In avvicinamento alla sfida di Champions League, parlano i due veterani. "Probabilmente smetto quest'anno, sono sereno" ha detto Buffon. Così Iniesta: "I miei idoli erano Guardiola e Laudrup"
Leggende a confronto: il modo migliore per avvicinarsi alla partita di mercoledì, quando la Juventus riceverà il Barcellona all’Allianz Stadium. Uno scontro più delicato per i bianconeri che non per gli spagnoli, che precedono di tre punti la squadra di Massimiliano Allegri. D’altra parte, la Juve cerca quei pochi punti che le mancano per avere la sicurezza di essere qualificata al turno successivo, ricacciando le insidie dello Sporting Lisbona. A due giorni dalla sfida, Gianluigi Buffon e Andres Iniesta hanno tenuto un’intervista doppia, apparsa sui canali ufficiali del club italiano. Il primo tema trattato è quello del ritiro. “Io probabilmente smetto quest'anno, più che sicuro sono sereno. Sono tanto curioso della vita, quindi non ho paura di smettere. Non ho preso in considerazione l'idea di fare l'allenatore; non mi piacerebbe nemmeno fare la figura del burattino: se facessi il dirigente o ricoprissi un altro tipo di incarico lo farei soltanto quando mi sento pronto” ha detto il portiere della Nazionale. Che ha raccontato come ha scoperto di voler fare il portiere: “Ho giocato fino a 12 anni a centrocampo, poi ai Mondiali del 1990 uno degli uomini simbolo del Camerun era Thomas N’Kono e volevo emularlo. Mi piacevano anche Zenga, Tacconi, Peruzzi, Toldo, Pagliuca, Marchegiani. Mio padre diceva che ero tagliato per fare il portiere”. Quindi, largo alle emozioni: “Sarei molto felice se uno dei miei figli volesse fare il calciatore: lo sport è una palestra di vita e allontana le tentazioni. Gli direi di divertirsi, con passione e serietà, cercando di capire presto se è la sua strada. Mi sto godendo gli ultimi anni della carriera perché ho più coscienza adesso, poi c'è il Mondiale vinto che è un ricordo meraviglioso. La mia ultima partita la immagino come la prima: con entusiasmo e orgoglio. Quest'anno la Champions la vince la squadra che si troverà fisicamente e mentalmente a marzo in una condizione migliore, spero che sia la Juve”.
Le risposte di Iniesta
Così, invece, ha risposto Andres Iniesta: “Giocherò finché non sarò stanco. Non ho paura, quando sarà il momento lo accetterò: tutto nella vita ha un inizio e una fine, l'importanza è godersi il tragitto. E' un po' presto per pensare di fare allenatore, il ruolo di dirigente non l'ho mai considerato. Mi piacerebbe se uno dei miei figli diventasse un calciatore. Gli consiglierei di basare tutto su fiducia, lavoro e umiltà: gli stessi valori positivi della vita. I miei idoli erano Guardiola e Laudrup. Mi sento fortunato ad aver vissuto da sportivo l'apice del mio club e della nazionale. L'ultima partita la immagino come un momento emotivo, incredibile a livello personale, con l'orgoglio per tutto quello che ho vissuto. Champions? Spero e vorrei che la vincesse il Barcellona”.