Stella Rossa-Milan, 25 anni fa la nebbia dei Campioni

Champions League
Marco Van Basten e Ruud Gullit possono festeggiare la vittoria della Coppa Campioni 88-89 (foto Getty)
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LA STORIA. Il 9 novembre del 1988 i rossoneri di Sacchi, aiutati dal nebbione del Marakana di Belgrado e dalle parate di Galli ai rigori nel replay della partita di Coppa, diedero inizio a un ciclo memorabile di vittorie in Europa e nel mondo

Doveva essere un ordinario mercoledì di coppe da fine anni '80, quando ancora tutte le squadre giocavano nello stesso giorno. Cinque italiane hanno già passato il turno: Juventus, Inter, Roma e Napoli in Uefa, la Sampdoria in Coppa delle Coppe. Per l'en plein manca soltanto il Milan, atteso al ritorno dall'impegno più complicato, fare risultato sul campo della Stella Rossa, che dal Meazza è riuscita a portare via un preziosissimo 1-1 (c'era l'eliminazione diretta, il gol in trasferta valeva doppio). Al Marakana di Belgrado per i rossoneri non si mette benissimo, ma arriverà una vecchia "amica" a salvarli, e giovedì...


di Alfredo Corallo

Se quel pomeriggio a Belgrado non ci fosse stata la nebbia, cosa ricorderemmo oggi, a 25 anni di distanza, di quel Milan? Che, forse, i rossoneri non avrebbero passato il turno e, di conseguenza, non avrebbero vinto la Coppa dei Campioni, e poi l'Intercontinentale, e un'altra, e un'altra ancora? Chi può saperlo, l'unica cosa certa è che il 9 novembre del 1988 - il Muro di Berlino ci metterà un ennesimo giro a infrangersi - rimarrà una data indelebile nel calendario della storia del calcio, perché la squadra di Arrigo Sacchi riempirà di lì a poco alcune tra le pagine leggendarie dell'enciclopedia pallonara. E che, comunque si voglia interpretare lo sliding doors del Marakana, sarebbe stato un peccato (gli interisti eccepiranno, ma se Sneijder non avesse segnato quel gol "last minute" alla Dinamo Kiev, che ne sarebbe stato del triplete?).

Insomma, ci saremmo persi la "parabolazza" d'apertura di Ancelotti nella manita al "suo" Real Madrid e il poker-show nella finalissima del Camp Nou contro la povera Steaua di Bucarest; le perle di Van Basten (capocannoniere del torneo con 10 reti) e la classe di Franco Baresi, che troverà una dimensione internazionale; l'immediato futuro del Milan (di ieri, oggi e... domani?) Paolo Maldini; l'esplosione di Gullit e le magie di Donadoni (Roberto, lo scopriremo tra un attimo, ne avrebbe fatto volentieri a meno, a Belgrado sicuro...).

L'aperitivo. Il Milan tornava a giocare nella massima competizione continentale dopo 11 anni, dalla Stella cadente dell'ultimissimo Rivera. Anni di fallimenti, retrocessioni in B, Mitropa Cup, vendicati dal titolo "soffiato" al Napoli di Maradona, passepartout della nuova era targata Silvio Berlusconi. Che punta già all'esclusiva europea e in estate si regala il terzo tulipano, Frank Rijkaard. Primo turno facile (7-2 complessivo, "bulgaro" al Vitocha Sofia); e al secondo la sfida con i campioni di Jugoslavia. Al Meazza esonda il talento di Dragan Stojkovic, annacquato dal pareggio di Virdis.

Nebbia in... Jugoslavia. A Belgrado Dejan Savicevic porta in vantaggio gli slavi che è quasi buio pesto, per il Milan. E il guardalinee, dotato di fari antinebbia, è l'unico a vedere la spallata dell'attaccante sardo a Naidovski. Rosso, come uno dei suoi Cannonau. "Assurdo", dirà Virdis. Ma, caro assistente, non si vede un tubo: l'arbitro tedesco Pauly al 57' decide per il replay, si riparte giovedì 10 dall'1-1 dell'andata (biglietto spendibile per la "rivincita").

Buona la seconda (e a nanna). Funzionava così. Non valeva il parziale del match sospeso. Ma erano validi espulsi (Virdis, appunto) e ammoniti che, se diffidati (come Ancelotti), non potevano tornare in campo, tra le foschie di pseudo regole e prevedibili improvvisazioni di carattere federale. Eppure il capolavoro assoluto della terna arbitrale è un altro, l'autorete di Vasiljevic farebbe resuscitare il più vivo, nella recente memoria, dei gol-fantasma.

Graziato, Vasiljevic, proverà a spedire al "Creatore" Donadoni (gomitata-killer e mandibola fratturata). Timbro di Van Basten, pareggio del solito Stojkovic. Supplementari e rigori, Giovanni Galli ne para due, compreso il penalty al Genio Savicevic, che però ne avrà per rifarsi: Coppa Campioni e Intercontinentale con la Zvezda nel '91, bis in Europa con il Diavolo di Capello ad Atene nella notte della mattanza al Barcellona di "padre e figlio", Crujiff e Guardiola: che Messi e Balotelli, per dire, erano già a letto da un pezzo.