Nove mesi dopo la finale di Cardiff Juventus e Real Madrid si affrontano di nuovo in Champions League, stavolta sulla lunghezza dei 180 minuti. Abbiamo studiato affinità e divergenze fra le due squadre, e provato a immaginare la partita che dobbiamo aspettarci
Dopo appena nove mesi dalla finale della scorsa edizione di Champions League, Real Madrid e Juventus si incontrano nuovamente in Champions League, stavolta ai quarti di finale. Per provare ad interpretare il doppio confronto può essere interessante iniziare analizzando analizzare come sono cambiate le due squadre dalla notte di Cardiff dello scorso giugno.
Il disordine creativo
Il Real Madrid ha cambiato poco della rosa della scorsa stagione, conclusa con il double, Liga-Champions League, oltre alla Supercoppa Europea e al Mondiale per club. La campagna acquisti estiva ha portato a Madrid tanti giovani spagnoli (Theo Hernandez, Jesus Vallejo, Marco Llorente, Dani Ceballos) che si sono mostrati utili a completare il roster, ma che, finora, hanno inciso marginalmente sui destini della squadra. Sono però partiti Pepe, Danilo, James Rodriguez, i primi sostituti dei titolari nei rispettivi ruoli e, soprattutto, Alvaro Morata, spesso decisivo la passata stagione a partita in corso, quando si aprivano gli spazi. La rosa del Real rimane particolarmente ricca, ma in alcuni momenti i ceduti, e in particolare Morata, sono stati rimpianti. Tuttavia l’undici titolare è rimasto praticamente immutato e Zidane ha potuto impostare la stagione partendo dal progetto tattico di quella precedente.
Il sistema estremamente fluido, che era stata la chiave dei successi dello scorso anno, ha mostrato il suo lato oscuro. L’inserimento in pianta stabile di Isco e l’adozione di un 4-3-1-2 dove il malagueño si muoveva a piacimento, creando continuamente zone di superiorità insieme posizionale e tecnica, aveva disegnato una squadra tatticamente per certi versi inafferrabile. Il gioco del Madrid, tutto incentrato su un controllo del pallone, era basato sulla sensibilità e le doti degli interpreti.
Il “disordine creativo” della scorsa stagione ha però lasciato il posto, all’inizio di questa stagione, a una squadra poco equilibrata, in cui la libertà in fase offensiva è stata pagata a caro prezzo in transizione difensiva. Anche in fase di difesa posizionale le cose non andavano meglio, con l’incapacità dei Blancos di tenere le distanze tra i propri giocatori e una linea difensiva in difficoltà nella protezione della profondità. Il Real è solo la quinta difesa della Liga, sia in termini di gol subiti che di xG concessi. Gli squilibri difensivi, assieme a pessime percentuali realizzative, hanno presto allontanato il Real dalla possibilità, ormai svanita, di competere per il titolo di campione di Spagna e convinto Zidane a mettere in discussione le fondamenta tattiche della sua squadra.
L’abbandono del 4-3-1-2 ha presentato il conto più salato proprio a Isco, che ha perso drasticamente minuti e posizioni, sacrificato sull’altare di 4-3-3 o 4-4-2 più rigidi, ma più equilibrati. Il rapporto tra Zidane e Isco è precipitato, ma i risultati in Liga del Real sono migliorati. Se fissiamo il cambio di modulo alle partite successive a quella persa al Bernabeu il 13 gennaio contro il Villareal, il Real ha vinto da allora 10 delle 12 partite disputate, perdendone solo una, la migliore performance in Liga nel periodo considerato. Paradossalmente, però, i numeri difensivi sono peggiorati: il Real è passato da meno di un gol subito a partita a 1.4 gol, peggiorando sensibilmente anche in termini di xG, passati da 0.93 per match a 1.21. Segno che gli squilibri in campo del Real Madrid sono ancora ben lontani dall’essere risolti.
Contro il Girona, in Liga, il Real si schiera con il 4-4-2
La nuova vecchia Juventus
La Juventus ha ceduto due dei suoi titolari di Cardiff, Bonucci e Dani Alves, ma, nella campagna acquisti, ha concentrato principalmente i suoi sforzi nel rafforzamento del reparto offensivo, acquistando Douglas Costa e Bernardeschi, rimpolpando poi il centrocampo con Blaise Matuidi.
