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Champions League, il teatro degli incubi di Mourinho

Champions League

Federico Aquè

Il Siviglia di Vincenzo Montella ha vinto con merito contro un Manchester Utd sempre più cupo, che aveva pochissime idee su come vincere

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Per 70 minuti Manchester United e Siviglia si sono appena sfiorati, inchiodati all’equilibrio che li aveva già fatti pareggiare 0-0 nella gara d’andata. José Mourinho aveva mostrato ancora meno interesse a risalire il campo palleggiando: nel triangolo che aveva in Matic il vertice basso, a occupare i posti da mezzala c’erano Lingard, abituato a fare la differenza soprattutto con gli inserimenti in area, e Fellaini, la scorciatoia che di solito Mourinho utilizza, insieme a Lukaku, per alzare subito la palla e saltare un’intera fase di consolidamento del possesso.

Le fasce erano occupate da Sánchez, che sulla sinistra sfruttava l’accoppiamento con Mercado, terzino destro in assenza di Jesús Navas che con la sua prudenza in fase offensiva non avrebbe costretto il cileno a sprecare energie in marcatura, e da Rashford su quella destra, impegnato invece in un duello a tutto campo con Escudero.

La prima idea dello United era di alzare la palla verso Fellaini o Lukaku, in alternativa passava dalle fasce sperando in un dribbling di Rashford o in una combinazione tra Sánchez e Lingard, quando si trovava dal lato del cileno. Le uniche connessioni previste per guadagnare campo senza vincere un duello aereo o affidandosi a una grande giocata individuale passavano infatti da Lingard, il solo a muoversi per innescare minime combinazioni palla a terra.

Il principale strumento difensivo del Siviglia era la sapiente gestione della palla sul triangolo formato da Banega, N’Zonzi e Vázquez, che toglieva allo United anche la possibilità di attaccare in transizione. La squadra di Vincenzo Montella è riuscita a consolidare il possesso piuttosto facilmente, facendo saltare le marcature previste da Mourinho, il cui centrocampo era schierato all’opposto di quello del Siviglia e invitava i duelli individuali. La libertà di movimento di Vázquez e l’accentramento di Correa e Sarabia obbligava Matic a tenere la posizione, e così Banega e N’Zonzi avevano diverse linee di passaggio tra cui scegliere una volta attirata la pressione di Fellaini e Lingard.

Vázquez, Correa e Sarabia occupano la trequarti e per Matic è impossibile coprire lo spazio tra le linee. N’Zonzi trova facilmente Sarabia, ma l’attacco del Siviglia è senza sbocchi: nessuno occupa l’ampiezza e Muriel è fermo tra Bailly e Smalling.

Nemmeno il Siviglia, però, è riuscito a essere pericoloso. Arrivata sulla trequarti, la manovra finiva in un vicolo cieco: Correa e Sarabia si accentravano e ricevevano la palla sui piedi, ma non trovavano la giocata per battere il diretto avversario, l’ampiezza non era occupata dai terzini - Mercado si spingeva raramente in avanti, Escudero preferiva sovrapporsi internamente occupando anche lui il centro - e la frequenza con cui Vázquez si abbassava per facilitare il possesso spingeva anche Muriel a contribuire alla manovra piuttosto che ad allungare la difesa. Il colombiano si è mosso poco in verticale, e quelle poche volte lo ha fatto partendo dalla fascia, smarcandosi nello spazio lasciato dai terzini, soprattutto dal lato di Valencia, impegnato nella marcatura di Correa.

Quella di Montella era comunque la squadra migliore in campo: aveva le idee più chiare su come attaccare e dava l’impressione di difendere con meno affanni. D’altra parte lo United non è riuscito nemmeno a far valere il suo strapotere fisico occupando l’area e inondandola di cross, e ha finito per aprirsi in modo preoccupante su un paio di ripartenze del Siviglia. Lo sviluppo dell’azione portava Fellaini e Lingard in posizione avanzata, e con Matic a grande distanza, gli andalusi avevano allora ampi margini per consolidare la riconquista della palla e ripartire.

Questo era il contesto della partita quando Montella ha mandato in campo Ben Yedder al posto di Muriel dopo 72 minuti. Il Siviglia aveva gestito con intelligenza la palla, ma era poco efficace negli ultimi 30 metri, lo United si rifiutava di costruire l’azione in maniera pulita, ma sembrava poter essere pericoloso ogni volta che attivava Lukaku.

Ben Yedder ci ha messo pochi secondi a mostrare la fragilità di questo equilibrio: è bastato infatti che completasse il puzzle aggiungendo profondità agli attacchi del Siviglia per smascherare la finta solidità difensiva della squadra di Mourinho. Ed è particolarmente significativo che il suo gol nasca da un prolungato possesso basso dello United, che non ha alcuna idea su come portare avanti il pallone. In un calcio sempre più fluido, in cui le diverse fasi di gioco sono sempre più interconnesse, non avere un piano elaborato su come attaccare significa, tra le altre cose, difendere male. La rigidità di Mourinho, in questo senso, sembra davvero fuori dal tempo.

