Un 3-2 in rimonta che cambiò la stagione juventina, un 7-0 epico, i gol di Conte: i precedenti sorridono ai bianconeri, che in casa sono imbattuti da 19 gare di Champions. E poi c'è il ricordo di quel "favore" di Djordjevic alla Juve
Riaffiorano dolci ricordi, quando si evoca l’Olympiacos in casa Juventus. I precedenti, in breve: 10 in tutto (8 in Champions e 2 in Coppa Uefa), con 6 vittorie bianconere, 2 pareggi e due successi dei greci. Restringendo alla sola Champions fanno 8 incroci con il parziale di 5-1 per la Juve nel conto delle vittorie. 17 a 6, invece, il conto dei gol, dato “gonfiato” da una larghissima vittoria juventina, come vedremo.
A Torino, l’Olympiacos ha sempre perso in Champions/Coppa dei Campioni, segnando 3 gol in 4 trasferte. L’unica volta in cui i greci si sono imposti sul campo della Juventus si giocava il ritorno dei sedicesimi di Coppa Uefa (dicembre 1999) e ne uscì un 1-2 che qualificò comunque i bianconeri, forti del 3-1 all’andata. In ogni caso, parliamo quasi di un’altra epoca. La Juventus di oggi, nel suo Stadium, è imbattuta da 19 gare di Champions (12 vittorie, 7 pareggi), che rappresentano la sua striscia positiva più lunga nella competizione. Ultima sconfitta interna contro il Bayern Monaco nell’aprile 2013 (0-2). Senza considerare che questo Olympiacos ha perso 6 delle ultime 8 trasferte di Champions.
Un successo che diede la svolta
È l’ultimo precedente e risale al novembre 2014, edizione della Champions in cui la prima Juve di Allegri arriverà in finale contro il Barcellona. E non è un’esagerazione considerare l’incrocio con i greci un crocevia fondamentale lungo quel cammino e in generale di tutta la stagione: basti pensare che in quella partita, per la prima volta, Allegri abbandonò la difesa a 3 per provare il 4-3-1-2. Nel girone di Champions la Juventus ha vinto la prima battendo 2-0 il Malmoe, ma poi ha incassato due 1-0 di fila (contro Atletico Madrid e proprio contro l’Olympiacos, in Grecia, con gol di Kasami), che mettono a rischio la qualificazione dei bianconeri, in quel momento terzi nel gruppo. Alla squadra di Allegri serve assolutamente la vittoria per raggiungere i greci in classifica e giocarsi poi tutto nelle ultime due giornate.
È la Juventus di Tevez, di Morata che insidia Llorente nelle gerarchie, della BBC ancora unita e di due “centenari” come Pogba (che proprio in quella gara fa 100 presenze in maglia bianconera) e Pirlo (che proprio in quella gara festeggia le 100 gare di Champions). Piove, sullo Stadium, ma l’acqua non impedisce a Pirlo di pennellare una delle sue punizioni dopo 20’. Purtroppo però non impedisce nemmeno a Botia di tuffarsi di testa, su corner, per pareggiare tre minuti più tardi.
Nella ripresa l’incubo dell’eliminazione precoce sembra materializzarsi quando N’Dinga segna addirittura l’1-2, punteggio che in classifica fa scivolare i bianconeri a -6 da Atletico e Olympiacos, con due giornate da giocare. Il calcio, però, ci insegna che può bastare anche un minuto per sistemare tutto, e la reazione d’orgoglio degli uomini di Allegri è da applausi, aiutata da quel pizzico di fortuna che in questi casi non guasta mai. Minuto 65: Pirlo riprende il pennello e crossa dalla destra per la testa di Llorente, la palla rimbalza sul palo e poi sul ginocchio del portiere Roberto, prima di entrare in porta. Pochi secondi dopo, l’estasi bianconera: Pogba al limite dell’area cerca un difficile quanto lezioso filtrante in area, la Dea bendata gli restituisce il pallone sui piedi sotto forma di rimpallo suggerendogli “try again” e stavolta il francese preferisce la potenza alla finezza, segnando il 3-2. Nel finale il passivo potrebbe essere anche più pesante per i greci, che stendono Tevez in area, ma sul conseguente rigore la signorina bendata ritiene che sarebbe troppo: Vidal carica il pubblico e poi sbaglia (Roberto riesce a deviare sulla traversa), rovinando in parte la festa perché quel gol in più sarebbe servito a superare i greci in classifica, a parità di punti. Il fatto che l'errore di Vidal non sia passato alla storia significa che per la Juve è andata bene lo stesso.