Poteva sembrare un’ulteriore svolta offensiva ma i troppi gol subiti nella prima parte del campionato, culminata con la sconfitta e i 3 gol subiti contro la Sampdoria, hanno però convinto Allegri a mettere in cima alle proprie preoccupazioni gli equilibri difensivi. Da allora la Juve ha inanellato 15 vittorie e 2 pareggi, subendo solo 2 gol, ininfluenti ai fini del risultato. La Juventus di questa stagione rimane quindi una squadra che preferisce la difesa posizionale, in cui eccelle, e che basa i suoi successi sull’equilibrio e lo sfruttamento tattico dei punti deboli avversari. Il modulo scelto pareva essere il 4-3-3, complice anche l’infortunio di Dybala, ma il rientro dell’argentino (4 gol in 6 partite dal rientro, tra cui quelli decisivi in trasferta contro Lazio e Tottenham) ha costretto Allegri a tornare al 4-2-3-1 e, come nell'ultima partita, al vecchio 3-5-2.
L’ultimo weekend di Serie A ha messo la Juventus nelle condizioni psicologiche ottimali per affrontare i quarti di finale contro il Real Madrid. La vittoria contro un ostico Milan, unita al passo falso del Napoli contro il Sassuolo, ha consentito ai bianconeri di distogliere il pensiero dal campionato per concentrarsi sulla Champions League.
La partita contro il Milan, e in generale gli ultimi match, hanno però lanciato messaggi contrastanti sullo stato di forma degli uomini di Allegri. La Juve ha mostrato difficoltà, partendo dal baricentro basso che sceglie per la propria difesa posizionale, a risalire il campo manovrando, soffrendo le diverse strategie di pressing avversarie. Contro squadre di alto livello come Tottenham e Milan, le difficoltà nella gestione del pallone si sono riflesse anche in fase puramente difensiva, costringendo i bianconeri, specie contro gli Spurs, a fasi troppo lunghe di difesa posizionale che, inevitabilmente, ha finito per mostrare qualche crepa.
La Juve ha superato le difficoltà affidandosi al talento dei suoi uomini migliori, che appaiono in ottime condizioni di forma. A questo punto della stagione l’apprendistato di Douglas Costa si può dire terminato. Il brasiliano è fondamentale per disordinare, coi suoi strappi, gli schieramenti difensivi avversari: contro il Tottenham, all’andata e al ritorno le sue accelerazioni hanno costretto al fallo da rigore Aurier e Verthongen, mentre nei 45 minuti concessigli di Allegri contro il Milan i suoi third pass hanno contribuito pesantemente ai due gol nel finale che hanno consentito ai bianconeri di vincere la partita. Dal rientro in squadra Dybala ha segnato gol pesanti e ripreso in mano il raccordo tra centrocampo e attacco e Higuain, contro il Tottenham, è risultato decisivo.
Il Real Madrid, fuori da tempo dalla corsa per la Liga, ha avuto la possibilità di far riposare nell’ultima partita di campionato contro il Las Palmas, 5 possibili titolari della partita di Torino: Carvajal, Sergio Ramos, Marcelo, Kroos e Cristiano Ronaldo. Senza troppe tensioni in campionato, a fare testo è la doppia sfida degli ottavi contro il PSG. All’andata, in controtendenza con le scelte più recenti, Zidane aveva riproposto il rombo a centrocampo con Isco e la formazione della seconda parte della passata stagione. Il Real non aveva giocato particolarmente bene e più volte il PSG rischiava di approfittare degli squilibri difensivi delle “merengues”.
Passato al 4-4-2, con Isco sostituito e Lucas Vasquez e Asensio sugli esterni, la squadra di Zidane è riuscita ancora a rinnovare l’epica della propria invincibilità in Champions League, a dispetto delle prestazioni non sempre ottimali, segnando 2 gol negli ultimi 6 minuti. A Parigi, complici le condizioni fisiche precarie di Modric e Kroos, Zidane aveva optato ancora per il 4-4-2, con Kovacic al fianco di Casemiro, superando con facilità un deludentissimo PSG. Quello che arriva a Torino è, insomma, un Madrid coi pregi e i difetti di questa stagione, incapace forse di controllare le partite e fragile difensivamente, ma in grado, in ogni momento di trovare la giusta connessione tra i suoi immensi talenti e, grazie a questo, ribaltare ogni piano tattico sfavorevole.
