ReMountada sfiorata: il Borussia perde ma va in finale

Champions League
Klopp e i suoi ragazzi fanno festa: il Borussia Dortmund è in finale di Champions (Foto Getty)
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Al Bernabeu il Real Madrid vince con due gol nel finale (Benzema e Ramos), che non bastano a ribaltare il 4-1 dell'andata. La squadra di Klopp è la prima finalista, aspettando il ritorno tra Barcellona e Bayern Monaco

REAL MADRID-BORUSSIA DORTMUND 2-0
83' Benzema, 88' Sergio Ramos

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Questa volta lo stadio Bernabeu non materializza le chimere dei sostenitori blancos. Ma poco ci è mancato. ”La fabbrica dei sogni“, già teatro di remontade, aveva esaltato il Real Madrid di Del Bosque e Santillana, Valdano e Butragueño. Ma non i galacticos di José Mourinho. Il Borussia Dortmund, forte del 4-1 incamerato al Westfalenstadion nel segno di Robert Lewandowski, rabbrividisce nel finale incassando l’uno-due di Benzema e Ramos. Scongiurando però la terza e letale marcatura e raggiungendo così la finale di Wembley. In attesa dell'altra semifinale, l’epilogo di Londra ha il profumo di un derby teutonico qualora il Bayern Monaco respinga un’altra rimonta in salsa iberica. O meglio catalana.

“Operacion 3-0” – Una vigilia carica di passione e speranza. “Può accadere di tutto” dichiarava Mourinho, focalizzato sull’impegno Champions nonostante un futuro lontano dalla capitale spagnola. Klopp esorcizzava invece il catenaccio, poco incline ad un collettivo che fa dell'organizzazione, della qualità e del brio dei propri giovani gioielli la propria forza. E per il Real Madrid l’ultimo appiglio è uno ed uno solo: la spinta feroce del Santiago Bernabeu.

Ronaldo e Piszczek recuperati, occhi su Lewandowski – Rispetto a sei giorni fa, Mourinho rinuncia a Pepe e Khedira sostituiti da Essien e Di Maria, con Modric in cabina di regia a fianco di Xabi Alonso. Infortunati Arbeloa e Marcelo, c’è Cristiano Ronaldo in extremis. Tutto invariato, e non potrebbe essere diversamente, tra le fila giallonere che possono contare anche sul ritrovato Piszczek. Senza dimenticare l’altro polacco, Robert Lewandowski, osservato speciale dopo il poker siglato all’andata.

Furia merengues in avvio – Non si può dire che la crociata pro Wembley non sia stata presa alla lettera dagli spagnoli. Lo speaker dell’impianto madrileno, prima del fischio d’inizio, annuncia un minaccioso “90 minuti sono lunghi al Bernabeu”. In campo l’assedio non si fa attendere: nei primi sette minuti sono già tre i corner a favore degli uomini di Mourinho. Higuain inaugura il tiro al bersaglio, poi Ronaldo e Ozil divorano il raddoppio in un paio di minuti. Ma in due delle tre occasioni merita applausi Weidenfeller, spesso bistrattato ma quantomeno efficace. Intanto Klopp perde il golden boy Gotze, rimpiazzato con il meno appariscente ma volitivo Grosskreutz.

L’effetto Bernabeu dura metà tempo - I blancos pagano il forcing iniziale e allentano la pressione, i tedeschi trovano ossigeno e recuperano l’equilibrio smarrito in partenza. Oltretutto il Borussia dispone di un prezioso alleato, il cronometro, mai così prezioso. E dove non arrivano le lancette ci pensano Gundogan e Bender, ammoniti ma esenti da una mortifera diffida. Si scivola così fino all’intervallo nel quale la carica iberica suona come un’incompiuta.

A volte ritornano, o almeno bussano – Che il centravanti giallonero fosse più di uno spauracchio era una cruda realtà. Maltrattato da Sergio Ramos nei primi 45’, a Lewandowski bastano cinque minuti per gelare il sangue ai padroni di casa: prima spreca l’invito di Schmelzer calciando alle stelle, poi demolisce la traversa imbeccato da Marco Reus. Il Real Madrid vara la trazione anteriore dal 57’: retroguardia a tre, Ozil-Di Maria sugli esterni e i neoentrati Kakà e Benzema nel pacchetto avanzato con Ronaldo. Ma i pericoli sono ancora targati Borussia con Gundogan, sciagurato in area piccola dinanzi ad un reattivo Diego Lopez.

Benzema e Ramos, un miracolo sfiorato – Si rivedono gli spagnoli con Di Maria e Kakà, ma non è la precisione a gratificare i delanteros di bianco vestiti. Reus è irresistibile palla al piede, anche in versione assist-man quando rimette Lewandowski in condizione di calare la ghigliottina sul capo madrileno. Ma il polacco perde l’attimo propizio. Quello che coglie Benzema all’83’ sfruttando l’invito di Ozil, analogamente al sigillo di Sergio Ramos all’88’. Brividi fino al 95’, ma non sfuma l’appuntamento con la storia per la squadra della Ruhr, in finale dopo il trionfo del 1997 contro la Juventus. Per Mourinho sfuma il terzo trionfo europeo con altrettanti club di nazionalità diversa. In una remuntada, solo accarezzata, che avrebbe avuto del’epico.