In quell'Olympiacos, 2 greci e altre 8 nazionalità diverse
Un settebello storico
Proprio contro l’Olympiacos, la Juventus vanta la vittoria di Champions più larga della sua storia che, comprensibilmente, coincide anche con il peggior tracollo greco mai registrato in Europa: un 7-0 che non appartiene nemmeno a epoche lontane, bensì alla stagione 2003-2004. Per l’ultima gara del girone, con i bianconeri già qualificati agli ottavi, Lippi fa riposare tanti titolari: tridente d’attacco con il “superstite” Trezeguet accompagnato da Miccoli e Zalayeta; Del Piero e Di Vaio inizialmente in panca. Segneranno tutti, compresi i due partiti fuori. In quell’Olympiacos c’erano l’ex Samp e Real (ormai a fine carriera) Karembeu, il brasiliano Giovanni, una sorta di bandiera del club, quel Predrag Djordjevic a cui tanti juventini ancora oggi bacerebbero la pelata, e vedremo perché.
Chimenti, vice-Buffon, non si sporca neanche i guanti; capitan Conte guida la truppa dal campo ma stavolta non trova la rete, dopo aver bucato l’Olympiacos sia all’andata (2-1 Juve) che al ritorno (1-1) nei quarti di finale dell’edizione 1998/99. Il gol più bello lo segna Maresca, sforbiciando su una rara respinta di Eleftheropoulos; comico l’errore di Trezeguet, che comunque si consola con una doppietta: Miccoli si invola, salta il portiere, conclude in porta da posizione defilata e fa palo-palo, con palla che sfila sotto il naso di un attonito Karembeu sulla linea di porta. Sulla respinta dei legni si avventa allora Trezeguet che da un metro, con il connazionale improvvisato portiere, riesce a calciare fuori. L’unico momento in cui il telecronista greco si è potuto concedere una risata.
Djordjevic idolo bianconero
Dolci ricordi, e tanta gratitudine, anche quando la Juve non ha giocato direttamente contro l’Olympiacos, beneficiando di un pareggio dei greci contro il Rosenborg che le permise di passare il turno. Champions 1997/1998, ultimo turno della fase a gironi: alla vigilia, i calcoli incrociati si sprecano, dato che dai sei gruppi devono uscire le 8 squadre che andranno ai quarti: le 6 prime e le due migliori seconde. Per la Juve il primo posto nel girone è ormai irraggiungibile: il Manchester United guida a 15, i bianconeri sono a 9 e devono affrontare proprio gli inglesi. Non resta che batterli, salire a 12 e sperare che sugli altri campi nessuno faccia meglio. Come prevedibile, nel gruppo F che vede affrontarsi Monaco e Bayer Leverkusen appaiate in testa a 12 punti, le due squadre non si fanno male: una delle due caselle per le migliori seconde va al Leverkusen, con 13 punti.
Resta un solo posto disponibile e se lo giocano a distanza Juve e Rosenborg (a 10 punti nel suo girone). All’83° un gol di Inzaghi fa sussultare i bianconeri: la Juve sta facendo il suo dovere battendo 1-0 lo United, ma non basta, perché dal Pireo arrivano cattive notizie: il Rosenborg ha ribaltato lo svantaggio iniziale e a 3’ dalla fine conduce 2-1 in casa dell’Olympiacos, che non ha alcuna chance di qualificazione. Leverkusen e Rosenborg 13 punti, Juve 12. Poi, però, al minuto 87, il regalo che non ti aspetti: una punizione di Predrag Djordjevic firma il 2-2 dell’Olympiacos e le gerarchie delle seconde cambiano. Leverkusen 13, Juve 12, Rosenborg 11: bianconeri ai quarti e da lì fino alla finale, persa contro il Real Madrid. Ma Djordjevic, da quel giorno, resta una sorta di idolo juventino.