Affinità e divergenze tra Juve e Real Madrid
Come da tradizione, Juventus - Real Madrid si presenta ancora una volta come una sfida archetipica di attacco contro difesa. A scontarsi saranno il miglior attacco in termini statistici - insieme a quello del PSG - tra i maggiori campionati europei e una squadra che nelle ultime 16 partite di campionato ha subito solo 2 gol. I dati macroscopici descrivono le differenze tra le due squadra, non restituendo invece le similitudini, che pure esistono, tra Real Madrid e Juventus. Entrambe le squadre possiedono una grande fluidità e la capacità, sia tattica che mentale, di adattarsi alle necessità dei match e di riuscire a passare indenni da periodi di sofferenza all’interno delle partite. Sia Real che Juve possiedono inoltre una letale miscela di cinismo e talento tecnico individuale, capace di far vincere loro anche i confronti più duri. La resilienza delle due squadre sarà un tema importante dello scontro e contribuirà a rendere avvincenti le due partite.
Nelle doppie sfide di coppa la Juventus ha sempre cercato di creare il contesto tattico più consono alle sue caratteristiche e il più possibile scomodo per gli avversari. Dall’altro lato del campo il Real Madrid prova a gestire la partita per mezzo del pallone. Tuttavia i Blancos non riescono ad avere sempre il pieno controllo del match, e del resto non è neanche così necessario. In assenza di una sovrastruttura strategica complessa, il calcio dei madridisti fa pieno affidamento sull’interazione tecnica dei suoi interpreti e non ambisce a dominare strategicamente il confronto. In ogni momento il Real è in grado di girare a proprio favore il piano inclinato della partita, ribaltando ogni tendenza sfavorevole. Per questo, se i Blancos possono permettersi qualche pausa durante il match, per la Juventus sarà fondamentale mantenere per tutti i 180 minuti l’attenzione e la precisione tattica necessaria a conservare, il più possibile, la partita nei binari desiderati. I bianconeri dovranno poi essere estremamente precisi nell’approfittare degli spazi che il Real Madrid abitualmente concede ai suoi avversari.
Pur nell’estrema fluidità, è possibile ritrovare alcune costanti nel gioco del Real. Sia con il 4-3-1-2 che con il 4-3-3 o il 4-4-2, l’ampiezza in fase di possesso palla è garantita dai terzini Carvajal e Marcelo. Se con il rombo di centrocampo i terzini si alzano subito, con gli altri moduli la salita è ritardata e guidata dai tagli verso gli half-space degli esterni. In ogni caso, i centrocampisti supportano l’impostazione dell’azione, fornendo una soluzione sicura di passaggio abbassandosi ai fianchi dei centrali. Più avanti, il Real prova ad avanzare creando zone di superiorità tecnica e posizionale, utilizzando le tracce di Benzema verso l’esterno, i movimenti di Isco verso il pallone o degli esterni Asensio e Lucas Vázquez verso gli half-space, olter al palleggio di Kroos e Modric.
Anche con il 4-4-2 i centrocampisti si abbassano per iniziare la manovra: Kroos gioca tra i due centrali, mentre gli esterni Lucas Vazquez e Asensio stringono lasciando l’ampiezza ai terzini.
Che partita aspettarci
Il pressing della Juventus, sempre molto orientato sull’uomo e non sempre perfettamente organizzato, potrebbe quindi generare troppi spazi alle spalle dell’eventuale pressione sui centrocampisti avversari bassi a supporto dei centrali. Sembra quindi probabile che la Juventus possa confermare ancora una volta la sua scelta di difendere con il baricentro basso e facendo densità nella propria metà campo, anche per controllare meglio gli spazi contro il palleggio avversario e negare la profondità ai movimenti verticali delle punte del Madrid. Se il pressing offensivo sarà pertanto una scelta limitata a rare occasioni, diventerà importante per la Juventus riuscire a imbastire ripartenze organizzate e, se non fosse possibile, una risalita del campo il più possibile sicura.
