della “Pazza Inter” che incanta, s’incarta e poi di nuovo maramaldeggia, lo stress delle montagne russe lo ha già ampiamente patito, con quello che ha investito e investirà (ma sul serio ignorava la missione londinese per Drogba?) ha ragione di pretendere uno squadrone capace di giocarsela sempre con i pari grado, ma anche di mortificare con gioia i peones di passaggio.

Anche Matteo Brighi, nel calcio, sembrava uno in transito. Titolare nella Roma solo da un mese e mezzo, si è costruito a Cluj il match perfetto, gettandosi alle spalle anni di precariato. Storia esemplare la sua, utilissima a chi non crede nella teoria della seconda o terza chance. Brighi, a 18 anni, nel Rimini era già una piccola star, preferì dedicarsi al diploma da ragioniere piuttosto che lasciarsi sedurre dalle sirene juventine. Poi strade tutte in salite, anche quelle capitoline, con il lungo esilio a Verona, nel Chievo, prima di tornare nel gruppo di Spalletti. Oggi, a 28 anni, può persino sperare nei prossimi Mondiali. In mano ha già la considerazione del suo tecnico, che ne ha fatto un cardine del nuovo modulo, quello del rilancio, con la Roma addirittura protesa verso il primo posto nel girone.

La verità è che questa squadra è tornata allegra, a tratti persino euforica quando si accende Totti, anche se deve ancora lavorare sodo per raggiungere i vecchi picchi di gioco. A proposito di divertimento, doppia supplica: blindiamo Giovinco dentro i confini, diamogli una maglia, non lasciamolo emigrare, evitiamo un altro caso Giuseppe Rossi. E poi: concediamo a questa giovane Fiorentina il tempo di crescere, di regalarsi una dimensione europea, proteggiamo la rara lungimiranza del suo progetto. Troppe voci stonate hanno accompagnato la fresca bocciatura in Champions.