Quindi, Ben Yedder è entrato da pochi secondi, lo United sta girando il pallone nella propria metà campo senza sapere bene come portarlo avanti, e a un certo punto Valencia prova a forzare la situazione passandolo a Sánchez. Il Siviglia, che da manuale del 4-4-2 accorcia sulla palla quando viene giocata sulla fascia, scala senza problemi sul proprio lato sinistro e con Escudero anticipa Sánchez e riconquista il possesso. Vázquez, che per tutta la partita era stato fondamentale nel ripulire i palloni in uscita dalla difesa, anticipa a sua volta Matic, protegge la palla e permette alla sua squadra di ripartire. La passa indietro a Banega, che non ha nessun avversario attorno e può guardare lo schieramento dello United aprirsi davanti a lui. L’argentino sceglie la soluzione più immediata ed efficace, una verticalizzazione su Sarabia che si era accentrato dalla fascia destra. Ben Yedder, rimasto al centro per tutto lo sviluppo dell’azione, nonostante l’uscita di Valencia avesse aperto un buco sulla fascia destra dello United, riesce a fare alla prima occasione ciò che non era riuscito a Muriel: scattare tra Bailly e Smalling, controllare l’assist di Sarabia e concludere all’angolino.

Lo United si è aperto, Ben Yedder resta al centro anche se Valencia è fuori posizione, la ripartenza si sviluppa nel modo più immediato ed efficace: Banega verticalizza su Sarabia, che a sua volta manda in porta Ben Yedder.

Rotto l’equilibrio, il contesto tattico è inevitabilmente cambiato. Il Siviglia ha iniziato a fare ancora più affidamento sul proprio palleggio, anche come strumento difensivo, mentre Mourinho ha aumentato la confusione mandando in campo Martial e Mata, in uno schieramento che prevedeva quattro attaccanti - Lukaku, Rashford, Martial e Sánchez - e Mata largo a destra, ma senza avere alle spalle un terzino a coprirlo.

Come pensava di recuperare Mourinho. Quattro attaccanti, Mata largo a destra, Matic e Pogba a coprire porzioni enormi di campo.

L’accumulo di giocatori offensivi, una mossa cui spesso Mourinho ricorre quando è in svantaggio, se non altro permetteva allo United di occupare in massa l’area e di far valere la propria superiorità tecnica e fisica. Il rovescio della medaglia era che la rinuncia all’equilibrio ha finito per aprire spazi enormi per il palleggio del Siviglia, che ha avuto diverse occasioni in ripartenza per chiudere la partita. I gol, però, sono arrivati su due calci d’angolo, conquistati in un modo che sintetizza la differenza tra le due squadre. Lo United era arrivato alla bandierina con un cross lungo di Mata toccato da Mercado, il Siviglia grazie all’ennesima gestione illuminata della palla di Vázquez, iniziata da un tunnel su Sánchez dopo una rimessa laterale.

Montella è così l’allenatore che porta il Siviglia ai quarti dopo 60 anni. L’ultima volta che ci arrivarono, gli andalusi furono eliminati dal fenomenale Real Madrid degli anni Cinquanta con un parziale di 10-2. A fine partita, Lenglet ha lodato il piano quasi perfetto preparato da Montella, che ha avuto l’intuizione, anche se piuttosto scontata viste le rotazioni che spesso li coinvolgono, di sostituire Muriel con Ben Yedder, piegando così l’equilibrio che ha bloccato gran parte della doppia sfida con lo United.

Nell’andata dei quarti mancherà per squalifica Banega, e sarà un’assenza molto pesante. All’Old Trafford ha dominato il possesso con N’Zonzi e Vázquez, ha quasi sempre trovato l’uomo libero dietro le linee di pressione dello United mantenendo il 92% di precisione nei passaggi e ha creato 7 occasioni (record della partita). La sua pulizia tecnica mancherà anche sui calci piazzati: ha battuto lui, infatti, il corner che ha generato il 2-0.

Mourinho sembra invece essere sprofondato nella versione più cupa e cinica di sé stesso, e sembra anche aver perso la forza con cui era in grado di manipolare la realtà con le sue dichiarazioni. «Ero seduto qui quando ho eliminato il Manchester United con il Porto e il Real Madrid, quindi non è una novità per il club», ha detto a fine partita per sminuire, senza riuscirci, la portata di questa eliminazione. Per poi aggiungere: «Questo è il calcio e la vita. Abbiamo perso e domani è un altro giorno. Non possiamo fare drammi, perché sabato abbiamo un altro match importante». Ovvero, la partita con il Brighton in FA Cup, l’unica competizione che resta a Mourinho per salvare una stagione a dir poco deludente.