Real-Juve: Allegri ha più di un motivo per essere ottimista

Champions League

Alessandro Biolchi

I bianconeri si avvicinano alla semifinale di ritorno con molte certezze: non solo il recupero di Pogba, ma anche la mira di Pirlo su punizione e l'affidabilità di Tevez dal dischetto. Gli uomini di Ancelotti, invece, non vivono un momento positivo

Ogni partita fa storia a sé. C'è del vero, come in tutti i più consunti luoghi comuni. Ma come diceva Sant'Agostino “Novum in vetere latet et vetus in novo patet”. Come dire, nel nuovo c'è sempre qualche traccia di ciò che è già stato e nel vecchio si manifesta sempre un elemento anticipatore che dà forma e spiega il nuovo. Ecco, Real-Juve è una NUOVA sfida, entusiasmante. E qual è il vetus che già oggi patet? Ecco, una traversa di Bale, per esempio. Occhio alle punizioni del gallese, possono far male. C’è da preoccuparsi? Sì, ma fino a un certo punto. Ricordate l'andata? La Juventus ha Pirlo: insomma, quanto a punizioni potrebbero tremare di più i madridisti. Se poi si trasportasse tutto agli 11 metri, beh, allora in casa bianconera si potrebbe accarezzare addirittura la sensazione del sollievo, pensando al rigore segnato da Tevez a Torino.

Il peso della cabala
- D’accordo, qui conta anche la cabala, la casualità. Elemento che invece non appartiene a Pogba, mai banale nelle giocate, nella classe, nei gol. E il suo ritorno può valere la magia di un'impresa. Certo, il Real è comunque squadra ricca di straordinario talento, se è vero che il colpo di genio può arrivare non solo da Ronaldo, Benzema, James, ma anche da Isco, uno di cui allo Stadium nessuno si è accorto, ma che è capace di grandi cose. Ma è anche vero che là dietro certi movimenti approssimativi del Real, alcune clamorose incertezze, lasciano spazio ai sogni più arditi. Il muro madrileno, insomma, sembra meno solido di tutto il resto dell’impianto blanco. Al contrario di quanto accade di norma davanti alla porta della Juve. Insomma, il Real è il Real, ogni partita fa storia a sé e non ci sono più le mezze stagioni. Ma Sant'Agostino evoca un'altra storia. E tutto sommato è lecito sperare che abbia ragione lui.