Massimiliano Allegri non potrà contare su Medhi Benatia e Miralem Pjanic, entrambi squalificati. La qualità delle prestazioni del marocchino e le capacità di resistenza al pressing e di far circolare il pallone del bosniaco rendono particolarmente pesanti le due assenze. Sebbene sia difficilmente in grado di farlo con continuità, Il Real Madrid è capace di giocare fasi selezionate di pressing e riaggressione di grande intensità. Per spezzare il pressing ed avanzare lungo il campo, in assenza di Pjanic, potranno avere grande importanza le conduzioni palla al piede di Alex Sandro e Douglas Costa, oltre al lavoro di raccordo di Higuain e, ancora di più, di Paulo Dybala.
Difensivamente il Madrid non è certo una macchina perfetta. La transizione difensiva è spesso inefficiente per gli squilibri della fase offensiva e la poca attenzione alle marcature preventive. Anche in fase difesa posizionale gli avversari trovano spazi da attaccare: le zone particolarmente vulnerabili sono quelle alle spalle dei terzini, la cui aggressività dilata la distanza dal proprio centrale di riferimento. Sul lato debole, invece, i limiti di statura e peso di Carvajal e Marcelo, poco supportati dai ripiegamenti dei centrocampisti, espongono i terzini a problemi in marcatura nel cuore dell’area di rigore.
Nemmeno il 4-4-2 è una soluzione ai problemi in transizione difensiva del Real Madrid. Qui Varane è costretto a uscire alto, ma sbaglia i tempi, generando un 2 vs 1 contro Nacho, l’ultimo centrale rimasto. Come spesso accade, i terzini sono alti.
La Juventus potrebbe provare ad approfittare dei problemi del Madrid nella zona dei propri terzini, concentrando il gioco sul proprio lato forte, quello di Dybala. Mario Mandzukic appare recuperato, ma potrebbe iniziare il match dalla panchina, a favore di un 4-4-1-1 con Matuidi sulla fascia sinistra e Douglas Costa su quella destra. Proprio il dialogo tecnico tra il brasiliano e Dybala potrebbe mettere in difficoltà Marcelo e il lato sinistro della difesa Real, mentre il lato debole e la zona di Carvajal potrebbe essere attaccato profondamente da Matuidi e Khedira, che, in assenza di Pjanic, potrebbe giocare sul centro-sinistra. Sarà importante anche il lavoro di Higuain che dovrebbe provare ad allungare con continuità la difesa avversaria, muovendosi proprio alle spalle di Marcelo, per attirare fuori posizione Sergio Ramos e ampliare gli spazi a disposizione di Dybala ai fianchi di Casemiro.
Sul lato forte, anche a difesa schierata, i terzini del Real giocano in maniera molto aggressiva sul loro avversario diretto, dilatando la distanza con il centrale del proprio lato. Si crea una zona attaccabile dagli avversari.
Un’altra arma a disposizione della attacco della Juventus è la fragilità a difendere sui calci piazzati del Real Madrid. Gli ultimi 6 gol subiti dai Blancos hanno avuto origine da calcio piazzato (3 gol subiti dal Girona nel 6-3 del penultimo turno di campionato) e i bianconeri potrebbero sfruttare a proprio favore le difficoltà degli uomini di Zidane di tenere le marcature e le corrette posizioni in occasione dei calci di punizione e dei corner a sfavore.
Per la Juve sarà importante esercitare il controllo strategico del match per tutti i 180 minuti della doppia sfida, ma anche questo potrebbe non essere sufficiente: il Real Madrid non è certo una squadra che vede nelle proprie difficoltà tattiche un limite. Per questo gli uomini di Allegri dovranno accoppiare al controllo, la capacità di essere efficaci offensivamente e di sfruttare i punti deboli degli avversari. Per sconfiggere questo Real Madrid non basterà aspettare e controllarlo, è indispensabile, ad un certo punto, provare ad abbatterlo.